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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Se qualcuno aveva dei dubbi che l’Italia non avesse un “manico” adeguato alle politiche Estere, eccolo servito. Franco Frattini, il Ministro italiano, esiste, e vigila. Julian Assange, giornalista australiano, creatore di Wikileaks, il sito giornalistico che sta pubblicando i documenti della diplomazia U.s.a., è stato appena arrestato e il ferreo Frattini ha mostrato il duro polso italiano sulla vicenda: “”Era ora. L’accerchiamento internazionale ha avuto per fortuna successo. Assange ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali. Mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono”. E’ in buona compagnia, dagli Stati Uniti Robert Gates, segretario della Difesa, ha commentato: “L’arresto di Assange è una buona notizia”.

Si dà il caso che – per ora – Assange sia accusato di stupro (tutto da verificare, ovviamente) e un ministrino degli Esteri che esulta per l’arresto di un giornalista violento è cosa che, a rigor di logica, non ha alcun legame. Le parole di Frattini sono dunque la prova provata che non di stupro qui si disquisisce, ma di un bavaglio mondiale sui nuovi poteri dell’informazione. Colpire Assange per zittire il mondo. L’lncredibile Frattini l’aveva già detto: “Assange vuole distruggere il mondo, è l’11 settembre della diplomazia”.

La paura ufficiale è necessariamente progettata” scrive Zygmunt Bauman. Non vorremo che Frattini e company, tanto timorosi che documentazioni vere siano lette e valutate dai cittadini, stiano preparando una nuova Inquisizione.