COLONNELLA – Una richiesta di aiuto alle istituzioni da cui si sente abbandonato. E’ una storia che indigna quella di Albino Gaspari, disabile ipovedente ed invalido civile al 100% che, nonostante le difficoltà dovute ai problemi fisici, lavora come operatore ecologico presso una cooperativa di Alba Adriatica. Una di quelle storie che quando te la raccontano ti lasciano l’amaro in bocca per la consapevolezza che l’epilogo sarebbe potuto essere sicuramente diverso e migliore, se solo ai bisogni espressi più volte da un cittadino avessero risposto con tempestività ed efficienza le istituzioni preposte.

Albino è parzialmente cieco, e per questo ha notevoli limitazioni nella vita sociale. Non può inoltre, date le sue condizioni, condurre alcun tipo di mezzo. Nonostante questo, le necessità incombente di lavorare lo costringe a spostarsi, utilizzando una bicicletta elettrica. Ha chiesto più volte ai Servizi Sociali del Comune di Colonnella e della Provincia di Teramo un servizio di assistenza per essere accompagnato in auto al lavoro. O, in alternativa, che potesse svolgere la stessa mansione di operatore ecologico nel territorio comunale di residenza, così da ridurre gli spostamenti. Ma finora non ha mai ottenuto risposta, “in un rimpallo di competenze – come lui stesso asserisce – e uno scaricabarile continuo”.

E così Albino tutti i giorni si sposta da Colonnella ad Alba Adriatica, dove dalle 7 alle 12 svolge l’attività di operatore ecologico. Percorre una strada, la sp 56, piuttosto trafficata e, in alcuni tratti, anche malandata. Una circostanza che, come lui stesso racconta, “unita al mio grave handicap fisico, mi espone ad un rischio elevatissimo per la mia incolumità. Rischio di cui sono sempre stato ben conscio, ma che ho sempre dovuto affrontare, mio malgrado, perché costretto dalla necessità di lavorare”.

Lo scorso 26 novembre però, verso le 5,50 del mattino, Albino incontra lungo il percorso una buca che non vede: sbanda con la sua bici elettrica, cade e si rompe una gamba.

Di seguito riportiamo la lettera che ha inviato alla nostra redazione:

“Chiedo alla Provincia di Teramo e al Comune di Colonnella di mettersi un solo attimo nei miei disgraziati panni,  quelli di un uomo che non ce  la fa più a sopportare le tremende ingiustizie che il mondo dei sani gli infligge ogni giorno.

Quando le istituzioni che ti dovrebbero tutelare ti lasciano da solo al tuo destino, perché oltre certi limiti non sanno andare, che cosa ti resta da fare? Protestare, perché stare zitti significa diventare complici del sistema. E a me questo non va proprio. Con questo  desidero denunciare la insostenibile situazione in cui verso da diverso tempo. Sono rimasto così: solo con il mio handicap, senza diritti, tutele e garanzie. Diritti e tutele che sono sanciti dalla nostra carta costituzionale ma che purtroppo fin troppe volte sono calpestati senza ritegno proprio da quelle persone che dovrebbero contribuire a salvaguardarle. Diritti e tutele che rischiano di diventare parole vuote se non ci si oppone a questo stato di cose.

Io rivendico i miei  diritti. Il diritto ad essere persona, innanzitutto. Perché non è possibile che una persona con un handicap come il mio, a cui è stato riconosciuto che guidare arreca un grave rischio, sia di fatto costretta a farlo, mettendo a repentaglio la propria vita, come se non valesse nulla. No, la mia vita vale, come quella di tutti. Diritto ad avere coerenza, da parte di tutti. Perché se mi  viene negata una cosa, poi non mi  si deve mettere in una  condizione tale da dover infrangere il divieto. Diritto alla chiarezza, perché lo scaricabarile è uno sport troppo praticato nel nostro paese.

Diritto al lavoro, perché per vivere in maniera dignitosa devo lavorare, e devo essere messo nelle condizioni di farlo al meglio. Questo indegno trattamento che mi tocca subire dalle istituzioni  che dovrebbero occuparsi di me, non è altro che il risultato malformato della società in cui viviamo che si definisce civile ma che, in realtà, ha perso tutti i connotati del vero senso di questa parola. Eccolo il nostro paese. Un paese in cui chi ha un disagio viene lasciato da solo, un paese in cui una persona che già deve lottare tutti i giorni con il suo handicap è costretto a farlo anche con le autorità che invece dovrebbero aiutarlo ad alleviare il suo peso, un paese in cui chi ha un problema è una seccatura, perché cosa ce ne importa a noi se lui non può andare a lavorare? Rischia di fare un incidente? Fatti suoi! Io non ci sto, perché ho una dignità, che nessuno potrà mai portarmi via. Perché sono un essere umano , che affronta le sue difficoltà a testa alta, e che proprio nel chiedere aiuto manifesta maggiormente la sua onorabilità. Perché riconosco i miei limiti, e mi rivolgo a chi è stato messo lì proprio per aiutarmi affinché mi porga la sua mano. Se questa mano mi viene negata, allora è chi rifiuta che perde dignità”.

Del caso di Albino Gaspari si stano interessando anche l’Ufficio Sindacale per le Disabilità Cisal di Teramo e alcune associazioni di categoria che, in maniera congiunta, si stanno impegnando affinchè “vengano  riconosciuti tutti i diritti alle persone disabili, sollecitando le amministrazioni di competenza a prendere sul serio la questione”.