Dal settimanale Riviera Oggi n.892, sul numero 893 in edicola le risposte del vicesindaco Bordoni

MONTEPRANDONE – “Siamo stanchi di sentire promesse, è ora che si passi ai fatti. Sono sette anni che aspettiamo la bretella ed è ancora tutto fermo”. Franco Tufoni, ingegnere e docente dell’Ipsia di San Benedetto, parla a nome di alcuni residenti della zona industriale di Centobuchi, esasperati dai ritardi dell’amministrazione e dagli impegni disattesi: “Prima ci hanno detto che la strada non si poteva fare perché mancava la firma della Provincia sull’accordo di programma. Poi, dopo che Celani ha firmato l’accordo (ndr: a fine dicembre 2010), l’assessore Bordoni ci ha spiegato che i lavori sarebbero iniziati di lì a sei mesi. Sette o otto mesi fa hanno fatto anche una riunione per rassicurarci. E invece…”. La bretella, la strada che costeggia il Tronto e collega la zona industriale di Centobuchi con quella artigianale, è stata pensata per migliorare e snellire il traffico nell’area produttiva del paese, riducendolo sulla Salaria e nel centro abitato. Ma ad oggi è una delle tante incompiute della Vallata.

Riviera Oggi si è recata sul luogo per vedere lo stato dell’opera e mostrarlo ai lettori. Immettendoci dalla zona industriale ed oltrepassando i massi posti vicino alla Seba, si percorre la strada che, una volta asfaltata e livellata, diventerà la nuova bretella. La zona, isolata e lontana dal centro, versa in uno stato di semi-abbandono, con erba alta e canneti lungo le scarpate, una sorta di discarica a cielo aperto: vi si incontrano macerie, sacchi della spazzatura, materiale plastico e non biodegradabile, ruote, tubi e addirittura una lavatrice  e una cisterna in eternit.

Nell’attesa che l’opera venga ultimata, oltre alle imprese (che pure hanno esposto le loro lamentele al Comune), ne pagano le conseguenze i residenti: Tufoni, che abita in contrada Molino, sente vibrare la sua casa ad ogni passaggio dei camion, diretti alla Rottami Picena. “Questa strada, stretta e a ridosso delle abitazioni, non è adatta al transito dei mezzi pesanti, oltretutto pericolosi per i bambini del quartiere”, ci spiega.

Ma l’ingegnere mette sotto accusa anche lo stato dei fossi: in particolare il fosso centrale di Centobuchi, ad alto rischio di esondazioni per via di un argine rotto (a nord della bretella) e di argini rialzati solo a metà (a sud della bretella). Propri in questo punto si è verificato infatti l’allagamento del marzo scorso, quando le acque non potendo confluire nel Tronto sono tornate indietro tracimando. “La progettazione dei fossi avrebbe dovuto prevedere una maggiore inclinazione per favorirne il deflusso  – sostiene Tufoni”. Per il fosso in via Molino – rialzato dall’amministrazione e storicamente meno soggetto ad esondazioni – è andata meglio. Tuttavia, anche qui, si notano delle criticità cui il Comune dovrebbe provvedere: calcinacci gettati a ridosso del fosso, assenza di guard rail ed erba alta lungo gli argini: “L’ultima volta che hanno pulito questa zona risale alla visita di Perazzoli nel periodo elettorale del 2009”, commenta Tufoni.

Il nostro tragitto esplorativo prosegue fino alla piattaforma rialzata in cemento, costruita vicino alla zona artigianale, che dovrebbe collegare la bretella col nuovo svincolo sulla superstrada Ascoli-Mare, ma che al momento appare inutile. “Prima che faranno lo svincolo passeranno altri anni. Aspettare a lungo è solo uno spreco di denaro pubblico – afferma Tufoni -. Se tre anni fa si fosse realizzata la prima parte della bretella, anche senza lo svincolo autostradale, già si sarebbero risparmiati dei costi (basti considerare l’aumento dell’Iva)”.