Quello che avvenne dal 1929 al 1933 in Germania dovrebbe far riflettere, ed evitare di compiere gli stessi errori catastrofici dell’epoca. Al contrario, però: allora la Germania ne fu vittima, oggi rischiano di esserne vittima i “maiali” dell’Europa stracciona (ci siamo anche noi).

Linkiamo qui un piccolo appunto storico per scuole superiori. Non a caso, perché occorre essere capiti da tutti. Da tutti coloro che lo vogliano.

L’appunto è da leggere per capire ciò che accadde dopo il crollo di Wall Street nel 1929 e in particolare quali furono i passaggi che condussero la Germania nelle mani del nazismo. I corsi della storia si ripetono, lo sappiamo: ma non si ripetono mai allo stesso modo. In questo momento – lo abbiamo detto – l‘attore passivo non è la nazione di Goethe, ma l’Italia, sicuramente la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda, ma probabilmente anche la Francia, e tutto l’Est europeo. Che lo “spread” (differenziale sugli interessi pagati sui titoli pubblici tedeschi) sia diminuito di due punti è una buona notizia, ma molto relativa: se due nazioni hanno la stessa moneta, dovrebbero pagare gli stessi interessi altrimenti la nazione sofferente è destinata a correre come un criceto dentro la ruota. Pagare gli stessi interessi significa condividere lo stesso debito pubblico. Impossibile, signora Merkel, lo sappiamo, e lo capiamo.

Una seconda differenza è che la crisi del ’29 condusse gli stati a politiche protezionistiche, con l’immissione di dazi; stavolta lo scotto del 2008 e quindi la crisi dell’Eurozona invece viene curata con liberismo spinto. Non c’è da stupirsi: allora i capitali erano ancorati ad una realtà “nazionale” e chiedevano protezione. Oggi se una nazione decide di applicare da sola la Tobin Tax (0,01-0,05% di una transazione finanziaria), verrebbe distrutta dal capitale globalizzato.

La terza differenza è che non sappiamo cosa accadrà da qui a due anni. Quindi ci sono speranze che la montante comunicazione di migliaia di blog e giornali on line sortisca l’effetto di svegliare invece una informazione nazionale smarrita da una lotta decennale contro il berlusconismo (o a favore).

Tutto il resto, è di un agghiacciante parallelismo tra l’Europa stracciona e la Germania del 1930.
Eccone le prove, prese proprio da questo piccolo bignamino per le scuole superiori: fatelo leggere anche ai vostri figli, dunque.

a) La crisi economica ha origine da un eccesso di speculazione finanziaria. Il valore medio dei titoli di Wall Street passò da 103 nel 1926 a 442 nell’agosto del 1929. Nel 2008, invece, crollarono i prezzi dei titoli legati alla speculazione immobiliare.

b) La Germania affrontò la crisi già stremata per i trattati di Versailles, che le imponevano di pagare 33 miliardi di dollari a causa della sconfitta della Prima Guerra Mondiale. Insomma, la Germania era l’attuale “Europa stracciona”, molto simile alla nostra Italia da vent’anni a crescita zero. La Germania era “fortemente dipendente dai prestiti e dagli investimenti di capitali americani”. Ricorda qualcosa?

c) La scomparsa della “media borghesia”. Ce l’avete sotto gli occhi, tutti.

d) La Germania del 1929 e l’Italia del 2012? C’è da farsi scorrere i brividi. E lo insegnano nelle scuole superiori! “La crisi del ’29 ebbe come conseguenza la caduta del governo presieduto dal socialdemocratico Hermann Müller; la maggioranza formata da socialdemocratici e centristi si divise (…) se mantenere i sussidi ai disoccupati, aumentando le tasse ad una popolazione già stremata, oppure limitare il carico fiscale e abbandonare alla fame milioni di disoccupati; così Müller nel 1930 rassegnò le sue dimissioni. Il governo Müller fu l’ultimo governo costituzionale; infatti il Presidente Hindenburg, con l’appoggio degli ambienti militari, nominò cancelliere Heinrich Brüning, che in sole 48 ore costituì un nuovo governo; si inaugurava così una pratica divenuta poi consueta: la nomina del governo da parte del presidente”. In Italia il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha nominato, con l’appoggio degli ambienti finanziari (se qualcuno non condivide questa frase, occorre documentare prove al riguardo, commenti liberi, ndr) Presidente del Consiglio Mario Monti che in 48 ore o giù di lì ha costituito un nuovo governo “inaugurando una pratica” anche in Italia.

“Brüning, era il leader del Zentrum e raccoglieva l’adesione della destra conservatrice non estremista (…) desiderosi di liberarsi dai vincoli imposti dalla gestione socialdemocratica, ma non di liquidare totalmente il modello costituzionale; il suo governo, tuttavia non possedeva la maggioranza in Parlamento, era quindi costretto a cercare l’appoggio esterno di altri gruppi, spesso a destra, ma in definitiva governò in larga misura senza chiedere l’appoggio del Parlamento, operazione fattibile grazie all’articolo 48 della Costituzione che autorizzava il presidente “a sospendere in tutto o in parte i diritti fondamentali qualora l’ordine e la sicurezza pubblica fossero notevolmente turbati o minacciati”. In questo momento, in Italia, non vi è un articolo della Costituzione siffatto, ma vi è però un autoritarismo governativo a cui il berlusconismo farebbe un baffo, persino sul tema del controllo televisivo: 5 tv su 6 per Silvio forever, 6 su 6 per Mario forever: il governo “salva l’Italia” dai mercati finanziari e quindi qualunque sua proposta viene acriticamente approvata. Nessuno può opporsi, di fatto, che lo voglia o meno. Chi farà cadere questo governo sarà impresentabile.

e) “L’incompetenza del governo Brüning portò a un vuoto di potere di cui Hitler seppe subito approfittare”. Cosa decise questo governo? “La decisione di Brüning di difendere il valore della moneta, rinunciando a una possibile svalutazione, provocò un rapido declino della competitività delle merci tedesche, e una diminuzione della produzione industriale di oltre il 50% con un ulteriore crescita del numero di disoccupati che nel 1932 arrivarono a 6 milioni; la scelta di osservare il pareggio del bilancio di fronte alla mole di sussidi da erogare, pose il governo sull’orlo della bancarotta”. L’Italia adesso non può svalutare; e l’Italia, accettando con Monti lo scorso 30 gennaio il “Fiscal Compact” senza alcuna discussione parlamentare, ha deciso di “osservare il pareggio di bilancio” in misura così stringente da inserirlo nella Costituzione. La nostra Costituzione! (“Nessuno tocchi la Costituzione“, dove siete adesso?) Riguardo la “mitologia” del pareggio di bilancio come prova di buon governo, giova ricordare che esso avvenne soltanto una volta in 151 anni di Unità, nel 1875, grazie ad una forte imposizione fiscale che scatenò rivolte con morti e feriti. Il boom economico è avvenuto a deficit.

f) Cosa accade se non si svaluta? “La Germania cercò di resistere al deprezzamento: questo portò a un rapido declino della competitività delle merci tedesche in un mercato internazionale sempre più povero, e a una diminuzione della produzione industriale di oltre il 50%; inoltre la scelta di osservare il pareggio del bilancio portava il governo tedesco in una situazione di crisi continua. Non possiamo, infatti, dimenticare che la Germania fu tra i Paesi europei più colpiti dalla crisi, in quanto fortemente dipendente dai prestiti e dagli investimenti di capitali americani”. Vi ricorda qualcuno? Forse la Grecia? E poi, chissà…

La crisi economica polarizzò gli elettori alle due estremità, di sinistra e destra: ma poi la destra ebbe la meglio, grazie alla propaganda contro le potenze vincitrici la guerra. Anche adesso c’è molto più attivismo a destra su questo fronte anti-europeista e anti-tedesco. Il programma nazista per le elezioni del 1933 comprendeva slogan come “Hitler è l’ultima speranza di coloro ai quali tutto è stato tolto, casa, podere, risparmi, esistenza, e ai quali una sola cosa è rimasta, la fede in una Germania dove regni la giustizia e che ridia ai suoi cittadini onore, libertà e pane“.

E il cambiamento rispetto alle politiche economiche di Brüning fu quasi un “new deal” alla nazista, con ripresa economica vigorosa guidata dallo Stato, azzeramento dei 6 milioni di disoccupati e fiducia cieca nel Furher, fino alla catastrofe.

Impossibile pensare che possa accadere qualcosa di identico. Ma è impossibile pensare che tutto questo sia ignoto ai massimi dirigenti politici nazionali, che dovrebbero essere le menti più insigni selezionate dal popolo italiano.

Anche se forse, l’unico che sa tutto questo, è solo lui, Mario forever. Altro che Silvio (fu) forever.