SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Disagi, allagamenti nel centro cittadino e ancora in zona Agraria per una pioggia di forte intensità ma tutt’altro che memorabile. Migliaia di lettori e decine di commentatori, ognuno con la propria (giusta) lamentela o ricetta per evitare che simili episodi si ripetano.
E se qualche tampone si può mettere e qualche altro si potrà mettere con una serie di lavori (alcuni progettualmente in corso, come ricorda il sindaco Gaspari) mirati al sistema fognario, un approfondimento doveroso e realistico è dovuto. San Benedetto del Tronto ha una densità di quasi duemila abitanti per chilometro quadrato. Una piccola Manhattan tra colline e Adriatico.
Nel 1951 San Benedetto aveva circa 21 mila abitanti. Nel 1971 circa 41 mila. La cifra grossomodo è rimasta la stessa, fino ad arrivare a circa 43 mila nel 2001. A dieci anni di distanza, si va verso i 48 mila abitanti.
Il consumo di territorio è stato, a confronto, esponenziale. Dal 1971 al 2011 la popolazione è cresciuta di appena 7 mila abitanti, mentre il suolo costruito potrebbe aver subito un incremento del 50%. Non dovrei esagerare, ma nelle prossime ore potrei avere dati statistici precisi che la necessità di scrittura di un rapido articolo giornalistico, al momento, mi impedisce di approfondire.
Un metro quadrato di asfalto e cemento non assorbe la pioggia che cade: è impermeabile, quindi l’acqua viene respinta. Occorre un sistema fognario che la capti e la conduca lontano. Un metro quadrato di superficie agricola, verde, o anche incolta assorbe invece la pioggia finché il terreno è in grado di assorbirla (un limite molto alto). E’, infatti, permeabile. Se poi l’asfalto e cemento coprono quasi ininterrottamente le colline da zona Ascolani a Grottammare fino a Santa Lucia a San Benedetto (circa quattro chilometri), le acque che scendono in pianura si sommano a quelle respinte dalla continua crosta artificiale compresa tra la ferrovia e la Statale 16, dal parco di fronte al centro commerciale l’Orologio fino a San Pio X (che presto avrà la sua razione di cemento e asfalto, sembra).
I problemi di allagamento di San Benedetto, oltre che con opere di ingegneria idraulica, non si risolveranno mai finché il criterio di espansione infinita (visibilmente fallito a livello globale e nazionale) sarà applicato anche a San Benedetto. Non si può costruire per sempre. E quando proprio si devono occupare spazi, tutte le variabili di carattere ambientale devono essere prese in considerazione.
Il sindaco Gaspari e l’assessore all’Ambiente e all’Urbanistica Paolo Canducci, tra l’altro proprio del partito dei Verdi (mai giunti ad un livello così alto in città), hanno una occasione importante per imporre un sistema di valutazione della loro gestione sostenibile, e ovviamente trasparente, in merito al principale parametro (fatto salvo l’incapacità di intervenire presso il buon Dio per ridurre le piogge…) che determina l’allagamento di zone urbane. Ovvero mostrare, anno dopo anno, la percentuale di incremento dei metri quadrati di terreno impermeabile rispetto al totale della superficie cittadina e, ancor di più, rispetto all’area urbana.
Sappiamo che di fronte ad un cittadino infuriato per l’acqua nelle strade, non si potrà andare in una assemblea di quartiere mostrando delle cifre all’apparenza molto più astratte di quanto, tangibilmente, ognuno osserva con facilità, con i piedi bagnati dal fango. Ma è anche vero che con una serie di regole in campo edilizio e di interventi nelle aree pubbliche qualcosa potrebbe cambiare. Nuovi parcheggi, giardini, centri commerciali: ognuno dovrebbe contribuire in qualche modo a tutela di un bene comune, la sicurezza.
(Partecipai, nel novembre 2000, ad un convegno tenuto proprio nella Sala Consiliare di San Benedetto dove si mostrava l’importanza anche di questo indicatore. Dopo 11 anni sarebbe il caso di adoperarlo).
E qualsiasi intervento di riqualificazione cittadina dovrebbe contemplare un ritorno ad uno stato che se non sarà naturale tenderà ad essere urbanamente sostenibile.
Per questo, a costo di essere ripetitivo e antipaticamente autoreferenziale, ricordo che lo strumento di Wikicrazia che questo giornale sta gratuitamente costruendo – aiutato da giovani esperti – a vantaggio della collettività e dell’amministrazione comunale, sarebbe perfetto per costruire indicatori di sostenibilità di questo tipo, da aggiornare anno dopo anno. Sempre che si abbia intenzione di accettare la sfida avvincente.
Perché le polemiche tra Tizio e Caio su buche delle strade e millimetri caduti e ritardi sui lavori, lasciano il tempo che trovano. Anche se oggi è tornato il sole.
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“Un metro quadrato di asfalto e cemento non assorbe la pioggia che cade: è impermeabile, quindi l’acqua viene respinta. ”
Benissimo, basta questo per dire basta alla cementificazione selvaggia, MegaVarianti,ecc…
Eppure no! L’Amministrazione in pectore vuole puntare sull’espansione urbanistica, costi quel che costi ( NdA..Anche avere tutte le commissioni- soprattutto urbanistica- per non avere opposizione). E fa rabbia e tristezza che molti sambenedettesi sono ignavi e silenziosi
Perchè?
Venite tutti numerosi al prossimo consiglio comunale cittadino dove i nostri amministartori metteranno a segno un ulteriore “colpo di genio” per quel che riguarda le aree verdi cittadine, di tipo speudo-virtuale, utili, anzi ormai necessarie, per affrontare i numeri che riguardano gli standard urbanistici. Dopo il “parco” Rambelli che servirà appunto ad incrementare gli standard di aree cittadine distanti chilometri dal “parco” in questione, ora è arrivato il momento di Viale Buozzi. E la città, probabilmente inconsapevole, assiste inerme allo svolgimento di questa commedia. Spazi urbani, tirati fuori dal cappello di un mago, in cambio di cubature e spazi…. poco… Leggi il resto »
Leggo con soddisfazione questo articolo di Pier Paolo Flamini, che inquadra perfettamente uno dei maggiori responsabili del dissesto idrogeologico del territorio di San Benedetto, ma più in generale di tutta l’Italia. La permeabilità dei suoli è la principale causa degli allagamenti che avvengono dopo i temporali anche di media intensità, ed è comunque la principale causa di più importanti eventi naturali quali le alluvioni, frane etc. Quando durante i mesi invernali, abbiamo gridato a forza lo slogan “STOP al consumo del territorio”, ci hanno dato dei retrogradi, ci hanno accusato di essere contro il progresso, contro la modernità, contro lo… Leggi il resto »
In un paese come l’Italia in cui il consumo di territorio spropositato ha drammaticamente peggiorato la situazione idrogeologica, sarebbe opportuno pensare, incoraggiare e incentivare soluzioni come i giardini pensili: in paesi avanzati come la Germania sono utilizzati da più di 30 anni ed in alcune città tedesche sono addirittura obbligatori su tutte le coperture piane civili ed industriali, e chiaramente il fattore estetico è l’ultimo dei motivi per cui vengono adottati!!! Oltre a innumerevoli effetti benefici quali filtrazione di acqua piovana inquinata, riduzione di anidride carbonica, aumento della resistenza termica della copertura (che d’estate non si surriscalderà più, come avviene,… Leggi il resto »
Cara Ilaria,
quella dei tetti è una bellissima idea che coniugherebbe un miglioramento sociale, ambientale ed anche economico (pensa ad avere piccoli orti con ortaggi coltivati da sé)
Ci vorrà tempo ma varrà la pena di tentare di cambiare anche questa “direzione”.
Bene, finalmente una seria presa di coscienza del problema del dissesto idrogeologico causato dalla cementificazione selvaggia del territorio!
Vedremo se questa Amministrazione saprà far seguire alle parole i fatti istituendo questo indicatore ma anche e soprattutto rivedendo la sua finora dissennata politica urbanistica. (Pierantozzi F.)