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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Centrale di stoccaggio del gas, il dibattito continua. Il Movimento 5 Stelle sambenedettese prosegue la sua campagna informativa in merito all’ormai tanto discussa questione del progetto della Gas Plus con un’assemblea cittadina che si è svolta nel pomeriggio di sabato 10 marzo a Porto D’Ascoli nella sala Don Marino della parrocchia Cristo Re.

Stavolta è intervenuto il biologo Gianni Tamino, docente di Biologia generale e di Diritto ambientale presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova. È con il confronto tra l’energia solare e quella fossile come il carbone, il petrolio e il gas, che il professor Tamino indica le fonti rinnovabili come modello ideale di approvvigionamento del futuro attraverso l’obiettivo 20/20/20, ossia la riduzione del 20% delle emissioni di gas a effetto serra portando al 20% il risparmio energetico attraverso l’aumento del 20% del consumo delle energie rinnovabili entro il 2020.

“È su questo modello che bisogna basare la politica energetica – spiega il biologo veneto – non di certo con la costruzione di una centrale. Dal 2008, gli effetti della crisi economica hanno determinato una costante riduzione della domanda delle energie fossili conseguente all’exploit di quelle rinnovabili come anche agli incidenti nucleari che si sono verificati negli ultimi anni”.

Ed è proprio sulla questione sicurezza che si raggiunge il momento clou del dibattito, soprattutto quando Tamino espone uno studio del dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università della California il quale riporta, sommariamente, come gli impianti di stoccaggio sotterraneo del gas possono creare un serio rischio di esplosione e incendio così come è praticamente impossibile assicurare che il gas non migri in superficie. “Una zona come San Benedetto – prosegue il biologo – è soggetta sia a terremoti, in grado di provocare una fatturazione nel sottosuolo, che a esondazioni e subsidenza, e la presenza dell’acqua può incidere nella fuoriuscita di gas. Un aspetto importante è che questo non è percepibile fino a quando non viene trattato con i mercaptani, dei composti organici che una volta aggiunti al metano, gli conferiscono quell’odore sgradevole. È difficile fino a quel momento percepire una fuga, e immaginate se questa si verifica vicino a una fabbrica”.

La costruzione di questa centrale, specie se posta al di sotto di una zona urbana, può rappresentare un pericolo anche nell’eventualità di un’esplosione sotterranea a cui ne conseguirebbe una in superficie. A tal proposito, nel corso del pomeriggio informativo viene per la prima volta posta all’attenzione dei presenti la valutazione degli impatti e normativa sui rischi di incidenti rilevanti, oggetto della direttiva Seveso bis.

Questo provvedimento europeo, recepito in Italia con il Decreto Legislativo 334 del 17 agosto 1999, riguarda “la prevenzione e il controllo dei rischi degli incidenti connessi con determinate sostanze pericolose prevedendo degli obblighi per quelle aziende che detengono sostanze pericolose in quantità non trascurabili, indipendentemente dal tipo di attività esercitata”.

Ma qual è il nesso tra questa direttiva e la centrale di stoccaggio che la Gas Plus intende realizzare nella nostra città? È presto detto. Essendo un provvedimento rivolto alla sicurezza degli stabilimenti, questa legge prevede che per costruire un impianto simile, il gestore deve ottenere l’autorizzazione attraverso la stesura di un documento in cui oltre a valutare i rischi, l’ente è tenuto a coinvolgere la popolazione nell’informazione preventiva, nella valutazione dell’impatto ambientale oltre a un adeguato piano di evacuazione della cittadinanza, coordinato con il prefetto, in caso di incidenti.

A ogni modo, obblighi del gestore a parte, la direttiva prevede anche una commissione tecnica regionale, un tavolo presieduto dal capo dei Vigili del Fuoco, dalla Regione, dalla Provincia e dal sindaco, i quali oltre a decidere se realizzare l’impianto, si pronunciano circa i criteri che il gestore è tenuto a rispettare così come rilasciare il nullaosta di fattibilità del progetto o la proposta di impedimento.

“In questo impianto – aggiunge Gianni Tamino – è prevista la gestione di una grande quantità di gas e la stessa Eni ha riconosciuto la pericolosità in progetti simili. Alla base di ciò, vi è semplicemente una ragione speculativa tesa a rendere l’Italia come un hub energetico (nodo di smistamento, ndr) verso l’Europa”.

“Sia l’Arpam che Terre.itdichiara l’ex presidente della Riserva Sentina Pietro D’Angelo – hanno confermato la perplessità sul progetto. Nella conferenza dei servizi, ho più volte ribadito l’importanza dell’informazione e che la valutazione dei rischi non può assolutamente prescindere da quella ambientale. Parliamo di un’area adiacente a una Riserva Naturale, definita dall’Europa sito di importanza comunitaria e la Gas Plus non ha svolto una verifica dei costi, dei ricavi, della sicurezza e dei benefici. Questo è il problema, i rischi sono tanti. Quali i benefici?”.

Un appello raccolto anche dai due presidenti dei comitati di quartiere Elio Core, della delegazione di Porto D’Ascoli centro e Andrea Traini dell’Agraria. “È evidente l’intento speculativo. Noi andiamo avanti con le nostre battaglie perché abbiamo i cittadini dalla nostra parte”.

E sarà proprio la conferenza dei Presidenti dei Comitati di quartiere a organizzare per sabato 24 marzo alle 15.30 presso la palestra “Sabatino D’Angelo” in zona Agraria un’assemblea pubblica dal titolo Stoccaggio Gas, a che punto siamo?