MILANO – Quanto è importante tutelare la neutralità della Rete? Si è tentato di fornire qualificate risposte al quesito posto da Mix (Milan Internet eXchange), il primario punto di interscambio di Internet tra i maggiori operatori italiani e internazionali. Il convegno/salotto ha avuto luogo il 22 novembre a Milano presso il centro congressi dell’hotel Brunn nella via più importante di Italia per le telecomunicazioni, via Caldera, in occasione del decimo anniversario di attività della società organizzatrice, Mix srl.
Alcuni tra i protagonisti internazionali dell’industria digitale, esponenti del mondo istituzionale e di quello commerciale, hanno raccolto la provocazione del tema Internet figlia di NN. “Nessuno può accampare la paternità su Internet e la neutralità è una sua caratteristica intrinseca”, esordisce nell’introduzione Joy Marino, presidente di Mix.

“È veramente figlia di nessuno?”, rilancia agli ospiti il moderatore dell’incontro, Enrico Pagliarini giornalista di Radio24 / Il sole 24 ore.
Il primo a rispondere è Martin Bailey, funzionario della Commissione europea che si occupa in particolare di net neutrality. “Su questo tema abbiamo condotto una consultazione pubblica che è terminata a settembre. Stiamo riordinando le risposte di più di trecento soggetti e abbiamo già osservato come ci sia un largo consenso sul fatto che Internet venga da un lato apprezzata come un fenomeno mondiale, ma dall’altro si manifesta preoccupazione, soprattutto da parte delle associazioni di consumatori, su come debba essere gestito il traffico, su quale sia la qualità minima del servizio. Come Commissione europea abbiamo imparato molte cose da tutto ciò e ci stiamo orientando verso l’obiettivo di supportare una Rete aperta in grado di aumentare la qualità e definire una procedura snella per cambiare operatore nel caso in cui si incontrino problemi. La Commissione dovrà riportare al Parlamento europeo lo stato della consultazione sulla net neutrality entro la fine dell’anno.”

Sollecitato dal moderatore ad esprimere una opinione se le regole attuali siano sufficienti per garantire una vera neutralità della rete, Martin Bailey risponde: “Al momento dobbiamo aspettare e vedere quello che succede: dobbiamo soprattutto evitare che il Parlamento prenda delle decisioni affrettate sul tema, poiché sarebbe anche peggio. Auspichiamo che il mercato pervenga ad una soluzione autonomamente e solo nel caso in cui ciò non avvenisse, si procederà ad una nuova regolamentazione”.
Dello stesso avviso Nicola D’Angelo, membro della commissione per le infrastrutture e le reti presso l’Autorità garante per le comunicazioni. “Non c’è un vero dibattito in Agcom”, spiega D’Angelo, “ma aldilà di questo sarebbe bene non fare guai pur di intervenire con regole e provvedimenti che non portano benifici al sistema”.

Vittorio Bertola, fra le mille attività anche animatore di NNsquad Italia, associazione per difendere la neutralità della rete, pone dei dubbi circa l’orientamento espresso dalla Commissione europea e dall’Agcom: “Mi stupisco del fatto che la Commissione europea dica che starà a vedere come si svilupperà il mercato. Non sono convinto che sia sufficiente la sola concorrenza. Ad esempio per quanto riguarda la stampa il rapporto di Freedom House (un’organizzazione indipendente che osserva l’espansione della libertà nel mondo, ndr) dimostra quanto sia peggiorata l’Italia in assenza di regole (nel 2010 è 72ma nel mondo e ultima in Europa). Successivamente Bertola risponde alla domanda “Da chi è minacciata Internet?”. “È difficile estrarre un principio generale. In America la neutralità è legata più all’aspetto economico di chi gestisce la Rete. È più un principio di non interferenza, non interferenza di ogni livello con quello superiore. Senza la neutralità, negli ultimi vent’anni non si sarebbero viste innovazione e crescita. Come infatti è successo per radio e tv.” Prosegue Bertola: “Chi ha un vantaggio economico a violare la NN? Ad esempio chi si vede minacciato dalle applicazioni peer to peer e impone regole di traffico per ridurre il consumo di banda. Oppure l’operatore telefonico che filtra il traffico Voip.”

A questo proposito interviene Enrico Noseda, capo di Skype per sud Europa e Mediterraneo, dicendo che “Tutti i giorni subiamo la mancanza di neutralità. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una rivoluzione: il telefono tradizionale sembra preistoria. Oggi i dispositivi ci permettono di ascoltare musica, telefonare, guardare video, navigare in Internet. Tutto attraverso lo stesso network. È fondamentale che i network provider si mantengano neutrali rispetto ai contenuti. Invece vediamo operatori che inibiscono l’accesso al nostro sito, ai nostri servizi, applicano delle strozzature per fare in modo che la qualità del nostro servizio scada. Se, ad esempio, sei un cliente Vodafone non puoi sfruttare la nostra tecnologia”.

Insorge Andrea Marini, responsabile degli affari legali di Vodafone Italia: “Non è vero: chi paga di più può utilizzare Skype. Il cliente paga per ciò di cui ha bisogno. L’offerta di Vodafone tende ad essere trasparente su questo e le scelte sui temi strategici come la neutralità, sono uniformi per tutti i mercati europei che trattiamo.”

Marco Pancini, in qualità di rappresentante di Google Italia, ci mette il carico affermando chiaramente che: “Non dovrebbero esserci discriminazioni sull’accesso ai servizi. Massima interoperabilità e massima libertà di accesso da parte dei cittadini. La posizione di Google è: mantenere lo spirito iniziale di questa tecnologia, con il suo impatto positivo.”

Dunque l’orientamento degli intervenuti si è manifestato nel senso di dare una chiara definizione di cosa significhi acquistare un accesso ad Internet, cioè stimolare gli operatori del settore ad una maggiore trasparenza verso l’utente finale. In poche parole il consumatore, all’atto dell’acquisto di un accesso alla Rete, deve essere in grado di sapere se stia negoziando un servizio senza restrizioni (la cosiddetta full Internet) oppure un sottoinsieme di servizi (ad esempio accesso senza Skype e con peer to peer limitato).