GROTTAMMARE – Il 17 settembre scorso si è tenuto nella sala Kursaal di Grottammare il primo Convegno Nazionale dal titolo “Le malattie invalidanti nello sport: prevenzione ed esperienze dirette” organizzato dall’associazione culturale Stampa RossoBlu. Sono intervenuti l’allenatore Stefano Di Chiara, il primario di oncologia dell’ospedale di San Benedetto del Tronto, Giorgio De Signoribus e l’ex calciatore Flavio Falzetti. Tutti i relatori hanno sottolineato l’importanza della prevenzione, che in ambito sportivo, agonistico e non, significa informarsi bene nel caso di assunzione di sostanze che aiutano a potenziare le proprie prestazioni.

De Signoribus ha subito denunciato la troppa poca conoscenza di certe sostanze che se assunte, innescano un meccanismo a catena e si ha bisogno poi di altri farmaci per contrastarne gli effetti collaterali: «Addirittura nelle palestre, dove non si fa agonismo, per aumentare la massa muscolare, si assumono proteine liofilizzate. Ma chi consiglia o assume certe sostanze, sotto forma di “innocui beveroni”, sa che cosa c’è dentro? Quali sono gli eccipienti? L’insorgere dei tumori, di cirrosi epatiche è purtroppo collegata all’ingerimento di certi prodotti».

Durante il convegno si è parlato dell’ importanza dello sport nella vita di un ragazzo e del ruolo di coloro a cui si affidano le giovani leve. L’allenatore Di Chiara è stato molto lapidario in tal senso:« Il calcio di oggi è divismo e gossip».

Purtroppo i calciatori, finiscono nelle prime pagine dei giornali, per le bravate e non per meriti sportivi, Di Chiara prende ad esempio Emanuele Giaccherini:«L’attuale attaccante del Cesena, proviene da una gavetta in C2 ed è riuscito a segnare contro il Milan. Un esempio positivo di calciatore, che non riscuote l’attenzione della stampa come le avventure più fuori che dentro il campo di Balotelli». L’ex giocatore Flavio Falzetti, autore del libro “Oltre il 90°”, ha raccontato i suoi 12 anni di malattia: «Anni fa, quando mi sono ammalato, sarebbe bastata la visita di un medico di base, che palpandomi si sarebbe subito accorto dei linfonodi ingrossati. Purtroppo allora come oggi, le visite sono superficiali e ho scoperto la malattia in ritardo. Ho subito 45 cicli di chemioterapia prima di venirne fuori. C’è omertà di fronte al problema di certe sostanze. Uno stato che accetta un livello 50 di ematocrito, di fatto legalizza il doping. I nostri ragazzi devono capire che si può giocare anche senza prendere niente. Io, dopo 12 anni sono tornato in campo senza alcun aiuto farmacologico».

Il moderatore del convegno e membro dell’associazione Stampa RossoBlu, ha coinvolto per l’ultima battuta, Giulio Spadoni, presente in sala. Il direttore sportivo della Samb ha invitato tutte le associazioni sportive a una maggiore sensibilizzazione per i ragazzi e i genitori in collaborazione con medici seri e ad un maggior controllo a sorteggio da parte della Asl, utile anche come deterrente.