SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Alcune settimane fa finì nell’occhio del ciclone per la sua proposta di legge costituzionale che proponeva di modificare l’articolo uno della Carta per dare centralità al Parlamento rispetto a Consulta e Quirinale. Oggi, a difendere il parlamentare e coordinatore regionale del Pdl Remigio Ceroni è sceso in campo il ministro dell’Agricoltura Francesco Saverio Romano, ex Udc, ora alfiere di Iniziativa Responsabile, nuovo gruppo a sostegno del Governo Berlusconi.

Ecco quanto dichiarato dal ministro mercoledì pomeriggio, durante la sua visita all’azienda agroalimentare Pro Marche per una iniziativa elettorale del candidato sindaco Bruno Gabrielli: “Ultimamente vige il principio del Politicamente Corretto a tutti i costi, ed è collegato alla conservazione, al mantenimento di lobby, strati di potere, alla venerazione di simulacri che hanno invecchiato il nostro paese. Ed è una delle malattie di cui soffre l’Italia, che deve essere sconfitta da una nuova classe dirigente che dice le cose che pensa e fa le cose che dice. Il candidato sindaco Gabrielli – ha proseguito il ministro Romano – ha il nostro sostegno perché si impegna nella politica del fare, e se dice cose politicamente non corrette, sappiamo che la gente sambenedettese le apprezza perchè parla dei suoi problemi”.

Citando un suo libro intervista che sta dando alle stampe, Romano ha aggiunto: “La Costituzione è certamente da salvaguardare dove è garanzia di convivenza civile, ma laddove va ammodernata per collegare l’Italia al resto del mondo, non c’è nulla di male a metterci mano. Il potere giudiziario, quello editoriale, quello finanziario, non hanno nessun controllo, chi risponde al popolo? Questa è la domanda che poneva Ceroni nella sua provocazione, recuperare il rapporto fra la responsabilità e il potere”.

E sul 14 dicembre, la fiducia a Berlusconi, i Responsabili e le accuse di Campagna Acquisti politica al Premier, Romano replica: “Senza la stabilità del governo, raggiunta anche grazie ai Responsabili, avremmo vissuto una crisi al buio o avremmo avuto le elezioni. Due ipotesi dannose perchè non ci avrebbero permesso di collocare i titoli del debito pubblico sui mercati internazionali, e oggi saremmo stati come la Grecia. Altro che privilegi e poltrone…”.