Ospedale “Madonna del Soccorso”. Ho ascoltato con una certa attenzione le parole del Direttore Generale del nosocomio sambenedettese, Antonio Maria Novelli. Tre cose mi hanno colpito in particolare. Tre cose che potevano benissimo essere evitate. Complessivamente infatti, secondo me, non ha detto nulla di interessante per la causa sanitaria del territorio rivierasco.

La prima cosa abbastanza inquietante riguarda la sua “ammissione” che non è venuto a San Benedetto del Tronto per smantellare la nostra struttura. «Non ho il mandato per chiudere questo ospedale». Perché, se invece non fosse così, lo direbbe? Era meglio se stava zitto. Secondo me.

La seconda cosa riguarda i lavori di di restauro e sicurezza «Procedono regolarmente anche se non spediti. Il primo stralcio dovrebbe essere pronto prima della fine dell’anno, me lo hanno giurato» Anche se, rendendosene conto, dopo averne parlato per più di un minuto, ha poi detto che la salute non si cura con i… mattoni; aggiungerei che anche un bambino lo capisce e che l’aspetto estetico e la sicurezza pur indispensabile non hanno mai precoccupato più di tanto i cittadini sambenedettesi bisognosi di cure e interventi sanitari vari. Poteva quindi evitare di specificarlo perché una struttura sicura è importante ma i modi di utilizzo possono essere molteplici e non strettamente legati alla qualità dei servizi ospedalieri. Magari, quando da mega ambulatorio qual è oggi verrà dismesso per essere sostituito dal fantomatico ospedale di vallata (nel 2050!?), potrebbe diventare un carcere.

A proposito della qualità, Novelli la ritiene legata alla quantità e cioè al numero di persone che ne usufruiscono, un paragone che ho sempre sentito riferito ai ristoranti. D’acchitto mi è sembrata una stupidaggine, anche se è vero che la quantità è sempre preceduta dalla qualità. Ma vale per ogni altro aspetto. Nel caso nostro dipende dalla qualità e professionalità del personale medico e paramedico. Ha aggiunto: «Prima di decidere dove andare  a farsi curare o operare, si deve chiedere al proprio medico (in questi tempi quasi tutti sconsigliano il Madonna del Soccorso!) o agli amici e fare magari mezz’ora di strada (a me è venuto in mente San Benedetto-Ascoli e non viceversa perché i residenti in provincia, da un po’ di tempo non ne hanno più bisogno mentre prima accadeva).

La terza cosa mi ha invece spiazzato.  Ha detto che i primari di Ortopedia e quello di Chirurgia sono i punti cardine di un grande ospedale, facendo il paragone con portiere e centravanti nel gioco del calcio. Non è mia intenzione smentire le sue aspettative ma a me il suo discorso mi ha ricordato gli albori del Madonna del Soccorso quando, per dare inizio ad un un servizio sanitario pubblico di qualità e quantità, i dirigenti di allora (quasi tutti sambenedettesi purosangue) fecero il giro d’Italia andando a trovare nelle loro case medici di valore che conquistarono e convinsero con la bellezza e la vivibilità del nostro territorio in forte espansione. Dardari (Cardiologia), Benatti (Pediatria), Majinelli (Ginecologia), Barigazzi (Ortopedia) giusto per fare qualche nome. La Chirurgia era già a posto essendoci un big come il professor Antonio Sorge. La differenza è che quelle necessità di cui parla oggi Novelli risalgono agli anni sessanti cioè a 50 anni fa.

Ne ho conosciuti tanti di Direttori Generali che hanno contribuito a smantellare la nostra struttura senza dire… che non l’avrebbero fatto. Antonio Maria Novelli, invece, è venuto a dircelo ad operazione compiuta. A questo punto mi viene spontaneo dire una semplice parola ai cittadini della Riviera delle palme: svegliamoci!