dal settimanale Riviera Oggi numero 857 in edicola
nota: nei due giorni in cui l’articolo è stato disponibile in edicola, ho ricevuto critiche, apprezzamenti, sollecitazioni. Insomma, opinioni. Alle quali intendo dare un feedback, aggiungendo alcune considerazioni aggiuntive rispetto al pezzo uscito in edicola martedì 8 febbraio, per chiarire alcune mie opinioni che forse sul cartaceo non erano così chiare. Per mia colpa (o.p.)
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Non vogliamo essere i beppegrilli di turno, non ci piace la demagogia e il “così fan tutti”. Ma è difficile non essere quantomeno pessimisti e fieramente sfastidiati dopo aver assistito al consiglio comunale di venerdì sera.
Dopo aver eletto Dante Merlonghi e Gabriele Pompili come rappresentanti del Comune di San Benedetto nel Piceno Consind (“baraccone” in perdita da anni, che non si sa se chiudere o meno, ma intanto mettiamoci qualcuno dentro, che male non fa, soprattutto a quei qualcuno), bisognava scegliere se indire o meno il referendum consultivo sulla cosiddetta Megavariante, richiesto a suon di firme dal Comitato Prg a Crescita Zero.
Una cosa abbastanza semplice, eppure il parlarsi addosso e gli intestardimenti hanno complicato tutto. C’era un quesito, leggendo il quale 4300 e oltre persone hanno messo la loro firma. Quesito contestabile finché si vuole (la necessità della sintesi non aiuta la chiarezza, si poteva fare meglio mettendo più dettagli e meno giudizi di valore) ma amen. La proposta fatta dall’amministrazione comunale era bizantina. Fra momenti grotteschi, delibere stampate con tre alternative dentro manco fossero un romanzo postmoderno di quelli in cui decidi tu la trama. E poi sconfessate dal sindaco adducendone la stranezza a una sua svista puramente formale.
Proposte di quesito venute dalla maggioranza in cui si parlava ancora della Fondazione Carisap, argomento ormai in archivio, del tutto inattuale visto che l’area per la agognata Grande Opera è stata offerta tramite altri percorsi rispetto alla Megavariante.
Ma invece nella cerebrale interpretazione compiuta sul quesito dalla maggioranza si parlava proprio di questo, della Fondazione, invece che delle cubature edili e delle opere pubbliche da ricevere in loro cambio. Ma non bisognava rispettare il quesito su cui si è fatta la raccolta firme? Se uno ha firmato su quel quesito, è corretto fare il referendum con un altro quesito?
Complicazioni del semplice. Ci sono volute quattro ore, sommovimenti, ipertensioni cardiache, dispute in punta di fioretto dialettico per giungere a un compromesso, a un quesito ridotto all’osso che suona così:
“Volete voi che l’amministrazione comunale dia attuazione alla delibera consiliare numero 113 del 2009?”.
Niente male, snello e asciutto, starà agli schieramenti di opinione tradurre i burocratici numeri in concetti politici. Bene, ma non ci si poteva arrivare prima?
Ora il Comitato Prg a Crescita Zero il referendum lo vuole fare subito, il sindaco no, dice di rinviare tutto a dopo le elezioni, perché la Megavariante sarà il primo tema nell’agenda del nuovo sindaco, chiunque esso sia e qualunque idea abbia in merito.
I tempi tecnici per farlo ci sarebbero, ma sono stretti. Il sindaco ha il pallino in mano, se non lo indice non si fa nulla. E non lo indirà.
La questione non ci pare così fondamentale. Modesto parere personale, per carità. Nella cabina elettorale, a maggio, se il cittadino non gradisce Gaspari e le sue varianti non avrà che da non votarlo. E poi, qui davvero si chiede di votare su un qualcosa che ancora non c’è, che ci potrebbe essere oppure no.
Trattasi di battaglia politica. La Megavariante cos’è in fondo? E’ un atto urbanistico che il consiglio comunale, se vorrà, potrà ratificare non prima di sei mesi, un anno. Fra ricorsi pendenti e giudizi di rispondenza al bando che ancora gravano come una spada di Damocle sull’unica proposta pervenuta in Comune per lo scambio cubature da costruire/opere pubbliche.
Si dirà: il significato del referendum è eminentemente politico. Se fatto prima delle elezioni, lo è ancor di più. Si dirà: “con il referendum chiediamo alla gente se ritiene giusto barattare il territorio rimasto libero con le opere pubbliche”. Obiezione rispettabile, però è anche vero che un referendum che chiede di esprimere pareri su un concetto “assoluto” rischia di essere dispersivo e anche poco appetibile dai potenziali votanti. Concetto “assoluto”, sì. Come si fa a dire che in assoluto è riprovevole concedere cubature a un privato che ti costruisce un’opera pubblica? Si possono dare dei casi in cui lo “scambio” sia conveniente per il Comune? Oppure no? Secondo chi scrive, ci possono essere scambi vantaggiosi per la collettività e scambi meno vantaggiosi se non esiziali. Per questo, ed è sempre un modesto parere, il referendum sarebbe più incisivo una volta che si conosceranno appieno i dettagli e la fattibilità tecnica e legale della Megavariante.
Trattasi di battaglia politica. Ci aspettano tre mesi di campagna elettorale. Chi ha energie e cervelli, spenda i propri concetti, le proprie visioni, i propri giudizi sulla Megavariante. Guardando anche oltre il proprio naso, ci permettiamo di suggerire, perché consumo del territorio vuol dire anche devastazione di una collina con gli impianti fotovoltaici a terra. O depositi di rifiuti, incustoditi e pericolosi, che rischiano di inquinare un canale che porta acqua in una Riserva Naturale (parliamo del deposito fra autostrada e via Val Tiberina, la “Piattaforma Ecologica”, di cui torneremo ad occuparci a breve):
Ma non vediamo comitati e battaglie su questi temi in quella che dovrebbe essere la città leader e più dinamica del Piceno. Di sicuro, un ambiente devastato inciderebbe anche su San Benedetto.
Trattasi di battaglia politica. A prescindere dal referendum, il sindaco Gaspari sarà democraticamente giudicato fra tre mesi. Su quello che ha fatto o su quello che non ha fatto.
Ma come si fa, ora, a giudicare un qualcosa come la Megavariante che è ancora in embrione, di cui non si conosce ancora la fattibilità?
Trattasi di battaglia politica. Quale migliore agone allora che la campagna elettorale?
Noi di Rivieraoggi.it cercheremo con i nostri mezzi di garantire il massimo pluralismo di voci e di informazione sui programmi. E anche una catalogazione analitica di frasi, promesse, dichiarazioni di intenti.
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Scusami Oliver se mi permetto di fare delle puntualizzazioni sulle tue conclusioni, forse l’eccessivo tecnicismo della metria porta delle legittime confusioni a chi non è un tecnico, ed ogni approfondimento tecnico rischia di rendere la discussione ancorpiù complicata. Il comitato ha lanciato una raccolta firme sulla delibera 113 del 2009, indipendentemente dalla delibera del bando che ne è scaturito ed indipendentemente dalla risposta delle/a ditte partecipante ed i contenuti che proponeva! Al comitato non interessa ciò che proponeva il privato, al comitato interessa bloccare la delibera madre, che, anche nell’eventualità che l’ufficio tecnico dia parere negativo e bocci la proposta,… Leggi il resto »
a me sembra un’analisi estremamente lucida, come se ne vedono di rado, che mette a fuoco luci e ombre del Consiglio in questione. Analisi che si conclude, fra l’altro, con un’assunzione di responsabilità (ultime due righe) che, se sarà portata in fondo, fa onore a tutto il giornalismo seriamente inteso
Non sono avvezzo alla politica partitica ed alcuni meccanismi faccio fatica a comprenderli. Perché rimbalzare la decisione sul referendum e delibera al prossimo Sindaco? Che ha fatto di male? Gaspari ha preso questa decisione perché sicuro di essere lui e quindi tenderà di gestirla al meglio? (meglio per chi?) Riguardo al concetto “assoluto”, beh!, se non siamo arrivati all’assoluto “Stop al consumo del territorio”, manca realmente pochissimo e per pochissimo intendo pochissimo, non certo 300.000 metri cubi (all’incirca un’altra viale De Gasperi). Questo è un fatto su cui occorre decidersi perché il territorio è limitato ed anche la vivibilità ha… Leggi il resto »
Ho appena letto il commento di Rossetti.
Ha messo in evidenza un altro punto che mi era sfuggito: “…al comitato interessa bloccare la delibera madre che anche nell’eventualità che l’ufficio tecnico dia parere negativo e bocci la proposta, resta in vigore e permetterebbe altri bandi, reiterazione dello stesso etc. etc.”.
La delibera deve sparire!
Caro Oliver, la tua definizione del “surrealismo” dell’amministrazione è una definizione benevola. Abbiamo votato Gaspari anni fa turandoci il naso (alcuni con me hanno fatto anche una lista (flebile) lista civica di appoggio), ma con dei patti precisi. Non si fa urbanistica con continui strappi al vecchio piano regolatore, e occorre una visione complessiva e condivisa della futura città. Lo si è messo anche nel programma elettorale. La megavariante (e le precedenti variantucole) e successive, con le opere pubbliche presentate, sono una rottura totale con il patto stipulato con gli elettori. Tutti possono cambiare idea, ma se sono di questa… Leggi il resto »
Lei scrive: “grazie anche al caratteristico e originale sistema elettorale“. Molto poco, secondo me, dipende dal sistema elettorale, il problema è a monte e verrebbe risolto se il mio decalogo “Consigli per gli elettori” (che pubblico sul settimanale cartaceo ma che è rintracciabile anche on loine sui mie DisAppunti) venisse preso in considerazione nel momento del voto. Porterebbe ad un cambio di mentalità per la quale i cittadini non sembrano (fino a prova contraria è così) culturalmente preparati.
Grazie
Ricordiamoci che, come dicono I Nomadi in una loro famosa canzone, l’uomo non può vivere tra acciaio e cemento.
In quest’ottica la cosiddetta Megavariante assume anche un carattere anacronistico perchè c’è un desiderio sempre più diffuso di ritorno alla natura e quindi alla bellezza del territorio.
Questo non significa che chi lavora nell’edilizia dovrà dedicarsi ad altro perchè ci sono tantissimi edifici da ristrutturare e zone da riqualificare.
Spero che la politica entri presto in quest’ordine di idee.
Capire se l’indipendenza dello spacciatore di notizie è cosa possibile sarà questione per i prossimi 4.000.000 di anni, a secondo delle proprie idee politiche c’è chi scalfareggia, chi belpietreggia, chi feltrineggia, chi mieleggia e degregoreggia ma la verità è merce rara e mi guardo bene da alcuni lustri dai giornalisti che pensano di essere mediamente più bravi e più chiari di altri. Se c’è una verità in questa città è visibile solo a chi ha seguito la vicenda referendaria sin dall’inizio e dal di dentro, si dal di dentro, non vorrei elencare i dispettucci, i piccoli tranelli, le incrongruenze delle… Leggi il resto »