Pubblichiamo in Pdf tre documenti, scaricabili cliccando sui link a destra:

1) Documento provinciale di Sel con oggetto parere sulla costituzione del circolo tematico denominato “Sviluppo, lavoro e territorio” di San Benedetto del Tronto.

2) Risposta alla Direzione provinciale su “diniego circolo”, firmata da Attilio Biocca.

3) Documento di uscita da Sel di 14 iscritti.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Attilio Biocca, Guido Rossetti, Paolo Virgili, Valerio Isopi, Daniel Pelliccioni, Fabrizio Marcozzi, Fabrizio Mariani, Giulia Rossetti, Riccardo Rossi, Emilio Mercatili, Andrea Papetti, Giovanni Rossetti, Irene Valorosi, Stefano Biocca: questo è l’elenco dei 14 “dissidenti” di Sel che hanno deciso di abbandonare il gruppo, in disaccordo con la direzione provinciale del partito e le decisioni dello scorso 12 ottobre, firmate (dato che siamo in fase di trasparenza sui nomi) dal segretario provinciale Giorgio Mancini, dall’assessore di San Benedetto Luca Spadoni, e quindi Ilaria Core, Serena Michelangeli, Magiera, Nespeca, Vagnarelli, Amadio, De Angelis, Maoloni, Morganti, Palumbo, Agostini, Forlini, Capriotti, Mandozzi (16 voti, all’unanimità).

Dunque frattura multipla che più chiara non si può all’interno di Sinistra Ecologia e Libertà. Come in una riproposizione politica del Carnage di Polansky, i modi sono urbani ma l’astio che covava sotto la cenere ha una data antica, e risale all’accordo tra Sel e Gaspari. Già allora infatti nacque un gruppo di dissidenti interni al partito di Vendola, che nel frattempo hanno chiesto la costituzione di un proprio gruppo, “Lavoro, Territorio e Sviluppo Sostenibile”, ottenendo però il diniego dal comitato provinciale.

Totale mancanza di partecipazione democratica nel circolo di Sel“, scrivono i 14 fuoriusciti, mentre il gruppo che fa riferimento a Mancini ha risposto che “lo Statuto del nostro partito, infatti, individua l’assemblea degli iscritti a Selcome unico organo che legittimamente può e deve esprimersi sui quei temi politico-amministrativi e programmatici oggetto del circolo tematico richiesto“. C’è stata poi, a detta dei dissidenti, “la mancata convocazione del partito” in merito alla delibera consiliare “che prevede l’annullamento fittizio” (si badi bene la differenza di significato tra questa parola e l’esultanza di Mancini e Spadoni in conferenza stampa per il risultato ottenuto) “della Megavariante, e con essa anche il referendum”.

Dunque un addio che parte dalle forme, ovvero mancato riconoscimento del gruppo autonomo e mancata convocazione del partito, ma che ha una chiara radice politica. Insomma: metà del partito è rimasta alla critica aspra dell’amministrazione Gaspari un tempo condivisa e cavalcata anche da Mancini e Spadoni.

Alla fine, comunque, la colpa sarà ancora dei giornalisti. E dei commentatori di questo giornale, addirittura.