di seguito vi proponiamo un articolo uscito in due puntate nella primavera 2009 sul nostro settimanale Riviera Oggi, in cui vi raccontiamo la storia di Osvaldo Capocasa, cuprense, classe 1920. Cliccando sull’icona rettangolare a destra in basso, potrete accedere al servizio video realizzato dalla nostra testata

CUPRA MARITTIMA – Sicuramente non basterà un articolo così breve e modesto per rievocare la storia e i ricordi vivissimi e lucidissimi di uno dei reduci più autorevoli della Regia Marina, che ha vissuto da protagonista e da testimone diretto alcuni eventi dell’ultimo conflitto mondiale. Si tratta del cuprense Osvaldo Capocasa, classe 1920, che abbiamo incontrato e che con grande partecipazione e gentilezza ci ha offerto alcune testimonianze straordinarie, che potremmo definire cinematografiche, perché oltre a descrivere le emozioni e i vissuti personali, descrive un quadro vivido delle azioni di guerra che lo hanno coinvolto.
Osvaldo entra nella Regia Marina nell’estate del 1940, imbarcato sul MAS (motoscafo armato silurante) 558, un mezzo potente e veloce che sondava l’Adriatico per perquisire imbarcazioni slave. Dopo un anno circa viene trasferito e la sua destinazione sarà il piroscafo Bosforo, precedentemente adibito a un uso commerciale e ora requisito e riarmato dalla Marina e utilizzato nello sforzo bellico come battello di trasporto.
L’esperienza di Osvaldo si legherà per sempre al destino di questa nave. All’inizio di novembre il Bosforo salpa da Brindisi accompagnato da un convoglio di scorta di navi tedesche ed italiane: destinazione la città libica di Bengasi, per rifornire la stremata armata italiana che al fianco dell’AfrikaKorps di Rommel è incalzata dalle truppe britanniche e neozelandesi.

All’epoca la Luftwaffe e la Royal Air Force infiammavano con cruenti duelli i cieli del Mediterraneo per conquistare il dominio dei cieli, necessario per la vittoria sui campi di battaglia. Il 6 novembre il convoglio viene attaccato da cinque bombardieri inglesi Bristol Blenheim, che sorpresi da un violentissimo e deciso fuoco di sbarramento sganciano le bombe in mare e si ritirano. Probabilmente i piloti inglesi non si aspettavano una reazione così determinata. Nella tarda mattinata dell’8 novembre il Bosforo e le altri navi procedono verso l’Africa settentrionale, con il presagio di essere state individuate. Il racconto di Osvaldo si fa vivido ed emozionante: «Li vedevamo venire verso di noi, bassissimi sul mare, gli stessi aerei del giorno prima, stavolta erano sei. Gli ufficiali non esitarono a dare l’ordine di fare fuoco contraereo: sparavamo con le mitraglie di ogni calibro, dal cannone di 147 mm non proprio adatto per il tiro contraereo a quelle di 20 mm. Uno dei bombardieri colpì il Savona, subito dopo un altro aereo inglese, rimasto indietro rispetto alla sua formazione, piombò su di noi, ma venne ripetutamente colpito ed esplose in fiamme infilandosi in mare dopo essere passato sulle nostre teste. Può sembrare strano, ma io non ricordo in questo momento di aver provato paura o terrore, la battaglia era talmente concitata, che in quegli attimi non si prova paura. La paura la provai quando ci presero prigionieri i francesi a Bordeaux, dove temetti realmente per la mia vita e quella dei miei compagni».
Capocasa prosegue: «Subito dopo ci accorgemmo, dal Bosforo, che uno degli aerei nemici si era schiantato sull’albero del Savona, accartocciandosi sul ponte. E lì morirono cinque uomini, due tedeschi e tre inglesi, di cui celebrammo i funerali il giorno dopo, nel porto greco di Navarrino. Ma l’attacco non era finito: stava arrivando una seconda ondata. Fummo colpiti, ma le bombe fecero esplodere le casse di limoni e cipolle sulla coperta senza toccare lo scafo. Nel frattempo un altro bombardiere veniva colpito dalla torpediniera di scorta e sopra di noi, un Messerschmitt 109 tedesco era accorso in aiuto e stava facendo fuoco sul Blenheim, che colto di sorpresa non ebbe scampo e fu abbattuto. Il ponte del piroscafo era pieno di pezzi di cipolle sparsi ovunque. Due marinai italiani erano morti durante l’azione e non tornarono mai più alle loro famiglie, come anche i piloti che vedevamo galleggiare tra i flutti..».
Un racconto che lo stesso Osvaldo ci ha narrato con grande lucidità e che non potevamo non riportare integralmente. Inoltre tra i suoi ricordi come non menzionare il senso di mancanza per la madre e la natia Cupra Marittima. Il 23 novembre il convoglio giunge a Bengasi e qui Osvaldo assiste ad altri attacchi aerei notturni sulla città libica. Subito dopo il Bosforo riparte alla volta di Brindisi e verso la costa pugliese si unisce a un altro convoglio, che viene attaccato da sommergibili inglesi. In quell’attacco sottomarino, Osvaldo è testimone del siluramento del piroscafo Attilio Deffenu. La minaccia della Marina britannica si stava sempre più concretizzando nelle acque del Mediterraneo. A un destino simile sarebbe andato incontro lo stesso Bosforo, nella drammatica notte del 31 marzo 1942, che il nostro marinaio ricorda perfettamente (continua).