SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una considerazione di Pier Paolo Flammini circa il progetto di Wikicrazia portato avanti da RivieraOggi.it con alcuni giovani attivisti sambenedettesi.
Dopo aver letto Thoureau riflettei a lungo – ed a maggior ragione in virtù della mia professione – su una sua perentoria frase: “L’informazione attuale è quasi del tutto inutile, per la maggior parte è pettegolezzo”. Se pensiamo che sono parole pronunciate non in tempi di info(gossip)tainment, ma alla metà dell’800, capiamo come il grande il grande filosofo ed umanista del Rinascimento americano Henry David Thoureau avesse intuito ciò che oggi un altro irregolare della cultura italiana, non solo giornalistica, Massimo Fini, va ripetendo in ogni consesso: cioè che occorre asciugare, in modo da preservare ciò che davvero è importante.
Non possiamo però inventare mondi che non esistono, e quello nel quale viviamo è caratterizzato da una esplosione informativa parcellizzata e ricchissima. E in nome della libertà e della democrazia nessuno di noi ha interesse che questa possa, in qualche modo, essere limitata. Tuttavia – e dopo questa premessa vengo al “pettine” del nostro nodo – l’enorme flusso informativo a cui ciascun cittadino è sottoposto, nei diversi campi (politica, cultura, cronaca, sport, in ambito globale, nazionale, locale), riduce la capacità di approfondimento e di analisi ad una dimensione tipicamente “liquida”; lo stesso Zygmunt Bauman, sociologo della liquidità, evidenzia come l’eccesso di comunicazione rappresenti anche un peso di “responsabilità” difficilmente sopportabile per un qualsiasi cittadino che voglia essere informato e attivo (un po’ un cortocircuito dell’Illuminismo).
Per questo motivo abbiamo pensato di sfruttare al meglio le potenzialità della Rete con la creazione di strutture di informazioni “statiche” (le quali naturalmente, nei successivi sviluppi, saranno congruamente partecipate) che rendano semplice e immediata la verifica delle promesse e delle azioni dei governanti: l’obiettivo (non l’unico, però) è di verificare se effettivamente le promesse elettorali e gli impegni successivi alle elezioni vengano mantenuti o meno (e in che modo, e perché).
Questa “solidità” informativa ci appare necessaria perché, persino in un ambito relativamente ridotto come San Benedetto del Tronto, la produzione giornaliera di 30-40 notizie rende davvero possibile, nel tempo, il reperimento delle informazioni d’archivio solo ad una elite particolarmente attiva, e con notevole impegno. E questo sforzo, poi, si annacqua nel costante flusso di comunicazione, e perde la forza della verità dei fatti da cui viene tratto. Può, insomma, essere ignorato, nonostante le evidenze, come può essere ignorato un gorgo in grado di prosciugare una vasca ma incapace di avere effetti in un mare vasto.
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Molto interessante l’ultimo post di Alberto Cottica, autore del libro Wikicrazia, dove tra l’altro siamo citati assieme ad altre esperienze che si stanno avviando in Italia. Se avete tempo leggete anche i post precedenti, tutti molto utili http://www.cottica.net/
Sono curioso di vedere la risposta del grande pubblico a questo genere di iniziative. La partecipazione alle attività di queste piattaforme ha un potenziale interessante con effetti che si potrebbero ripercuotere nella vita di tutti i giorni perchè costituirebbero una fonte informativa certificata sulla quale poter valutare e selezionare la classe dirigente locale. Potenzialmente un meccanismo virtuoso da cui potrebbe trarne vantaggio tutta la città.
Ma come dicevo all’inizio la grossa incognita sarà costatare la maturità e la sensibilità della cittadinanza verso questi temi.
a me non preoccupa che ci sia molta gente che non capisce. Perché se questa gente è connessa con altra gente che invece ne sa, il sistema migliora automaticamente. Esempio: il sindaco di Alfa per dire, fa una cosa fighissima e questa comincia a circolare. Finisce su Wired, viene ribaltata da diecimila social network, e arriva alle orecchie del sindaco di Deta che dice: Be’, ma perché io no? Anche perché se “lui no”, il candidato dell’opposizione gli farà notare la mancanza – sulla scorta di tutte quelle informazioni, disponibili a chiunque. Quindi c’è una spinta comune al miglioramento. Le… Leggi il resto »
Aiutano. Non occorrono movimenti di massa, non sempre. Il Risorgimento è stato opera di una minoranza della popolazione, idem la Resistenza (non ho idea sui numeri, ma vi partecipò sicuramente una piccola frazione della popolazione). L’importante è che certe iniziative riscontrino l’approvazione di gruppi più o meno larghi. Quando si arriva a certi valori soglia, il sistema cambia improvvisamente. Internet ci sta portando su questo valore soglia, i mezzi di comunicazione di massa del ‘900 stanno perdendo peso. Proviamoci :D
Pier Paolo mi citi degli “episodi” che hanno una connotazione prettamente rivoluzionaria che hanno poco a che vedere con un processo democratico e partecipato. Se l’obiettivo è veramente quello di dotare i cittadini di uno strumento evoluto per partecipare alle scelte politiche e verificare/valutare in totale trasparenza l’operato di un’amministrazione serve che i cittadini siano aggiornati ed informati in modo da poter esercitare il proprio spirito critico nel capire quale possa essere il candidato più idoneo. Ma se i primi a non essere interessati sono i cittadini stiamo soltanto facendo un esercizio di stile…. Spero vivamente che i sambenedettesi si… Leggi il resto »
Non tutto avviene nella democrazia rappresentativa. Il voto e le preferenze sono un momento importante ma non sono la vita. Dopo il ’68 in tutto l’Occidente i partiti di governo non sono granché cambiati, ma lo spirito complessivo è cambiato e tutti si sono adeguati, nel bene e nel male. In questo momento stiamo assistendo ad un passaggio del potere dalle strutture gerarchiche e verticali e situazioni orizzontali che di buono hanno la loro democraticità intrinseca, di negativo la difficoltà di organizzazione e quindi una debolezza rispetto alle organizzazioni precedenti.
WiKan!
WiKan è uno slogan bellissimo!!!!
è di Robbis!
Ok, solo su una cosa ho alcuni dubbi, su questa “il candidato dell’opposizione gli farà notare la mancanza“. Perché vige tra una certa politica una regola non scritta: non posso contestare ciò che vorrei fare anche io, se un giorno su quella poltrona ci stessi io. Fino a prova contraria.
E questo pessimismo???
Io penso positivo perchè son vivo perchè son vivo…
Anche queste parole non mie!
Se è per questo io penso “positivissimo” ma non devo mai distogliere l’occhio dalle realtà attuali