SAN BENEDETTO DEL TRONTO – C’è recessione nei consumi: da un anno all’altro ha dovuto rinunciare a qualcosa, nella necessità di ridurre il volume dei propri acquisti, il 47% di un campione statistico, per il 35% del quale si è trattata di una riduzione lieve, mentre per il 12% è stata forte.

Sono stati presentati il 28 marzo presso la Galleria Calabresi i dati della ricerca sui consumi della città di San Benedetto realizzata dall’IIRIS (Istituto Italiano Ricerca Informazione Statistica) in collaborazione con la Confcommercio di Ascoli Piceno, con il patrocinio di Comune di San Benedetto, Provincia Ascoli Piceno e Camera di Commercio.

Il direttore responsabile dell’Iiris Vera Mascaretti ha illustrato i dati raccolti attraverso la somministrazione di un questionario sottoposto a un campione rappresentativo della popolazione locale, stratificato per genere e fasce d’età (metodo PAPI).

La situazione economica che scaturisce dall’indagine rispecchierebbe grossomodo la realtà nazionale, dividendo quasi per metà cittadini in condizioni di disagio più o meno forte, dai cittadini in condizione stabile o di miglioramento rispetto al passato.

Il 56% circa degli intervistati ha ridotto quest’anno le spese per i regali, il 66% ha acquistato meno articoli, rivolgendo più attenzione al periodo dei saldi e rivolgendosi a punti vendita più economici, il 50% ha tagliato le spese per il tempo libero. Nella necessità di fare economia per arrivare alla fine del mese non potendo rinunciare ai beni di prima necessità (generi alimentari, vestiario, benzina) si rinuncia quindi a viaggi e vacanze e ad eventi in ambito culturale.

Ma dove fanno la spesa i sambenedettesi? Per la spesa alimentare la fanno da padrona supermercati ed ipermercati (la risposta “spesso” è stata indicata rispettivamente dal 47% e 42% degli intervistati), mentre ad approfittare “spesso” della comodità delle botteghe di quartiere è solo il 14,6% del campione. Alta è risultata la componente dei fruitori occasionali degli hard discount (32,5% vi si reca “qualche volta”).

Per quanto concerne l’acquisto di abbigliamento, accessori moda e pelletteria, si ripete con maggiore frequenza l’abitudine a comperare assiduamente nei centri commerciali, che spesso sono quelli fuori dalla nostra Provincia. Non si reca “mai” a fare shopping nei negozi del centro il 27,4% del campione, “qualche volta” il 50,2% e “spesso” solo il 14,3%, mentre a sorpresa la fruizione di quelli del centro cittadino diminuisce con l’aumentare dell’età. Ancora bassa l’abitudine a ricorrere all’e-commerce per lo shopping: si avvale delle opportunità offerte dalla Rete solo il 29% del campione.

Entrando nel dettaglio della customer satisfaction rispetto alle tipologie commerciali, dall’indagine emerge la consapevolezza che la qualità del prodotto è offerta principalmente dai negozi del centro (76, 6% di giudizi ottimi e buoni); ma la qualità è percepita anche nei prodotti venduti nei centri commerciali (72,8% di giudizi ottimi e buoni). Valori più alti li ottiene la grande distribuzione in merito alla convenienza dei prezzi (76,7% vs 34% dei negozi del centro città) e all’assortimento dei prodotti (70,6% contro il 57% circa dei negozi del centro città).

Giudizi buoni sulla capacità dei commercianti del centro di fidelizzare i clienti da parte del 30,3% degli intervistati, anche se il dato è superato di cinque punti percentuali (35,3%) da quelli dei centri commerciali e da nove punti percentuali dagli ambulanti del martedì e del venerdì (39,8%). Anche sui giudizi più eccelsi si riscontra una sostanziale differenza fra le attività del centro e quelle degli altri punti vendita. Insomma, la fidelizzazione non è più considerata prerogativa dei commercianti di professione.