MARTINSICURO – E’ ricorso in Appello il giovane tunisino condannato in primo grado a 10 anni per aver compiuto atti sessuali e congiunzione carnale con una tredicenne abruzzese nel 2006. Secondo la difesa dell’extracomunitario, la ragazzina gli aveva mentito sull’età inducendolo involontariamente a compiere l’errore. Motivazione quest’ultima accolta parzialmente dalla Corte d’Appello dell’Aquila che ha negato l’assoluzione, ma ha concesso il minimo della pena attribuibile per il reato.

Il caso venne sollevato nel 2006 dalla direzione scolastica dell’istituto che frequentava la tredicenne. Troppe assenze ingiustificate e atteggiamenti ambigui della ragazzina insospettirono i docenti che informarono i familiari.

A seguito di colloqui con uno psicoterapeuta, si scoprì che la giovane si era innamorata di un tunisino poco più che ventenne, domiciliato a Martinsicuro, e che si incontrava con lui in un casolare abbandonato per fare sesso.

Si sarebbe intrattenuta anche con altri due extracomunitari, uno di 26 anni e l’altro di 36 (che al processo hanno scelto il rito alternativo e sono stati condannati a 5 anni): lo ha confermato la stessa ragazzina durante il processo. Amici, ai quali aveva mentito sulla propria età come con il suo amato e fatto sesso con loro senza forzature.

Nonostante il consenso e la menzogna, la Corte del Tribunale di Teramo ha condannato i tre nell’estate scorsa, ma solo uno finora è ricorso in Appello. L’unico che ha scelto il rito ordinario perché certo della propria innocenza, il ventenne tunisino.

Era stato condannato ad una pena esemplare, sebbene la sua difesa avesse tentato con ogni sforzo di dimostrare la sua innocenza. Innocenza e assoluzione che i legali, Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, hanno voluto proporre anche alle Corti d’Appello.

“Credeva di avere rapporti con una sedicenne e non con una tredicenne”, riferisce Matraxia, “ne era convinto ed è stato tratto in inganno compiendo un inevitabile errore”.
Tali motivazioni però non sono sfuggite in sede di ricorso alla sentenza, dove il collegio difensivo del giovane ha risollevato la questione, trovando parziali accoglimenti: riduzione al minimo della pena ma senza assoluzione.