SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Niente panico. Se ne parla da anni con un crescendo negli ultimi mesi e settimane e alla fine quello che si prediceva è accaduto: gli indirizzi numerici alla base del funzionamento di Internet, gli indirizzi Ip versione 4 (Ipv4) sono terminati. Nel senso che l’Autorità per la gestione delle risorse numeriche della Rete (Iana) ha assegnato, lo scorso 3 febbraio, gli ultimi gruppi disponibili di indirizzi ai cinque organismi responsabili per il coordinamento tecnico di Internet ciascuno in ognuno dei continenti (Rir, Regional Internet Registries).

Pensiamo a questi indirizzi Ip che si assegnano ai computer come ai numeri di targa che si abbinano ai veicoli: un veicolo una targa, un computer un Ip, un nome a dominio un Ip. Nel 1981 Jonathan Bruce Postel, uno dei padri fondatori di Internet per come la conosciamo noi oggi, propose un meccanismo (a 32 bit) capace di mettere a disposizione oltre quattro miliardi di indirizzi. L’aspetto di tali indirizzi è: 203.0.113.10. Allora sembrò una quantità rilevante e dunque le assegnazioni a quanti ne facessero richiesta erano piuttosto generose: 16 milioni di indirizzi ciascuno a Ibm, Hp, Apple, Ford ecc. Nel corso degli anni i criteri di assegnazione sono divenuti via via sempre più restrittivi: basti dire che nel corso degli ultimi mesi per l’assegnazione di appena 16 indirizzi (un milione di volte inferiore rispetto ai primi anni Novanta) occorreva, e occorre anche oggi, fornire adeguate giustificazioni.

Già alla fine degli anni Novanta ci si cominciò ad accorgere che gli indirizzi non sarebbero più bastati e dunque si concepì un diverso meccanismo (a 128 bit) e nel 1998 apparve per la prima volta la nozione di Ipv6 (Internet protocol version 6). L’aspetto di tali indirizzi è: 2001:db8:15a8:fa9d:bb1:3edf:a8c:666/128. La quantità di numeri che il nuovo sistema mette a disposizione non è paragonabile a quello precedente poiché si tratta di un numero a 38 zeri. Giusto per capirsi è una quantità di dieci miliardi di miliardi di indirizzi per ciascun abitante della Terra moltiplicata per cinque miliardi di Terre. In questo modo il problema della scarsità di indirizzi è stato superato.

L’indirizzo Ipv6, cioè quello di nuova generazione, è stato sperimentato in una rete di test a livello mondiale cosiddetta 6bone dal 2000 al 2006 per dare tempo ai costruttori di hardware e agli operatori di telecomunicazioni di adattarsi al nuovo standard. Oggi tutti i sistemi operativi sono abilitati all’utilizzo del nuovo protocollo: MacOs, Ms Windows Xp, Ms Windows Vista, Ms Windows 7, Gnu/Linux, FreeBsd, OpenBsd, NetBsd ecc. Oltre i sistemi operativi anche i servizi sulla Rete cominciano ad essere disponibili secondo Ipv6, ad esempio connettività adsl, siti web, servizi di posta elettronica. Per sapere se stiamo navigando con i nuovi indirizzi basta recarsi sul sito http://test-ipv6.com/ . A proposito, il prossimo 8 giugno 2011 sarà la giornata mondiale Ipv6 (World Ipv6 Day) durante la quale tutte le più grandi organizzazioni di Internet offriranno i loro contenuti utilizzando il nuovo protocollo.

Tornando alla notizia, dicevamo che Iana (l’Autorità centrale) ha assegnato ai Rir (organismi continentali) gli ultimi indirizzi rimasti. Dunque ora questi Regional Internet Registries hanno a disposizione ulteriori gruppi di numeri da assegnare alle organizzazioni che ne facciano richiesta motivata: solitamente si tratta di Internet service provider (Isp) o entità indipendenti come università, enti pubblici o anche aziende private.

Durante l’annuncio formale dato il 3 febbraio a Miami, negli Stati Uniti d’America, i maggiori rappresentanti della Rete si sono messi a disposizione della stampa e di altri portatori di interessi per domande e chiarimenti. Tra i presenti c’erano Rod Beckstrom, presidente di Icann (Ente senza scopo di lucro per rendere Internet sicura, stabile e interoperabile), Raúl Echeberría, presidente dell’associazione che raggruppa i cinque Rir (Nro), Lynn St Amour, presidente di Isoc (Internet Society), Olaf M. Kolkman, presidente di Iab (Internet Architecture Board). E proprio a quest’ultimo illustre personaggio abbiamo posto come RivieraOggi.it una domanda durante la manifestazione (visibile nel video disponibile a destra al minuto 38 e 40 secondi).

Ci prepariamo ad una lunga coesistenza del vecchio e del nuvo protocollo. Quanto durerà? Intendo dire: per quanto tempo vedremo ancora indirizzi Ipv4 in giro, per altri cinque, altri dieci o altri venti anni?

“Non ho la sfera di cristallo – esordisce Olaf Kolkman scherzando – ma più seriamente posso dire che sarà questione di decenni poiché fino a quando ci sarà qualcuno in giro con vecchi dispositivi basati su vecchi indirizzi occorrerà utilizzare dei meccanismi di transizione per poter essere in grado di inter-comunicare. Spero comunque che gli indirizzi Ipv6 supereranno i vecchi nel giro di dieci anni”.