Arthur Penn e, a distanza di ventiquattro ore, Tony Curtis. La loro scomparsa, come già quella di Rohmer, Hopper e Chabrol, è l’ennesimo lutto per un Cinema che, volta per volta, si trova a fare i conti con sè stesso e con il proprio bagaglio culturale.

“Piccolo grande uomo”, “Bonnie e Clyde” ,“Anna dei miracoli” e “Bersaglio di notte” sono i film più conosciuti in Italia del regista nato a Philadelphia. Purtroppo, anche per ragioni di distribuzione e traduzione, i film di Penn hanno riscosso più successo nei circuiti dell’associazionismo cinematografico rispetto alle canoniche programmazioni di sala.

Il più noto da questo punto di vista è “Four friends”, tradotto un po’ troppo liberamente in italiano con “Gli amici di Georgia”. Film del 1981, vincitore di un Golden Globe, “Four friends” racconta la società americana ai tempi del Vietnam attraverso le vite di quattro amici. Ufficialmente la carriera di Arthur Penn finisce nel 1995. L’Orso d’Oro alla carriera ricevuto al festival di Berlino del 2007 arriva quando Penn già da un paio d’anni era tornato all’autentica passione della sua vita che lo aveva segnato in gioventù: la regia teatrale.

Padre di sei figli e marito di altrettante mogli, Tony Curtis si è sempre distinto per una esuberanza fuori dal comune e per la versatilità attoriale. Capace di passare dal film impegnato “La parete di fango” di Kramer alla commedia “A qualcuno piace caldo” di Wilder, Curtis ha lavorato con i più grandi registi tra cui Stanley Kubrick e Blake Edwards arrivando ad interpretare quasi settanta film. Parallelamente al cinema anche la televisione fu vetrina per l’attore newyorkese protagonista insieme a Roger Moore della famosa serie “Attenti a quei due” (“The persuaders!”), proposta in due stagioni e ventiquattro episodi, dal 1971 al 1972.

In realtà erano previste almeno altre due stagioni che vennero poi annullate quando Roger Moore fu chiamato ad interpretare il ruolo dell’agente James Bond in “Vivi e lascia morire”. I due attori rimasero comunque amici, al punto che Moore lasciava che il collega esponesse le sue opere nelle proprie gallerie. Per Tony Curtis la pittura fu l’unica attività su cui concentrarsi dopo che dal 1995 il mondo del Cinema, in maniera sottile e ingrata, aveva deciso di tagliarlo fuori.

Profondamente diversi tra loro, Penn e Curtis, hanno contribuito a rendere il Cinema il grande mezzo che oggi conosciamo. Uno regista e l’altro attore, uno schivo e l’altro esagerato, uno riflessivo e l’altro comico istrione; entrambi continueranno a raccontare e a raccontarsi come hanno sempre fatto attraverso un mezzo, il cinema, che li ha resi grandi e che, citando Godard, è verità ventiquattro volte al secondo.