Samb. Ripartono tutti i campionati di calcio e torna in campo la nostra beneamata. Non è un inizio come tutti quelli precedenti e la categoria non c’entra. Le vicende dell’estate hanno detto la parola fine ad una concezione dello sport (per noi) più bello del mondo. Non improvvisamente però, l’agonia era palpabile già da un decennio.

Mi spiego e parlo per me: seguo la Samb da quando avevo sei anni (avrò perso sì e no dieci partite in casa) e asssistito a circa sessanta campionati. Ogni torneo per me era finalizzato al raggiungimento di un traguardo, retrocessione o promozione, e mai avrei concepito (nonostante scelte politiche isolate che, tra l’altro, non hanno mai visto “protagonista” la nostra squadra del cuore) che una squadra potesse  fare addirittura due salti gratuiti di categoria, un’assurdità che ritengo la massima responsabile di una morte annunciata.

Non mi riferisco alla morte del calcio giocato bensì a quello che significava per molti fino ad… avanti ieri. Mi domando: il concetto è talmente semplice che stento a capire che ci siano motivazioni serie dietro a quanto sta accadendo. E allora perché?

Il motivo purtroppo credo che sia sempre lo stesso e cioè la nascita di lobby che traggono vantaggi dall’avere due C1 ed una C2. Categorie che assurdamente hanno chiamate Prima e Seconda Divisione, una denominazione che non fa rendere assolutamente conto di quale calcio si stia giocando. Se il primo è di A, il secondo di B, il terzo non può che chiamarsi C. Ma forse dietro c’è qualche gioco che mi sfugge, sicuramente un brutto gioco.

Se qualche lettore mi fa capire i motivi del cambio di denominazione gliene sarò grato. So soltanto che con 294 squadre in campo (dalla A alla D) il livello della Seconda Divisione e della D non può che essere bassissimo e sicuramente inguardabile, se il calcio è spettacolo. Resta la passione che però sta scemando per i motivi che ho espresso inizialmente.

Gli obiettivi poi sono inversamente proporzionali ai costi di iscrizione, una stupidaggine per A e B un onere insostenibile per tutte le altre, tant’è che essendo la spesa nettamente inferiore alla ripresa, essendoci la possibilità di fare salti di categoria senza vincere, si preferisce giustamente stare con i propri quattro guai.

Oltretutto alla luce di quanto sta accadendo è addirittura un controsenso parlare di programmazione, di vivai che, le stesse lobby ti impongono di mettere in campo. L’introduzione dei cosiddetti “under” ha finora fatto del male alle società e ai calciatori. Non c’è infatti cosa peggiore di sapere che giochi perché hai 17 anni e solo perché sei un po’ più bravo di qualche tuo coetaneo.

Muore così anche un principio, quello che rende bravo un osservatore, cioè capire dove può arrivare un calciatore sin da quando ha 14-15 anni. Se a 17-18 gioca in D per grazia ricevuta il suo futuro non può essere che quello se non inferiore. Quindi una falsa occasione che la vita sembra offrirti. Si creano soltanto false e pericolose illusioni.

Concudo: alla Lega, dei giovani e del calcio non importa niente, per essa la cosa più importante è il numero di iscrizioni (294 mica 80-90) che fanno un gruzzolo sproporzionato rispetto a quanto offre in cambio. In serie D dovrebbe scomparire, in seconda Divisione anche, se non il minimo indispensabile: al massimo 10 mila euro per oltre 200 società. Per la Prima Divisione ci pensassero le grandi squadre di A a sopperire con quello che guadagnano dal mezzo, la Tv, che per via traverse toglie loro spettatori, quindi introiti.

Un massimo di 36 squadre di C sono più che sufficienti per definire i limiti del calcio professionistico. Ricordo che 50 anni fa c’erano A, B, una C e la famosa Quarta serie. Perché non si ritorna al passato quando la cosa appare logica a tutti? Forse perché ci sarebbe un crollo del monte euro per le iscrizioni ora necessario per mantenere lobby difficilissime da estirpare? Il dio denaro fa sempre più danni.

Ho titolato questo disappunto “Samb” che ora appare inadeguato alla luce di quanto ho scritto. Non è così perché abbiamo un presidente che non ci vuole stare a certe logiche (o meglio illogiche) e tira dritto, seppur tra tanti sacrifici evitando “partite pancotto”, evitando la piaga delle “mazzette”, evitando procuratori e giocattori “ricattatori”, sembra un alieno che vuole convivere con i “brutti terrestri” passando tra continue forche caudine. Teniamocelo stretto e aiutiamolo noi tifosi veri (ricchi e meno ricchi per la loro parte) evitando che al suo posto vengano i soliti “quaquaraqua” dei quali abbiamo piene le scatole tutti.

Il problema più grande però è un altro e cioè che lo sportivo sambenedettese, schiavo della propria grande storia, non si acconterà mai di vivacchiare in serie D o nell’ex C2, il target è chiarissimo: la serie C con la speranza di salire in B. E’ quello che vuole Sergio Spina ma da solo non potrà mai riuscirci (né lui, nè nessun altro) nonostante lo voglia con tutta l’anima. L’attuale presidente, Bartolomei e Pignotti vanno messi in condizione di superare ostacoli insormontabili.

Da parte di chi, se non da coloro che, schiavi della storia, voglio riprendersela. Senza una mobilitazione economica generale stavolta la gloriosa Samb rischia veramente di tirare le cuoia. Io, come il presidente, voglio vincere ma onestamente per cui ritengo che l’occasione Spina non va sprecata.

Scusate la lunghezza ma devo rimediare ad un lungo “digiuno”.