SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Era il 29 agosto 2010: è passato poco più di un anno, eppure sembrano due epoche diverse. Ma la Primavera Araba, come le stagioni a lungo attese, si è manifestata poi improvvisamente, e Muammar Gheddafi, che un anno fa spadroneggiava persino a Roma, ieri, 20 ottobre, è stato ucciso a Sirte dai rivoltosi libici.

A ricordare quanto avvenne nel 2010 c’è anche una ragazza di San Benedetto, che fu reclutata tra le 500 “hostess” che ascoltarono il discorso del Raìs all’ambasciata libica.

“Premetto – dice Sandra (nome di fantasia: ha 35 anni e vive adesso a Porto d’Ascoli) – che ho vissuto a Roma per dieci anni ed ero in contatto con una agenzia di hostess e promoter, che qualche tempo prima ci inviò una e-mail scrivendo che, per quella giornata, erano disposti a pagare 80 euro per una presenza ad un convegno con un importante uomo politico, di cui però non venne comunicato il nome”.

“Soltanto il giorno prima, con un’altra e-mail, ci è stato scritto che si trattava di Gheddafi – continua – Io avevo già accettato e per me, ad ogni modo, si trattava di una normale giornata di lavoro. Ma quando seppi che si trattava di lui, mi volli un poco informare sulla situazione della Libia e comunque della situazione delle donne in Libia, perché nei mesi precedenti si era molto parlato della lapidazione di Sakineh, in Iran”.

“Il trattamento che abbiamo ricevuto fu bestiale – racconta Sandra – Eravamo in circa 500, venimmo caricate su alcuni pullman ed entrammo all’interno dell’ambasciata libica. Restammo tre ore in piedi sotto il sole, senza acqua, tanto che una ragazza svenne”.

Ci sono tanti dettagli ancora vivi nella memoria di Sandra: “Nella comunicazione via e-mail avevano detto di recarsi a questo appuntamento senza gonne, senza vistose scollature e senza tacchi. Di fatti indossavo un tailleur, pantaloni e camicetta, ma attorno a me rimasi stupita perché l’abbigliamento di tantissime ragazze era tutt’altro che rispettoso delle raccomandazioni. Prima di salire sui pullman, poi, ci fecero posare telefoni o macchine fotografiche”.

Come raccontano le cronache dell’epoca, Gheddafi, accompagnato da uomini della guardia del corpo e affiancato da due donne armate, le cosiddette “amazzoni“, si abbandonò ad un enfatico elogio del Corano invitando le ragazze presenti a convertirsi all’Islam: “Avevamo il traduttore simultaneo, e ricordo anche che ci invitò a sposare uomini libici, dicendo che dalle loro parti c’erano uomini ricchi, mentre noi eravamo belle, e così avremmo rimandato il denaro in Italia”. Due ragazze, ricorda Sandra, si convertirono in quella stessa occasione all’Islam.
Dopo il sermone del Raìs, era concesso alle ragazze di porre delle domande a Gheddafi, tenendo presente che in caso di domande scomode “era chiaro che il traduttore si sarebbe rifiutato di rivolgere i quesiti a Gheddafi, applicando una censura”.

Complessivamente ci furono una decina di domande e ad un certo punto anche Sandra cercò di porre la propria: “Ho chiesto se nel Corano si prevede il perdono”. A quel punto il traduttore, titubante perché incerto se girare la domanda al dittatore libico, ha difatti attirato l’attenzione di Gheddafi: Sandra era in fondo, in piedi; finalmente la domanda è stata tradotta e Gheddafi, “tirando giù gli occhiali da sole”, ha risposto: “Certo, nel Corano è previsto il perdono”. La nostra Sandra ha aggiunto: “Anche per le donne adultere?” Ovviamente, a quel punto, non vi è stata alcuna traduzione e, però, è avvenuto un episodio strano: “Un uomo, rivolgendosi a me in francese, mi chiese cosa avessi chiesto, ma poco dopo due guardie del corpo di Gheddafi lo presero e portarono lontano. Non ho mai saputo chi fosse l’uomo che si è rivolto a me. Qualche ragazza a me vicina, invece, mi fece i complimenti”.

Dopo questo piccolo momento di confusione, vi furono altre domande da parte di alcune ragazze, una delle quali, ricorda Sandra, chiese: “Vorrei andare in vacanza a Tripoli, lei cosa mi può consigliare”.

“Devo dire che sembrava davvero un mercato, la giornata è stata molto triste. Ricordo che qualche tempo dopo una delle due ragazze che si erano convertite all’Islam fu intervistata dalla trasmissione Verissimo di ‘Canale 5’… Insomma, si è parlato di noi come ‘donne di Gheddafi’ quando per me si era trattato di una giornata di umile lavoro, per guadagnare una piccola cifra. Vi fu poi una forte selezione a seguito delle polemiche sulla stampa quel giorno stesso, e all’appuntamento successivo, l’indomani, le hostess furono ridotte ad un centinaio”.

E poi venne la Primavera Araba.