intervista a cura di Massimo Falcioni. Riprese e montaggio a cura di Maria Josè Fernandez Moreno. Per visualizzare l’intervista, clicca sull’icona rettangolare in basso a destra

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non saranno più concorrenti domenicali – dato che mentre uno è approdato alla “Domenica Sportiva”, l’altro ha contemporaneamente abbandonato “Controcampo” – ma martedì all’If Tv si sono ritrovati assieme sul palco, con Gene Gnocchi mattatore di un Late Show che ha raccolto applausi e risate a valanga e Ciccio Valenti, utile coordinatore della serata.

Amore incondizionato per il calcio giocato e una voglia matta di far ridere gli altri: quella di Gene è una vita contornata da forti passioni. Fidentino classe 1955, nella sua carriera non s’è fatto mancare nulla e al festival delle idee per il piccolo schermo in scena al Palariviera, ha detto la sua sull’attuale momento televisivo, senza rinunciare ad analisi interessanti e sorprendenti autocritiche.

Gnocchi, quanto è effettivamente utile una manifestazione di questo tipo in un contesto in cui spesso la tv non sfrutta le risorse umane interne per affidarsi, al contrario, a format importati dall’estero?

“Festival così servono; le idee non sono mai inutili. Ben vengano, danno lo spunto per capire in che direzione va la televisione. Io osservo molto, mi interessano le nuove proposte, anche quelle che magari non vengono centrate. Quando vengono fuori sono sempre felice”.

Ha recentemente affermato che su Sky Sport, dove ha condotto per due anni “Gnok Calcio Show”, è strutturalmente difficile proporre programmi d’intrattenimento. Tuttavia esiste Sky Uno, canale che nel tempo ha ospitato Fiorello, la Cuccarini, Cassini. Quel contesto non la affascina?

“Sky Uno a mio avviso fa un tipo di ragionamento contraddittorio. Ingaggia personaggi della tv generalista e fa fare loro esattamente quello che farebbero o facevano sulla tv generalista. Se prendi la Cuccarini e le fai condurre uno show sul ballo o la Ventura e le riassegni X Factor non è un grande investimento. Dovrebbe differenziarsi; seguendo questa strada non si connoterà più come reale alternativa. Serve coraggio”.

Lei ha sempre avuto successo come “spalla”. Penso al “Dopofestival” nel 2002, al “Festival di Sanremo” del 2004, a “Quelli che il calcio”. Quando è passato al ruolo di conduttore con altri a farle da sostegno i risultati non sono stati altrettanto positivi. Mi riferisco ad “Artù” con la Canalis o alla seconda stagione di “Gnok Calcio Show”.

“Sulla Canalis concordo, quella stagione non piacque affatto neanche a me. Sul Gnok Calcio Show la penso diversamente. La seconda stagione fu per me migliore della prima. Purtroppo a volte bisogna scendere a compromessi, non sempre hai il partner che vorresti. Allora ci si adegua. Tutto quello che ho fatto comunque è sempre stato nel tentativo di portare una ventata di novità, non mi pento di niente”.

Nel 2002, Luisa Corna se ne andò da “La grande notte” dopo appena una puntata. Lei era il presentatore, cosa successe?

“Non si poteva scherzare su di lei. All’epoca era fidanzata con Alex Britti. Le domandammo se si poteva ironizzare sulla relazione col cantante; lei si oppose. Speravamo fosse più malleabile. Non si sentì a suo agio e se ne andò lei. Non la cacciai io”.

Nuovi format e nuove idee portano con loro anche il concreto rischio dell’insuccesso. Per quel che la riguarda, ci sono flop che ha ritenuto ingiusti?

Dillo a Wolly. Andò male, ma credo fosse molto bello e soprattutto avanti coi tempi. Si trattava di un talk show fatto di paradossi. Per me era valido”.

Perché non riproporlo? Magari su qualche emittente minore o sperimentale.

“Non ci penso nemmeno (ride, ndr). Ormai sono anziano, le forze mi stanno abbandonando. Attendo solo la pensione”.

Al contempo, ci sono flop che dimenticherebbe volentieri? Io uno ce l’avrei: “Strano ma vero. Alla faccia dell’ornitorinco”.

“Sì, quello lo voglio dimenticare pure io”.