SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sono stati condannati a un anno e quattro mesi (pena sospesa), gli albanesi autori della rissa avvenuta il 25 maggio all’interno di un bus di linea in Viale De Gasperi. Erano stati accusati di rissa, lesioni personali e interruzione di servizio pubblico e al processo hanno patteggiato la pena con tutti i benefici di legge. Saranno liberi con la consapevolezza che il prossimo sbaglio verrà pagato a caro prezzo e forse anche con la detenzione.

I giovani imputati K.P.,K.X. e S.N., da tempo sono a San Benedetto. Sono di origine albanese e hanno tutti un permesso soggiorno. Lavorano e vivono insieme a due passi dal luogo in cui sono avvenuti i fatti. Di loro si sa poco, a parte che fino ad oggi 15 aprile, risultavano essere ancora incensurati, e che per rivalità ancora sconosciute sono finite in una bufera giudiziaria terminata con un processo lampo.

Per loro il legale Simone Matraxia, in apertura del dibattimento ha avanzato le richieste di patteggiamento che la corte e il Pm hanno accolto senza opposizioni. Nessuna deposizione in alula, nonostante ci fosse una schiera di testimoni che avrebbero visto la scena in prima persona, come nessun rinvio vista la natura speciale del rito.

Una udienza molto veloce quindi, alternata solo dalla visione di un plico consegnato dai militari dell’Arma alla corte del giudice Giuliana Filippello, contenente alcune spranghe di ferro (20 centimetri circa) ancora imbrattate di sangue e un giubbotto nero. Tutto materiale sequestrato durante le fasi di arresto avvenuto il 25 maggio scorso.

Secondo l’avvocato Simone Matraxia, difensore dei giovani imputati: “I ragazzi hanno avuto modo di capire la lezione e spero che potranno dimostrare di meritare l’opportunità ricevuta dalla legge”.

Sulle spalle di questi poco più che ventenni non cala un aministia, ma una condanna che rimane sospesa. Se dovessero ignorare tutto ciò, sicuramente la legge non sarà più così clemente con loro.