CHE PARLAMENTO. Dico quello che vedo, tralasciando quello che sento perché sarebbe troppo brutto ripeterlo. Mi riferisco ad alcuni commenti provenienti dalla strada. C’è un grande malumore nei riguardi della politica e di coloro che la rappresentano ma è normale in un Paese nel quale:
a-un candidato consigliere comunale di Milano dice che alcuni magistrati milanesi sono brigatisti;
b-un deputato del Pdl dice che il Parlamento conta più del popolo soltanto perché lo ha eletto e quindi l’articolo N. 1 della Costituzione (L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione) va modificato;
c-un intellettuale di sinistra dice che per spodestare Berlusconi servirebbe un colpo di Stato.
Mi permetto di dire la mia soltanto sulla modifica della Costituzione chiesta l’altro ieri dal deputato marchigiano Ceroni. La sua proposta, a livello personale (così si è difeso), è da rigettare perché i primi dieci punti sono intoccabili ma principalmente perché il riferimento è a questo Parlamento, un’assise nella quale basta (bastavano perché, data l’assurdità, ora non è più così) un giorno in Parlamento per avere un vitalizio di 2-3 mila euro, un Parlamento questo nel quale la fedina penale è un optional, un Parlamento questo dal quale escono pensionati da 90 mila euro al mese, un Parlamento questo i cui componenti usano l’aereo di Stato per uso privato, un Parlamento questo dove con 5-6 mesi si prendono vitalizizi superiori a 4 mila euro, un Parlamento questo nel quale si mandano tranquillamente e pubblicamente a “vaffan…”, un Parlamento questo dove i suoi componenti non vengono eletti dal popolo ma da quattro capoccia nelle sedi di Partito (ha ragione Remigio Ceroni: quale popolo? Togliamolo subito dalla Costituzione), un Parlamento questo dove il leader massimo viene accusato di comportamenti per i quali il presidente De Nicola, che firmò la Costituzione, si sarebbe nascosto sotto terra, solo al pensiero che qualcuno avesse pensato di lui cose simili.
LE COLPE. Degli organi tradizionali di informazione più di tutti gli altri. In particolare per la storia, e non la favola, dei milioni di euro che, tra vitalizi e rimborsi assurdi prendono ogni anno deputati e senatori: su questo scandalo, al contrario del caso Ruby, i giornali sono tutti d’accordo a far finta di niente. Lì c’è un silenzio quasi assoluto e ne ho avuto la certezza quando ieri, ascoltando un programma di Raiuno, la conduttrice si è meravigliata, quasi strappandosi le vesti, quando un ascoltatore gli ha parlato dei vitalizi assurdi, degli stipendi che i parlamentari si aumentano in totale accordo o quasi, insomma di quella grave denuncia che un deputato dell’Idv ha fatto nello scorso mese di dicembre. Uno scandalo al quale, se i maggiori quotidiani italiani avessero (come dovevano) dedicato per più giorni titoloni in prima pagina, quella conduttrice Rai avrebbe sicuramente già conosciuto il problema ma anche questo Parlamento avrebbe iniziato a porvi rimedio perché costretto. Insomma, secondo me, risiede nell’informazione italiana la causa di tutti i nostri mali.
ELEZIONI SBT. L’attuale campagna elettorale risulterà ampiamente condizionata dalla stampa in un rapporto di 2,5 a 0,5. Ad usufruirne principalmente Gaspari e Calvaresi che hanno nel mirino (non loro ma chi per loro) quello che ritengono il loro principale antagonista: Gabrielli. Il sindaco uscente in maniera molto indiretta anche se ne ricaverà probabilmente il massimo vantaggio, il secondo perché basta leggere le pagine locali dei quotidiani cartacei più diffusi a San Benedetto per accorgersene.
Noi di Riviera Oggi ci tiriamo fuori perché riponiamo la nostra forza nella massima par condicio, per cui siamo giustamente ininfluenti (o meglio imparziali per evitare fraintesi) ma non perchè ognuno di noi non ha le proprie idee bensì perchè non le applichiamo in modo strategico, chirurgico e furbesco pro o contro qualcuno. Non dobbiamo render conto a nessuno, se non alle nostre coscienze e a quel popolo tanto bistrattato in questi giorni dall’on. Ceroni.
All’uopo invito quindi tutti gli elettori sambenedettes a leggere i giornali (almeno in questi tempi) con la massima attenzione e con il giusto spirito critico, da oggi al 13 maggio. Sarà facile (anche se non molto per i “non addetti” ai lavori) notare la sproporzione tutta a favore di due ben determinate sigle in fase di futuro accorpamento. Controllare giornalmente per credere.
CONCUSIONE. Insomma la radice di tutti i mali sta, secondo me, in un’informazione che partecipa alle elezioni da tifosa e non da semplice spettatrice. Vincere in casa si sa è più facile ma se, chi gioca fuori casa non se ne accorge, peggio per loro. Nè a noi va di appostarci nella curva degli ospiti. Preferiamo i distinti.
Poi chiudo: l’informazione italiana ha una malattia grave ma anche se avesse il cancro varrebbe la pena di provare a guarirla perché, se qualcuno ci riesce, tutta la società migliorerebbe di conseguenza. L’occasione, infatti, fa l’uomo ladro, figuriamoci quando i guardiani sono quasi tutti “complici” o assenti.
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In effetti quando la confusione regna le cose buone scompaiono ed i cittadini di conseguenza si dividono nella polemica. La massima divisione di liste in questa tornata ne e’ la prova provata. Un vecchio gioco, un sottile gioco, dove i piu’ scaltri riescono a non dire cosa ci sarebbe da dire. Soprattutto non c’e l’arbitro.
Illazioni, presunzioni e tanto, tanto, millantare.
Potrei scrivere qui la mia storia politica, segnata da battaglie senza mai chiedere nulla ma poco conta. L’importante e’ credere in qualcosa potrebbe cambiare.
Benito Rossi
L’altra sera ho ascoltato alcuni passaggi di un “comizio” fatto da Lama (segretario CGIL) intorno al 1974. Beh, i toni non erano diversi da quelli usati negli ultimi anni. La violenza verbale, e le sciocchezze ideologiche, erano le stesse ripetute dalla CGIL di Cofferati (a ridosso dell’omicidio Biagi), da quella di Epifani (che, oltre agli altri, ha messo a rischio il lavoro degli operai FIAT) e da quella di Susanna Camusso (che con soddisfazione prende atto della condanna a 16 anni dell’AD della Thyssen). E che dire dell’involuzione della Bindi? Con la vecchiaia il livore ed altre negatività si sono… Leggi il resto »
Mi piace replicarti ma stavolta non capisco il senso del tuo commento. Se non altro perché mi sembra fuori tema rispetto alle mie considerazioni principali
Direttore. mi meraviglio di lei che non comprende il commento, ma come, non sa che in Italia c’è stata una dittatura sovietica per 60 anni? Comunque, scHerzi a parte, il suo articolo è pienamente condivisibile, mi piacerebbe però ricordare che, questo parlamento, in teoria, dovrebbe essere stato il migliore in assoluto, poichè, per la prima volta nella storia della Repubblica, erano spariti i comunisti!
C o K faccia sciegliere al commentatore
Guandam, tutto questo per dire che anche la Bindi è diventata una pericolosa comunista, che il comunismo è il male assoluto e che per combattere il quale qualunque nefandezza viene fatta è necessaria. Sono ventanni che si giustfica lo sfascio e la decadenza in ogni settore con questa motivazioni grazie alla stampa amica compiacente. Io nonostante tutto rimpiango la prima repubblica la cui moralità non ha paragoni a quella di oggi, in cui tutto veniva fatto nel bene o nel male in nome della P come Politica. Oggi tutto viene fatto in mome dell’ IP interessi personali, con un manipolo… Leggi il resto »
Nazzareno…uno splendido articolo, una splendida riflessione!!
Non ricordo bene, ma penso che De Nicola, alla fine del suo mandato rifiutò il vitalizio (o buonuscita ….) perché non era giusto nei confronti di tanti italiani (e mi sembra che l’assegno non fosse di una cifra spropositata).
Sbaglio?
Come canta Battiato “Povera Italia”
Prendo spunto dal commento di Giovanni Marucci per una riflessione ed una proposta. Vitalizi, stipendi da nababbi, benefit vari non sono una condanna inappellabile per il parlamentare. Non so se De Nicola rifiutò la pensione ma di certo so che a leggi attuali per un deputato o consigliere regionale e via dicendo è possibile rinunciare a questi benefici extra ordinari come scelta politica netta, come fatto in concreto da un paio di consiglieri regionali dell’emilia romagna (non dico il gruppo ma per chi frequenta la rete è noto). La proposta è di chiedere, ad esempio attraverso rivieraoggi, a coloro che… Leggi il resto »