SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Giovani, professionisti affermati, imprenditori: questi erano i clienti della cosiddetta “buona società” della Riviera delle Palme che si rifornivano di cocaina; tutti segnalati alle forze dell’ordine, che oltre a smantellare il traffico hanno sequestrato 200 grammi di stupefacente.

Dopo cinque mesi di indagini infatti la Squadra Mobile di Ascoli Piceno ed il Commissariato di San Benedetto del Tronto hanno arrestato una banda di spacciatori attiva lungo la “Riviera delle Palme”. Si tratta di Fabrizio Pasquini detto “il Cinese”, sambenedettese del 1966, Agim Carkanji detto “Luigi”, albanese del 1974 residente a Porto San Giorgio e Vladimiro Foddi detto “Miro”, del 1946 nativo di Urbino ma residente a San Benedetto.

Ancora e sempre come protagonista la cocaina destinata al “popolo della notte” rivierasca. Implicati nell’operazione che ha portato a tre arresti  un bar e una sala giochi ai quali è stata sospesa la licenza da parte del Questore per relativi 15 e 5 giorni e dove avvenivano la maggior parte degli scambi tra acquirenti e spacciatori.

L’ultimo colpo alla fiorente attività di spaccio è stato inferto nella mattinata di mercoledì 3 novembre quando sono stati arrestati tre pregiudicati . Tutti e tre destinatari di una misura cautelare in carcere per il reato di spaccio di stupefacenti, emessa dal Gip di Ascoli dott. Carlo Calvaresi, dietro richiesta del P.M. dott. Ettore Picardi.

I clienti appartenevano quasi tutti alla così detta “buona società” e si componeva di giovani, professionisti affermati ed imprenditori, tutti segnalati. Nel corso delle investigazioni sono stati arrestati in flagranza di reato due “corrieri” di droga e sono stati complessivamente sequestrati oltre 200 grammi di cocaina.

E’ stato accertato che gran parte della droga proveniva prevalentemente dal napoletano e dal vicino centro di Porto San Giorgio. Parte degli ingenti proventi dell’attività di spaccio veniva poi reinvestita nell’acquisto di ulteriori partite di stupefacente, in un vortice crescente di affari illeciti.

Gli indagati, per dissimulare la loro illecita attività, conversavano al telefono parlando di “prenotazioni”, “aperitivi” e “cene”. In un caso i riferimenti erano alla “maglia numero 1 di Gigi Buffon” e alla “maglia numero 2 di Ciro Ferrara”, lì dove i numeri stavano invece ad indicare i grammi di cocaina che venivano ordinati agli spacciatori.

In altri casi, per evitare passaggi diretti di denaro, i pagamenti della droga avvenivano o con vaglia postali o con l’utilizzo di carte di credito ricaricabili, tramite le quali venivano successivamente effettuati prelievi in contanti.

Tutti espedienti che non ha impedito agli investigatori di inchiodare i trafficanti alle loro responsabilità, accertando che quel linguaggio convenzionale si riferiva esclusivamente alla cocaina e ricostruendo anche il flusso del denaro.