COLONNELLA – Il Centro Europeo del Benessere Sociale tra consensi e critiche. Il colossale progetto presentato da Augusto Di Stanislao e cavallo di battaglia della campagna elettorale della lista “Insieme per Colonnella” viene illustrato nei dettagli da Osvaldo Travaglini, presidente Nazionale dell’Amil (Associazione Mutilati e Invalidi del Lavoro) che ha proposto al sindaco Iustini e al parlamentare dell’Idv di appoggiare la realizzazione del Centro nella cittadina vibratiana.

Il progetto, presentato lo scorso 16 aprile dagli ingegneri Amadio Scaramucci e Sandro Giacomini all’amministrazione comunale, è entrato a far parte del programma elettorale della lista “Insieme per Colonnella”.

“La città del Benessere – afferma Travaglini in un comunicato stampa – sorgerà sulle splendide colline del comune di Colonnella, dove è stata reperita una vasta area di oltre 50 ettari. L’Amil – prosegue – si è mossa e si sta muovendo all’interno della ampia cerchia degli imprenditori italiani, invitandoli a mettere il loro nome all’ingresso della Città del Benessere, sostenendola economicamente.

Abbiamo scosso le coscienze e toccato i cuori dei potenti – aggiunge – siamo riusciti ad avere le assicurazioni finanziarie, o meglio, abbiamo trovato investitori pronti ad investire sul sociale che hanno accettato la localizzazione nel Comune di Colonnella, dando cosi un forte respiro alla pesante crisi occupazionale. Abbiamo chiesto mesi fa al sindaco di Colonnella – prosegue Travaglini – la disponibilità dell’amministrazione ad accogliere questa nostra iniziativa, su un’area già da noi individuata. Abbiamo quindi esposto la nostra idea-progetto al sindaco con il relativo piano di investimento, che ammonta ad oltre 350 milioni di euro con l’apporto di capitali pubblici e privati, investimento che produrrà un considerevole livello occupazionale sia diretto che indotto”.

I posti di lavoro previsti si aggirerebbe intorno ai 1200, “ma andranno ad aumentare  a struttura completa – spiega il presidente Amil – fino ad oltre 2mila unità lavorative, utilizzando prevalentemente la manodopera locale e coinvolgendo nel progetto tutte le strutture socio-assistenziali presenti sul territorio”.

Travaglini inoltre fa sapere che il progetto urbanistico verrà depositato l’11 maggio presso gli uffici comunali con una piccola cerimonia pubblica a cui sono chiamati a partecipare gli organi di stampa e i cittadini.

Ma in cosa consiste nello specifico la “Città Europea del Benessere sociale” che dovrebbe nascere a Colonnella?

Si tratta si un progetto dell’Amil che “per il tramite della costituenda ABS Associazione Benessere Sociale Soc.Cooperativa, vuole coniugare il benessere fisico con quello mentale, migliorando anche l’integrazione sociale delle categorie svantaggiate”. Una sorta di città insomma che include strutture specifiche in grado di effettuare prevenzioni e cure delle malattie, con un occhio di riguardo anche alle politiche di recupero sociale nei confronti delle fasce più deboli.

“Si vuole creare – spiega ancora Travaglini – un centro d’eccellenza del benessere a portata di famiglia, con un alto livello di professionalità e competenza per i vari cicli educativi e riabilitativi”.

Sarà realizzato quindi un complesso residenziale suddiviso in padiglioni autonomi che accoglieranno diverse strutture: un centro fisioterapico, gli ambulatori medici specialistici, un polo scientifico, palestre per le riabilitazioni e polivalenti, comunità di accoglienza e assistenza per disabili, alcolisti, persone con disturbi mentali, anziani (per i quali è prevista anche una casa di riposo), donne vittime di violenza, ragazze madri, un centro di ippoterapia e pet teraphy, un centro alberghiero e numerose strutture ricreative. 350 milioni di euro il costo complessivo per la realizzazione del Centro.

Sul progetto dell’Amil è arrivato però durissimo il commento di Giuseppe Di Giminiani, direttore del Sert (il centro della Asl per l’assistenza e il recupero dei tossicodipendenti) di Nereto, psichiatra e criminologo, che ha bollato l’iniziativa come “una sciagura di proporzioni incommensurabili” chiamando ad una mobilitazione Istituzioni e associazioni di categoria affinchè il progetto non venga realizzato.

“Effettivamente a Colonnella – afferma in una lunga nota – mancava un moderno (sic) manicomio”.

Il dirigente della struttura sanitaria analizza il progetto della Ailm riscontrando analogie con i vecchi ospedali di igiene mentale, come “l’internamento in un’area circoscritta di migliaia di persone (i vecchi manicomi avevano aree molto estese al centro delle città con migliaia di “residenti”)”. Sostiene inoltre che portando i pazienti nella Città del benessere “si sradicano dal proprio ambiente di vita almeno 5mila persone – queste sono le cifre fatte circolare  -. Il vecchio manicomio di Teramo arrivava ad accogliere 2mila persone da ogni parte d’Italia e la nuova struttura pensata e in parte realizzata in contrada Casalena prevedeva di ospitarne 4mila, ma per fortuna la legge 180 Basaglia bloccò tale aberrazione”.

Il dirigente del Sert inoltre sostiene che anche nel Centro del benessere, come nei vecchi manicomi “vi è una commistione di sofferenza, patologie e disagi di natura estremamente diversa tra loro: i vecchi manicomi accoglievano malati di mente – pochi in verità – molti rinchiusi con diagnosi all’epoca di immoralità costituzionale come prostitute, omosessuali, minori illegittimi, disabili fisici, vecchi dementi (gli attuali Alzheimer) alcolisti, tossicodipendenti, paralitici non autosufficienti, ecc”.

Di Giminiani sostiene quindi che al posto di grandi complessi e strutture spersonalizzanti dovrebbero essere preferite piccole comunità autonome a più ampia dimensione familiare e più a “misura d’uomo”.

“Di questa proposta – conclude – fa male soprattutto il rinnegare la storia e l’esperienza di quanti si sono battuti contro l’esclusione, l’emarginazione, la segregazione, lo stigma, la negazione di una dignità e di un posto nella società a un diverso pur sempre uomo con le proprie risorse e debolezze. E’ il rigurgito di vecchie culture rilucidate e riverniciate (“centro di eccellenza del benessere, alta professionalità e competenza per i vari cicli educativi e riabilitativi, impianti tecnologicamente avanzati) ma alla base rispondente a vecchie concezioni di separatezza, ghettizzazione, emarginazione e sfruttamento”.

Sul finanziamento di 350 milioni di euro infine, Di Giminiani appone le proprie riserve sulla effettiva erogazione della cifra, vista la particolare congiuntura economica attuale, “ma se tutto ciò fosse vero – conclude – si verrebbero a togliere finanziamenti a iniziative e innovazioni di ben altra misura”.