SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Rimandato il previsto incontro di sabato prossimo, 19 novembre, tra i sindaci di Ascoli e San Benedetto relativo all’Area Vasta (ovvero la gestione sanitaria condivisa a livello provinciale e non più per ambiti ospedalieri), fissato a metà strada, a Monsampolo. Il sindaco Gaspari non ne fa un dramma (“Ci vedremo successivamente, ci sono delle situazioni da chiarire, ho sentito il sindaco Castelli ieri sera e stamattina”) e ci tiene a sottolineare “che non vi è alcuna incomprensione, il nostro percorso è lineare”.

Castelli infatti è ancora adirato per l‘incontro odierno tra i sindaci dell’area sambenedettese e il presidente regionale Spacca in tema di Sanità. Incontro per altro programmato e divulgato attraverso la stampa prima di quello avvenuto tra Gaspari e Castelli lo scorso 8 novembre, ma che comunque non è andato giù all’Arengo che lamenta la rottura, invece, di una politica appunto concertata in previsione dell’Area Vasta. Posizione per altro ribadita anche da Spacca, con toni morbidi e senza entrare in polemica con i sindaci dell’area di San Benedetto.

“Noi siamo andati ad Ancona per risolvere alcuni problemi specifici dell’Ospedale Madonna del Soccorso” spiegano sia Gaspari che Tacconi, primo cittadino di Monsampolo. Poi Gaspari mantiene una certa riservatezza sulle cifre (“Fate i giornalisti, è compito vostro trovare e far parlare i numeri”) ma dalle sue parole si intuisce come esisterebbe una certa discrepanza tra i dati sambenedettesi e quelli ascolani, per cui – e questa è una nostra libera ma sicuramente non astratta deduzione del pensiero gasparianocerto che siamo andati ad Ancona da soli, Ascoli è più che servita dalla Regione, mica come noi.

Controllate il numero di parti che si hanno a San Benedetto e quanti ad Ascoli, controllate quanti medici sono in quel reparto ad Ascoli e San Benedetto” garantisce il sindaco. “Se ad altri va bene, non è un problema mio” e anche se nessun nome viene accostato ad altri, è facile pensare che si tratti proprio di Castelli.

E poi, anche se le cifre nero su bianco non circolano, si fa riferimento al “pollo di Trilussa”, in base al quale se a San Benedetto ogni cittadino riceve, in media, 100 euro di spesa regionale in meno rispetto ad un cittadino marchigiano, questo significa che “se da noi la spesa media è di 1.650 euro e la media regionale di 1.750 euro, allora in alcune zone si arriva a 1.850 euro e anche oltre i 2 mila euro pro-capite” ma anche che “la media complessiva provinciale è di appena 8 euro inferiore a quella regionale“. Non è un problema da Settimana Enigmistica: questo significherebbe che tra Ascoli e San Benedetto vi sarebbero quasi 200 euro di spesa pro-capite di differenza.

In attesa di cifre ufficiali.