SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il problema c’è ed è decisamente grave. Inutile girarci attorno, sbagliato sminuirlo. Non c’è metro quadrato della città che si salvi dai terribili graffiti, lasciati sui muri di palazzi e monumenti storici da bombolette spray di ogni sorta e colore. L’allarme va di pari passo con quello legato al punteruolo rosso, parassita che sta devastando le palme della nostra Riviera. Due fenomeni distanti, tuttavia simili, in quanto entrambi responsabili di un degrado sempre più crescente, che sta di fatto compromettendo l’immagine di San Benedetto.

Dalla zona stazione a via Montebello, passando per viale Secondo Moretti, piazza Matteotti, piazza Giorgini, viale Buozzi, il Molo sud ed il lungomare. I “tag” sono ovunque, presenti quasi come una sfida a cui è doveroso dare una risposta, definitivamente. Il Comune mette le mani avanti e si limita ad annunciare i provvedimenti di pulizia avviati dalla Multiservizi. “Sono partiti dalle balaustre del litorale nord e si dirigono verso via delle Tamerici, oltre ad essere già stato smacchiato il Pontino Lungo”, dichiara l’assessore al Decoro Urbano, Eldo Fanini. “I lavori sono stati sospesi in quanto gli operatori sono stati impegnati al Paese Alto, con il posizionamento della nuova segnaletica. Ripartiranno l’8 gennaio e interesseranno il centro”.

Il costo dell’operazione si aggira attorno ai 10 mila euro e rischia di essere vanificata in brevissimo tempo, considerato che il sottopassaggio che collega piazza Garibaldi all’area portuale è stato immediatamente ripreso di mira (come testimoniato dal nostro giornale). Il timore, che corrisponde ad una certezza, è che in men che non si dica tutta la città vada incontro al medesimo destino.
“Non sappiamo per ora come comportarci”, ammette Fanini. “Siamo devastati da questi atti vandalici. Il problema sta nel cogliere gli autori in flagrante. Se avete dei consigli dateceli, siamo pronti a recepirli”.

Detto fatto. A dire il vero basterebbe guardarsi attorno. A Massa ad esempio, qualche tempo fa il sindaco Roberto Pucci rispolverò una sua vecchia ordinanza (datata 2000) che prevedeva in “tandem” una multa ai responsabili (di 1000 euro) e una ricompensa (di 500) a chi avesse denunciato con nome e cognome l’artefice delle scritte. “L’altra metà – spiegava Pucci – la useremo per riverniciare le parti imbrattate”.

Pugno di ferro pure a Pavia. Qui la severità del primo cittadino, Alessandro Cattaneo, ha persino portato la passata estate alla querela dei responsabili, con la città pronta a costituirsi parte civile. Nel frattempo i due giovani venivano assegnati ai lavori sociali “per ripagare la comunità del danno subito”.

Ancor più dure le pene a Varese, con Attilio Fontana che ha preso alla lettera il decreto ministeriale del 5 agosto 2008 sulla sicurezza urbana nel quale di dice chiaro e tondo che il sindaco “interviene nelle situazioni in cui si verificano comportamenti quali il danneggiamento al patrimonio pubblico e privato o che ne impediscono la fruibilità e determinano lo scadimento della qualità urbana”. E allora pronte ammende di 250 euro “a carico di coloro che realizzano gli imbrattamenti, nonché la sanzione accessoria della confisca amministrativa delle attrezzature impiegate”; fino a 1000 “a chi vende bombolette contenenti vernici non biodegradabili ai minori di 18 anni” ed addirittura 50 euro sulle spalle dei “proprietari degli immobili privati imbrattati che non provvederanno entro trenta giorni alla cancellatura”.

Scoraggiare e dissuadere, prima di agire. Il discorso è tutto lì: creare pressione psicologica ai graffitari e mandare segnali di attenzione al fenomeno. “Non mi pare che ci siano ordinanze comunali sul tema”, ha confessato il dirigente della Polizia Municipale, Pietro D’Angeli. Ecco dunque che organizzare dei tavoli e dei faccia a faccia con gli altri amministratori del Piceno (per poi allargare il fronte, magari) potrebbe essere utile. In fondo, per una politica che per mesi ha discusso e litigato per le presidenze delle società partecipate, non si tratterebbe di tempo sprecato.