SIRIA – Il popolo vuole la caduta del regime. È bastato esporre questa frase sul muro di una scuola da parte di un gruppo di bambini della città di Daraa, in Siria, per scatenare la repressione e le violenze del regime del dittatore Bashar al-Assad al potere da più di quarant’anni e che da quasi un anno, ha determinato la morte di oltre settemila civili e più di quattrocento innocenti bambini.

La Siria è l’ultimo dei paesi, fra cui l’Egitto e la Libia, protagonista della primavera araba che tra il 2010 e il 2011 ha visto milioni di persone manifestare per porre fine alle dittature. Ma per questo paese, la situazione è decisamente peggiore per via del fatto che da ben undici mesi, la popolazione subisce atroci violenze perché perennemente sotto il tiro dei cecchini e dei carri armati a disposizione di Assad per reprimere ogni forma di dissenso attraverso anche il controllo dei rifornimenti di energia elettrica e gas che dalle centrali raggiungono i centri abitati. Da tempo infatti i civili, fra cui purtroppo anche i bambini, vivono nelle loro case privati della corrente e del riscaldamento senza nemmeno acqua e cibo, con il terrore di poter essere colpiti da un momento all’altro da una granata.

Tutto questo, sotto il silenzio di un sistema mediatico distratto e cha ha indotto una giornalista italo-siriana Asmae Dachan, nata ad Ancona da genitori siriani, a realizzare un video diffuso su You Tube, (visibile a questo link) che testimonia l’atroce situazione di quei bambini che quotidianamente subiscono ogni forma di violenza, strappati all’amore dei loro amici e dei loro genitori, al diritto di giocare e di ricevere una degna istruzione ma che invece sono costretti a vivere una vita con la costante paura di perdere la loro casa e i loro genitori.

“Quale umanità può accettare tutto questo – si chiede la giornalista Dachan – in Siria i nostri figli muoiono due volte, la prima per mano del regime, visto che imparano sin da piccoli cos’è la tortura, cosa vuol dire morire per un’infezione di un proiettile, e la seconda per colpa dell’indifferenza del mondo”.

L’appello di Asmae Dachan è mosso da un dovere di cronaca per sensibilizzare l’opinione pubblica circa la tragedia che si sta consumando in Siria che oltre al video, si esprime anche attraverso un gruppo Facebook creato proprio da Asmae dal titolo Vogliamo la Siria libera!.