SAN BENEDETTO DEL TRONTO -Avete un hotel e intendete ampliarlo beneficiando dei bonus previsti dal Comune di San Benedetto? Secondo la Provincia di Ascoli, vi conviene aspettare tempi migliori, perchè quei bonus si baserebbero sul nulla giuridico. Questo lo dice Piero Celani.

Ma il Comune replica e dice agli imprenditori di stare tranquilli, non ci sarebbe vuoto normativo, perchè il Comune ha pieno diritto di fare norme urbanistiche di questo tipo e non c’è Provincia che tenga.

Insomma, è ancora muro contro muro, è ancora “guerra di religione”. Proviamo a capirci di più e a farvi capire di più.

Dopo la prima pronuncia del Tar Marche che ha negato la sospensiva dell’atto del Comune, prosegue lo scontro sul tema della ormai famosa variante all’articolo 29 destinata a concedere benefici volumetrici agli imprenditori intenzionati a trasformare palazzine residenziali in hotel o residence turistici.
“Noi non siamo contrari nel merito, nè intendiamo mettere i bastoni fra le ruote agli imprenditori sambenedettesi” dicono il presidente della Provincia Piero Celani e il suo vice Pasqualino Piunti.
La questione è formale, dunque, ma mai come in questo caso la forma ê sostanza.
Per la Provincia, gli imprenditori del settore alberghiero non potrebbero presentare i loro progetti edilizi di ampliamento. Perché? Per il fatto che il piano urbanistico che sta a monte dei progetti non esisterebbe affatto, non sarebbe proprio in vigore.
“Dal 6 ottobre del 2009, da quel giorno il Comune ha perso tempo, non approvando l’atto in consiglio comunale e prendendo tempo, per poi usare il meccanismo del silenzio assenso. Per noi la variante non è valida” dice un Piero Celani con il fuoco negli occhi, arrabbiato sul serio dopo gli attacchi giunti da San Benedetto.

Astrusità burocratiche? O peggio, bastoni fra le ruote alle imprese? Macchè, dice Celani: “Io sono vittima di quel sistema – afferma l’esponente Pdl – quando ero sindaco di Ascoli la Provincia mi ha annullato una delibera di consiglio comunale, fu una mostruosità giuridica, la Provincia può annullare i permessi edilizi, non i Piani urbanistici. E proprio per questo abbiamo fatto il ricorso al Tar. Non ho voluto che la mia Provincia ripetesse lo stesso errore. Abbiamo fatto il ricorso in quanto San Benedetto ha ritenuto approvato il suo Piano solo per mezzo della ratifica di un dirigente del Comune”.
Per mezzo, aggiunge Celani, di una interpretazione sui generis del silenzio assenso.
Tecnicismi poco comprensibili? Forse, ma la polemica si fa rovente, e uno degli atti su cui la giunta Gaspari punta di più, pensato per frenare la cosiddetta “emorragia” degli hotel che vengono chiusi o resi dei residence, rischia di essere una arma scarica, un foglio di carta platonico senza implicazioni concrete.
Ora la Provincia annuncia che considerà non validi i permessi edilizi. Ma dietro a un ripensamento di viale De Gasperi, con annullamento della prima delibera, riapprovazione, nuova revisione della Provincia, entro pochi mesi si potrebbe tornare in una situazione normale.
Peccato che ci sono le elezioni di mezzo, e mancherebbero i tempi per questa ipotesi.
Ma da San Benedetto non pare si scenda a più miti consigli. Sentite cosa dice il consigliere comunale del Pd Fabio Urbinati: “Il TAR si è pronunciato in maniera molto chiara. La competenza a legiferare in materia di urbanistica spetta alle Regioni e che le Province devono solo vigilare sul rispetto di quelle norme. La Provincia aveva già chiesto un parere alla Regione, sulla correttezza del nostro operato, e l’ufficio legale della Regione aveva dato ragione a noi. Il TAR non ha ravvisato alcuna urgenza nell’esaminare un ricorso così specioso e inconsistente, nato solo ed unicamente per ragioni politiche. In un colpo solo, la Provincia ha fatto di una questione tecnica una battaglia politica, e appiattito la sua politica su questioni tecniche. I cittadini, nel frattempo, aspettano risposte concrete, È irritante che in un momento di crisi, politici ottusi lavorino per appesantire ulteriormente il territorio e frenare chi vuol muoversi, anziché collaborare ad un tentativo di risposta alla crisi economica. Oggi Celani e Piunti minacciano addirittura di impugnare di nuovo dinanzi al TAR i singoli progetti degli albergatori. Bene, in questo modo, almeno, verrebbero allo scoperto. Il coraggio di revocare l’atto del Comune non l’hanno avuto a suo tempo, ora dovrebbero dimostrare quello di guardare negli occhi ogni singolo imprenditore e dirgli che “questo investimento non s’ha da fare, né ora né mai”. Con tutti i lavoratori del turismo ad assistere.