MARTINSICURO – Il Tar dell’Aquila rigetta il ricorso presentato dal Centro Affari “Il Grillo” e la richiesta di risarcimento di 17 milioni di euro. Tira un sospiro di sollievo il Comune di Martinsicuro e si lascia alle spalle la faraonica cifra che incombeva minacciosa come probabile  causa di bancarotta per l’Ente.

La sentenza, depositata il 18 gennaio, è solo l’ultimo atto di una lunga vicenda iniziata una decina di anni fa con la realizzazione del complesso commerciale a Villa Rosa, e che ancora oggi si trascina nelle aule di Tribunale in contenziosi tra la proprietà da un lato e il Comune dall’altro.

Il ricorso al Tar presentato dall’avvocato della società Tonino Cellini chiedeva l’annullamento, previa sospensiva, del provvedimento con cui il Comune disponeva in autotutela il parziale annullamento dei permessi a costruire nel Centro Affari.

All’origine dell’intera vicenda ci sarebbero presunte irregolarità inerenti la cubatura realizzata (20mila metri quadri di superficie calpestabile, autorizzati con una delibera di consiglio comunale nel 2003, che però sarebbero in contrasto con i 12mila previsti nel progetto originale e con quanto indicato nel Piano Regolatore). Nel 2009 il Comune effettua un collaudo parziale di soli 12mila metri quadri, con diversi immobili che restano esclusi e non possono procedere all’apertura. Ma sulla vicenda del Grillo è in corso anche un’indagine della Forestale, che a marzo 2010 dispone il sequestro preventivo proprio di quelle strutture che corrispondono alla superficie eccedente rispetto al progetto originario. Il Comune nel frattempo aveva disposto in autotutela anche l’annullamento dei permessi a costruire per la superficie eccedente, ma la società aveva pagato già tutti gli oneri di urbanizzazione, Ici compresa per i 20mila metri quadri costruiti, dal 2008 ad oggi.

Il ricorso al Tar è stato presentato pertanto dalla società a fine luglio 2010, con la richiesta di annullare il provvedimento del Comune che bloccava i permessi a costruire, e con il risarcimento danni quantificato in 17 milioni di euro, dovuto sia ai ritardi accumulati nell’apertura del Centro (e quindi ai mancati introiti), che alla superficie prima costruita con le dovute autorizzazioni del Comune e poi contestata dallo stesso. Richiesta però rigetatta dal Tribunale Amministrativo, che ha ritenuto il provvedimento di autotutela messo in atto dal dirigente Martone (la revoca del permesso di costruire per una parte degli immobili) “un primo step procedimentale”, ossia un atto pressochè dovuto. Una prima fase alla quale, ancora, non sono seguiti i passi successivi, cioè atti concreti che vadano a suffragare la decisione del responsabile di settore.