SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sono un turista, posso usare il mio tablet pc o il mio telefonino tutto tecnologico a San Benedetto? Cioé mi posso collegare ad Internet anche con i piedi sul bagnasciuga o a passeggio sotto il fresco di una pineta o ancora seduto al bar in centro?

La risposta è sì, ce n’è di punti wi-fi per la città, gratis per gli utenti. Certo, non con la densità dichiarata nei giorni scorsi per le spiagge di Cervia laddove una collaborazione tra pubblico e privato ha consentito di coprire 212 stabilimenti balneari spalmati su nove chilometri di riviera. Tuttavia da qualche anno, in netto anticipo dunque rispetto ai faraonici progetti della costa romagnola, a San Benedetto sono operativi diversi punti cosiddetti hotspot, cioè luoghi dai quali è possibile accedere in Rete in modalità senza fili.

Alcuni progetti sono nati in collaborazione con il Consorzio Riviera delle Palme e coinvolgono gli stabilimenti balneari, hotel, bar e diverse strutture ricettive, altri progetti sono nati dall’iniziativa privata ma tutti hanno come denominatore comune la gratuità per l’utente finale, turisti e no.

La disponibilità di connettività senza fili è diventata un requisito per molti turisti i quali non esitano a modificare la loro destinazione in base all’offerta. Molti operatori infatti lo hanno capito e cavalcano l’onda. Per altri invece sembra un percorso in salita facendone a volte una questione di costi o considerandolo un optional per pochi ospiti.

D’altronde c’è da dire che la normativa italiana non aiuta e regna la confusione. Tentiamo di chiarire qualche punto a beneficio dei lettori. Da gennaio di quest’anno qualcosa è cambiato (ne avevamo parlato mesi fa) nel senso che il gestore non ha più l’obbligo di identificare attraverso la conservazione di una copia del documento di identità quanti si connettono, né l’obbligo di archiviare per un certo periodo i movimenti degli utenti, né l’obbligo di richiedere una licenza alla questura per strutture ricettive che non fanno dell’accesso ad Internet la loro attività principale.

Dunque hotel, bar, pub, ristoranti, chalet e simili non hanno più l’onere di richiedere la licenza alla questura. Fin qui la situazione quanto alle leggi anti terrorismo. Ci sono poi tutte le norme circa la fornitura di un servizio di connettività al pubblico che sono regolarmente in vigore, principalmente il Codice delle comunicazioni elettroniche.

In base alle leggi vigenti bisogna iscriversi al registro degli operatori di comunicazione, iscrizione a titolo oneroso con rinnovi annuali, mettere a disposizione dell’Autorità garante una “carta dei servizi” contenente specifiche informazioni, gestire le eventuali richieste dell’autorità giudiziaria e di pubblica sicurezza comunicandole periodicamente al Ministero dell’interno, rispettare le inibizioni ai siti di gioco illegale indicati dall’Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato) e ai siti pedopornografici secondo le liste del Cncpo (Centro per il contrasto alla pedopornografia).

Oltre questo occorre ottemperare alle delibere del Garante della privacy circa il corretto trattamento dei dati del traffico Internet e redigere il Documento programmatico di sicurezza. In altre parole, è proprio fuori legge l’operatore turistico che, forse per risparmiare o forse mal consigliato, installa un dispositivo per l’accesso senza fili e dà ai propri clienti la possibilità di collegarsi (con o senza password di sicurezza) per di più avendo sottoscritto un contratto per una linea dati adsl per la quale non è previsto l’accesso da parte del pubblico. Il fai da te in questo ambito è foriero di guai e sanzioni.

A San Benedetto occorrerebbe che gli enti locali sponsorizzassero una più capillare copertura del territorio attraverso un progetto coordinato e unitario in grado di consentire agli utenti una fruizione semplice, sicura e soprattutto rispettosa di tutte le norme con garanzie per l’utente stesso e per gli operatori che di fatto ospiterebbero il servizio.