OFFIDA – “La storia va costruita e studiata attraverso le testimonianze dirette conservate all’interno dei musei -spiega l’insegnante Dina Bartolini – responsabile e coordinatrice del progetto di storia locale presso la Scuola Primaria Moretti di San Benedetto e da questa convinzione nasce l’esigenza di portare i bambini in visita al museo”.

“Abbiamo scelto il Museo Archeologico di Offida – riferisce l’insegnante – dopo essere venuti a conoscenza dei musei e delle attività didattiche organizzate dai Museipiceni nel corso di un incontro dedicato al rapporto museo-scuola che si è svolto a settembre, a Grottammare. Stiamo portando avanti un lavoro approfondito sulla civiltà picena e dopo essermi messa in contatto con la responsabile dell’attività didattica, che è anche venuta a scuola a darci tutte le informazioni  e a capire le nostre esigenze in relazione al programma scolastico, abbiamo ritenuto più adatto il laboratorio di archeologia nel museo di Offida”.

“Prima della visita, prosegue l’insegnante –  è stato fatto un lavoro di preparazione in classe volto a spiegare cos’è un museo, quali sono le regole che il visitatore è tenuto a rispettare e qual è la differenza tra museo e mostra. Successivamente la classe è stata divisa in gruppi e a ciascun gruppo sono state consegnate delle schede di osservazione delle fonti che i bambini hanno in parte compilato durante la visita al museo, annotando una serie di dati relativi ai reperti come ad esempio la tipologia, il materiale, l’aspetto e lo stato di conservazione. La scheda verrà ripresa e rielaborata in classe, poi ci concentreremo sulle informazioni dirette e indirette tratte dalla visita di oggi per giungere alla stesura di un testo più articolato.
Questo progetto di storia locale si concluderà a fine anno con una recita che metterà in scena quanto appreso sugli usi e sui costumi dei nostri antenati piceni”.

Al termine della mattinata raccogliamo le impressioni dei bambini sulla visita e sul laboratorio didattico svolto.

Per  tutti, o quasi, non è la prima volta che visitano un museo. Con la scuola hanno già visto il Museo Archeologico di Cupra Marittima, il Museo delle Anfore e il Museo Ittico di San Benedetto. Pochi i bambini che hanno visitato un museo con la propria famiglia. “Con i miei genitori – dice Alessandra – ho visto un museo di Milano dove c’erano tutte le opere di Leonardo da Vinci”, mentre Matteo con la sua famiglia ha visitato un museo di Londra e Giacomo è andato al Palazzo Ducale di Urbino e al museo di Montefiore dell’Aso.

Sono tutti concordi nel ritenere che la visita al Museo di Offida è stata divertente, ma anche utile “perché – riferisce Valentina – abbiamo imparato molte cose”.
“Noi stiamo facendo un lavoro proprio sui piceni – prosegue Alessandra – e così lo abbiamo approfondito”, dello stesso parere Fabio che dice di aver appreso tante cose che prima non sapeva sui piceni, ma anche “perché – osserva Adriana – la visita di oggi me la posso ricordare ed è sempre bello”.

Affermano tutti che gli operatori sono stati bravi nelle spiegazioni, Fabio sottolinea inoltre la bravura di chi ha ritrovato i reperti e di chi li ha posizionati all’interno del museo.

Giacomo si spinge ad affermare “questo museo mi è piaciuto molto, sia per l’aspetto archeologico sia artistico che organizzativo”.

Alla domanda “cosa ti è piaciuto di più della visita di oggi?” le risposte variano dai vasi alle armi, ai frammenti di ossa, ai gioielli, ma in generale la cosa che è piaciuta di più è stata la simulazione dello scavo archeologico perché oltre a capire come si scava e come si documentano i reperti, “abbiamo provato la stessa sensazione di quella degli archeologi” – spiega Francesca.

La classe dimostra di aver acquisito un linguaggio specifico, seguendo con attenzione le spiegazioni degli operatori, e di aver appreso i contenuti presentati. In  particolare Alessandra ha imparato che le donne picene indossavano gioielli, Matteo dice di aver capito come si scava per trovare i reperti e come facevano i piceni a fabbricare i vasi, Daniela, che timidamente arrossisce alle domande, dice di aver imparato a cercare i reperti e a studiarli, Francesca a classificarli, mentre Stefano ha appreso come vivevano i piceni, le loro usanze, cosa fabbricavano gli artigiani e quali armi usavano.

Ed ecco alcune risposte, date senza alcuna esitazione, alla domanda “che cos’è un museo?”:

Matteo: “un’esposizione di reperti trovati da una o da più di una persona”

Adriana: “per me è un luogo dove sono esposti dei reperti, degli oggetti di valore antico”

Daniela: “il museo è un luogo dove si raccolgono i reperti archeologici oppure le opere d’arte”

Giacomo: “un museo secondo me è una cosa bella, una specie di abitazione dove vi sono esposte opere d’arte o anche reperti archeologici”.

Valentina: “una raccolta di reperti che vengono trovati dagli archeologi che poi informano i proprietari del museo per farli mettere lì dentro”.

Samuele: “un edificio fisso dove vengono raccolti i reperti”

Stefano: “un museo è un luogo dove si possono osservare i reperti della civiltà da cui siamo nati e dove possiamo conoscere le nostre usanze”

I genitori e nonni saranno i primi destinatari del loro racconto e le persone con le quali vorrebbero tornare a visitare il museo “per fargli vedere che cosa ho visto oggi e che cosa hanno fatto i piceni” dice Francesca, c’è poi chi come Stefano oltre che con la sua famiglia vorrebbe tornarci anche con gli amici e con i loro genitori.

Si dimostrano tutti curiosi di conoscere altri musei perché in essi, spiega Adriana “sono esposti i reperti antichi e puoi riscoprire quello che facevano gli uomini in età antica”.

I bambini sembrano essere consapevoli dell’importanza del museo  ed effettivamente le testimonianze in esso conservate sono validi strumenti per esplorare il significato dell’avventura umana e per acquisire la consapevolezza di appartenere ad una comunità.

L’attività didattica museale oltre ad essere un modo per trasmettere e per far acquisire contenuti è utile alla formazione della propria identità culturale e al riconoscimento del valore delle diversità.