AREZZO – Si avvicina il giorno del referendum, dei quesiti se ne è parlato forse non abbastanza; di fatto gli elettori, soprattutto riguardo il tema dell’acqua pubblica, rimangono spesso incerti. Noi di Riviera Oggi abbiamo deciso per questo motivo di sentire al telefono Lucio Beloni, il presidente del comitato”Acqua Pubblica Arezzo” che si è formato nel 2006 (proprio ad Arezzo padre Alex Zanotelli ha incontrato i cittadini per la difesa dell’acqua pubblica, vedi video).

Beloni ci fa presente che il Comune di Arezzo è stato il primo in Italia a far entrare il privato nella gestione dell’acqua, esattamente nel 1998, e che la città toscana che rappresenta proprio il modello che con il referendum si vorrebbe abrogare.

Ci spieghi meglio come è avvenuta la privatizzazione.
“Nel 1998 si è formata “Nuove Acque spa”. L’assetto societario formalmente per il 54% è rimasto pubblico, mentre il 46% è privato. Il Consorzio Intesa Aretina (la parte privata) è formato dal 61% da Suez (gruppo multinazionale di origine francese), il 35% da Acea (ex municipalizzata di Roma), il 2% da Monte dei Paschi di Siena e dal restante 2% dalla Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. Vorrei precisare che Suez, Acea e il Monte dei Paschi, sono controllate da Francesco Gaetano Caltagirone”.

Formalmente? Ed in realtà?
“Di fatto chi ha pieni poteri di amministrazione ordinaria e straordinaria è l’amministratore delegato, Jerome Douziech, scelto dal privati come previsto dai patti parasociali, ovvero dagli accordi presi nel momento della nascita di “Acque Nuove spa”. Il presidente, deciso dalla parte pubblica, non ha gli stessi poteri. In pratica, nonostante la minoranza, è il privato che gestisce”.

Come è composto il consiglio dei membri?
“Su nove membri, cinque sono del pubblico e quattro del privato. Cosa meno nota è che, sempre secondo i patti parasociali, per qualsiasi delibera occorrano sei voti. Anche in questo caso la minoranza acquisisce potere”.

Ma in dodici anni la bolletta è aumentata?
“Secondo i risultati di Conviri (Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche) e di “Cittadinanzattiva” (promuove la partecipazione dei cittadini sul fronte della tutela dei loro diritti), noi aretini abbiamo la bolletta tra le più alte d’Italia: paghiamo quattro volte più di Milano. Anche scorporando la bolletta, per quanto riguarda la quota fissa (che si paga in virtù dell’allaccio dell’acqua a prescindere dal consumo), questa ci costa 60 euro all’anno a fronte di una media italiana che si aggira intorno a 10 euro (dato del 2007)”.

Visto il “caro bolletta” i conseguenti investimenti della società sono percepibili?
“Sempre per Conviri, ad Arezzo gli investimenti sono al di sotto della media nazionale. Si nota un forte sbilanciamento tra le tariffe e l’impegno economico. Riguardo al periodo 1985-1998 (ricordiamo che fu l’anno in cui sono entrati i privati) si è investito meno della metà, anche rispetto alla media italiana”.

Ma si conosce il bilancio della “Nuove Acque spa”?
“Attualmente è indebitata con le banche. Nel 2005 la società usufruì di un Project Financing (finanza di progetto: consiste in un’operazione finanziaria attraverso la quale le pubbliche amministrazioni realizzano opere pubbliche tramite imprese private sulla base di un piano finanziario in grado di garantire l’autofinanziamento dell’operazione stessa, ndr).Guarda caso per ottenere il mutuo a garanzia, sono state impegnate le azioni del Comune, niente del privato. Poi si è ottenuto in questo modo un tasso del 7%, quando, se la società fosse rimasta pubblica avrebbe potuto attingere alle Cassa Depositi e Prestiti con un tasso del 3,9”.

Ma dove sta l’interesse del privato, secondo quello che mi ha detto non rischia nulla, ma il guadagno?
“Basta leggere l’articolo tre dello statuto del Consorzio Intesa Aretina (il gruppo privato): Oggetto sociale di Intesa Aretina è indirizzare l’amministratore delegato di Nuove Acque a favorire i soci privati nell’affidamento di servizi della società”. In pratica qualsiasi gara di appalto viene vinta da ditte private che magari sono satelliti dei soci della Nuove Acque. In più il privato ha tutto l’interesse a mantenere in difficoltà la società, in modo da poter ottenere l’aumento delle tariffe o perché si abbia una scusa per abbassare gli investimenti”.

Ultimamente la polemica che si fa alla gestione pubblica dell’acqua, riguarda le perdite delle condutture. Com’è la situazione ad Arezzo a distanza di dodici anni dall’entrata del privato?
“In base ai dati ufficiali dell’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) nel ’98 le perdite nelle condutture di Arezzo erano del 35%, in linea con la media nazionale, attualmente, dopo dodici anni, sono al 34%. Il problema è che i soldi continuano ad entrare dal pubblico ma finiscono nelle tasche dei privati”.

Ma i privati acquisiscono il bene a vita?
“No. Si tratta di un monopolio naturale della durata di venticinque anni. A Parigi proprio l’anno scorso i cittadini, dopo la scadenza del monopolio, che in Francia è di vent’anni, hanno deciso di fare tornare la gestione pubblica. Guarda caso nella capitale francese, una delle ditte private che gestiva i condotti idrici era la Suez”.