SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Nel 2006 ti scelsi solo perchè eri dei Verdi, non per i tuoi meriti. Fu una nomina politica; arrivasti secondo in lista, dietro a Marinucci”. La bordata a Pietro D’Angelo arriva a sorpresa da parte del sindaco Gaspari, nel corso di una resa dei conti pubblica avvenuta in Municipio, tanto animata quanto imprevista. Con i giornalisti spettatori increduli, del tutto spiazzati.

Sono parole che mi offendono molto – ha replicato l’ex presidente della Riserva Sentina – questa è la dimostrazione che il primo cittadino è totalmente inaffidabile”. Perchè secondo D’Angelo, sei anni fa la storia venne scritta diversamente: “All’epoca io non volevo ricoprire quell’incarico. Mi venne però confessato che sarei stato una risorsa preziosa. Io posi tre condizioni: avrei dovuto avere un ufficio; questo avrebbe dovuto assecondarmi e lavorare secondo le mie direttive e soprattutto non volevo essere identificato come Verde, dato che non mi riconoscevo più in quel movimento”.

D’Angelo era già parso nervoso, in merito alla vicenda legata al possibile ampliamento del depuratore di via Brodolini nel perimetro della Riserva, con l’attuale presidente, Sandro Rocchetti, intenzionato a far ricadere sulla precedente gestione ogni responsabilità: “Mi preme precisare – aveva dichiarato – che l’ipotesi è stata elaborata dalla passata presidenza, che si è avvalsa anche di consulenze scientifiche dell’Università di Camerino, e, solo condivisa dalla attuale”.

Secca la replica del diretto interessato: “Non ho mai dato il permesso a quel progetto. Per me parlano gli atti e li mostrerò in conferenza stampa mercoledì mattina. Non dovevate tirarmi in mezzo. Sono stato zitto per cinque mesi, evitando di prestarmi al teatrino. Se loro avessero voluto proseguire per quella strada sarebbero stati liberi, ma non dovevano fare il mio nome”.

Nel frattempo, pure Legambiente si espone sulla discussa sostituzione di D’Angelo: “Gaspari ha compiuto un grosso errore di valutazione politica, dimostrando di essere in balia degli appetiti della partitocrazia”.