Dal numero 878 di Riviera Oggi Estate

Mi permetto un piccolo inciso alla bella intervista di Massimo Falcioni per far notare che i miei frequenti disappunti sul deleterio individualismo del popolo piceno non sono campati in aria. Le stesse parole di Ossini testimoniano che il “non sentirsi un’unica comunità” è una chiave che non aprirà mai le porte ad un vero sviluppo di un territorio ove c’è tutto ma nessuno che gli renda merito. Ringrazio quindi Massimiliano Ossini e mi auguro che le sue parole possano stimolare chi di dovere per un futuro diverso. Anche nella denominazione che ha, secondo me, un suo valore: chiamiamoci semplicemente Piceno, mare, storia e monti. (Il Direttore)

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – E’ uno dei volti emergenti del servizio pubblico, dove oggi conduce con fortuna ‘Cose dell’altro Geo’, su Raitre. Ma il passato di Massimiliano Ossini è contornato da un’interminabile gavetta, condita da esperienze pluriennali nella tv dei ragazzi, vera e propria palestra per un conduttore televisivo che si rispetti. Sposato con l’imprenditrice ascolana Laura Gabrielli, che gli ha dato tre figli, la vita di Ossini è ormai un mix tra Roma, sede di lavoro, e San Benedetto, divenuta da anni contesto ideale per le vacanze ed il meritato riposo.

Qual è l’immagine della nostra città dall’esterno?

“San Benedetto è vista come un’ottima località, famosa per il pesce e per il modo ottimo in cui viene cucinato. Conosco persone che sono state da voi in vacanza capaci di ricordare e citare ristoranti nei quali hanno mangiato. Tuttavia credo che la Riviera delle Palme non sia stata in grado di continuare a coltivare quei turisti”.

Cosa intende dire?

“Che la promozione attuale non è adeguata al 2011; la considero una grande colpa. Non si offre al turista quello che vorrebbe. Si fa fatica ad intercettarlo. Ci sono regioni in Italia che non hanno il mare e riescono a farlo. Noi abbiamo sia il mare che un entroterra unico per storia e bellezza (Ascoli è molto sottovalutata) e spesso ci fermiamo dinanzi a stupide rivalità. Capita che eventi non si aprano oltre il confine del proprio comune”.

E’ il solito discorso della sbagliata sponsorizzazione…

“Chi viene qui, quando non c’è il sole non sa che fare. Deve organizzarsi da solo. C’è individualismo. Invece è necessario farsi comunità. Sarebbe bello ad esempio se tutti gli chalet si unissero nella creazione di una manifestazione, rendendo attive le persone. La spiaggia pone regole ferree, che limita le azioni dei ragazzini. Bisogna farli divertire, non è concepibile vederli al mare con in mano i videogiochi”.

A tal proposito, in molti accusano la distanza abissale da realtà come Rimini e Riccione come offerta giovanile.

“San Benedetto non è né Rimini, né Riccione e spero non ci diventi mai. La vostra realtà è bella così, rilassante, senza caos, con un bel lungomare ed una ottima alimentazione. La movida è però giusto che ci sia, come in ogni parte del mondo. Su oltre 100 stabilimenti, sono appena 4-5 quelli che fanno ‘movimento’. Non mi pare un numero esagerato. Si può sopportare”.

Quale pensa sia il target adatto a San Benedetto?

“Vista da fuori è una città per famiglie. Da dentro non è per ragazzi e nemmeno per famiglie. Eppure potrebbe dedicarsi ad entrambi, le potenzialità della zona sono infinite. Di sera il lungomare nord è deserto. Nessuno passeggia, la gente va invogliata, coinvolta. Poi questa certamente tornerebbe l’anno dopo. Il passaparola è ancora importante. Siamo in tempo per cambiare rotta. La mia è una battaglia in positivo, quando sono lontano San Benedetto diventa il posto più bello, nel quale vorrei immediatamente tornare”.

A prescindere dai singoli costi, quanto pensa che incida il passaggio in televisione di una piccola realtà, all’interno di una trasmissione?

“Incide tantissimo, me ne sono accorto conducendo ‘Linea Verde’. Ci sono programmi che fanno bene ad un paese”.

Anche se il programma si chiama “Miss Italia” o “Veline?

“Certo. Pure il semplice parlare di un paese aiuta questo a mettersi in mostra. Nel caso di ‘Veline’ si realizzò una serata attrattiva per chi stava a San Benedetto ed un’ottima cartolina per chi guardava in tv. Ciò non significa che si deve puntare solo su questo genere, ma non si può negare la sua resa”.

Nel settembre 2009, Mike Bongiorno partecipò al programma da lei condotto ‘Sei più bravo di un ragazzino di quinta?’. Si trattò dell’ultima apparizione ufficiale prima della sua scomparsa, che ricordi porta con sé?

“Era la prima delle dieci puntate speciali in prime-time dedicate ai terremotati dell’Abruzzo. Mike era il super-ospite. Il ricordo che porto è meraviglioso. Fu la prima volta in cui svestiva i panni del conduttore per mettersi quelli del concorrente. Un professionista del suo calibro avrebbe potuto mettermi in imbarazzo. Al contrario, fu gentilissimo”.

Rimpiange di non essere più alla guida di ‘Linea Verde’?

“Era il mio genere di programma, non fu una mia scelta lasciare. In parte mi dispiacque, ma continuare per troppo tempo avrebbe generato il rischio dell’identificazione del pubblico con quell’unico tipo di proposta e avrei trovato difficoltà a fare altro. Ora sono felice a ‘Cose dell’altro Geo’, con cui mi sono tolto tante soddisfazioni. Il mio sogno sarebbe quello di proporlo in prima serata”.

C’è un conduttore a cui si ispira?

“Sicuramente a Corrado. Dei professionisti dei giorni nostri è un punto di riferimento Gerry Scotti”.