MONSAMPOLO DEL TRONTO – Il fotovoltaico arriva anche sulle colline di Monsampolo. Non è stata una sorpresa piacevole per gli abitanti di Valle Cecchina (zona a ridosso della cantina sociale), che hanno visto sparire velocemente anche l’ultima zolla di verde sotto i 3300 pannelli che compongono un campo fotovoltaico di 792 Kilowatt; l’ennesimo a cavallo tra Acquaviva, Monsampolo e Monteprandone.

La proprietaria del terreno ha infatti ceduto il diritto di superficie ad una società che vi ha costruito il maxi-impianto, deturpando la visuale di tre abitazioni e facendo insorgere tutta la Valle.

Come spiega Gesidia Michelangeli, portavoce degli abitanti di Valle Cecchina, ai microfoni di Luca Moriconi del Tg Marche, approdato a Monsampolo sabato 27 novembre per ricostruire la vicenda, i proprietari dei terreni confinanti apprendono del parco di pannelli solari in costruzione solo ai primi di agosto con l’arrivo delle ruspe. A nulla è valsa una diffida firmata dalle 50 famiglie della zona per impedire la prosecuzione dei lavori e difendere l’immagine agricola e turistica del territorio.

A questo punto entra in gioco l’avvocato Gabriella Ceneri, legale dei residenti della Valle, la quale, dopo avere fatto richiesta di accesso agli atti, si accorge che ben altri quattro impianti fotovoltaici erano stati autorizzati dal Comune nella medesima zona (tra Valle Cecchina e Contrada Valloni). Da qui al ricorso al Tar da parte delle tre famiglie confinanti il salto è breve.

Le ragioni del ricorso sostanzialmente si basano sulla presunta illegittimità della procedura seguita per il rilascio dei permessi di costruire e sul mancato coinvolgimento dei cittadini, “in questa pianificazione del territorio che ha di fatto sostituito una pianificazione urbanistica”, dice l’avvocato.

“il decreto legislativo 387 del 2003 – prosegue – che ha attuato e recepito la direttiva Cee numero 77 del 2001, in tema di energie rinnovabili, prevede che gli impianti fotovoltaici non integrati su terreno agricolo possano essere realizzati solo grazie a due tipi di autorizzazioni: la procedura semplificata a mezzo Dia per microimpianti non superiori ai 20 kilowatt e, per tutti gli altri, la procedura dell’autorizzazione unica, che prevede, tra l’altro, l’indizione di una Conferenza dei servizi da parte della Provincia, per valutare tutti gli interessi in gioco. Lo stesso decreto dice inoltre che la localizzazione degli impianti deve tenere conto della normativa di sostegno all’agricoltura“.

Nessuna di queste prescrizioni – sempre secondo l’avvocato – sarebbe stata rispettata, in quanto siamo in presenza di un permesso di costruire arrivato peraltro proprio il 16 luglio, giorno in cui la Provincia delibera le famose linee guida contro il ‘pannello selvaggio’, prevedendo che nelle zone classificate come agricole dagli strumenti urbanistici sia consentita la costruzione di impianti fotovoltaici non integrati di potenza fino a 50 kilowatt.

La Ceneri cita anche la legge 241/90 sulla trasparenza dell’agire amministrativo. “Non è stato rispettato il principio di trasparenza e buona amministrazione. La comunicazione di avvio del procedimento doveva essere data anche ai cittadini contro-interessati per metterli nelle condizioni di partecipare ad un procedimento dal quale avrebbero potuto riportare effetti sfavorevoli”.

“Non siamo contro le energie verdi – precisa Gesidia Michelangeli -, ma non vediamo perché questi impianti non debbano essere installati su siti industriali o terreni dismessi, anziché deturpare le nostre colline”.

Inoltre, questo maxi-impianto – continua – “ha causato un notevole deprezzamento del sito, chi verrebbe ad acquistare un terreno in aperta campagna se intorno non resta che una zolla di verde?”.

Questa la posizione dei residenti di Valle Cecchina. Ma l’Amministrazione comunale cosa dice?

Siamo andati a parlare con il responsabile dell’Ufficio Tecnico, Mario Plebani, che ha curato la procedura di rilascio dei permessi di costruire. Presente anche il vicesindaco nonché assessore all’Urbanistica Giacomo Ulissi.

Noi abbiamo seguito la procedura prevista dalla normativa e sarei stato ben lieto di spiegarlo ai microfoni del tg Marche, sabato mattina, se non fossi stato avvisato pochi minuti prima dell’inizio delle riprese. Ma poi sui giornali leggo che il Comune si è negato“. Dice il tecnico.

“A marzo l’azienda in questione presenta la domanda per il rilascio dell’autorizzazione, che viene esaminata il 29 aprile con parere favorevole. L‘autorizzazione viene rilasciata il 16 luglio perché solo allora l‘interessato integra la documentazione richiesta per il rilascio del provvedimento. Quindi, da parte del Comune, non c’è stata una corsa intenzionale al rilascio dei permessi di costruire prima dell’entrata in vigore della normativa provinciale di restrizione al fotovoltaico, come invece è stato ipotizzato. Lo stesso richiedente ci ha sollecitato al rilascio ed avrebbe potuto citarci per danni se avessimo temporeggiato“.

Ma impianti di potenza così elevata su terreni agricoli potevano essere realizzati con il solo permesso di costruire?

“E’ la stessa Giunta provinciale a dircelo con atto numero 5 del 13 gennaio 2010, prevedendo che per impianti non integrati a terra di potenza superiore ai 20 kilowatt possa essere rilasciato il permesso di costruire. La delibera precisa, inoltre, che il pdc di competenza comunale sostituisce di fatto l’autorizzazione unica contemplata dal decreto legislativo 387 del 2003. Quindi, è solo a luglio che la Provincia cambia idea dettando le famose linee guida contro il ‘pannello selvaggio’ e ponendo il limite dei 50 kilowatt. Tanto che noi abbiamo di fatto negato uno di questi permessi proprio perché l‘intera documentazione è arrivata dopo l’entrata in vigore della normativa provinciale”.

“Poi, il 30 settembre 2010 le linee guida della Regione hanno fatto un po’ di chiarezza sulla materia, individuando le aree non idonee e demandando ai Comuni il recepimento della normativa. Inoltre, la stessa delibera precisa che tutti i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore dell’atto sono conclusi ai sensi della previgente normativa. Quindi noi abbiamo agito nel rispetto della normativa vigente al momento del rilascio“.

E sulla mancata partecipazione dei cittadini?

“La normativa urbanistica nazionale (legge 1150 del 1942) prevede, all’articolo 31, che la pubblicazione degli atti edilizi avvenga tramite affissione all’albo pretorio. Ed è ciò che abbiamo fatto, dandone notizia anche sul sito web del Comune”.