Ascoli Piceno – «Siamo pronti ad aprire le vertenze in sede giudiziaria per tutti i lavoratori che rimarranno fuori dagli accordi, e allo stesso tempo ad avviare un programma di lotta per la difesa di tutti i dipendenti dello stabilimento, nel caso non si estenda il contratto di solidarietà a tutti gli addetti e soprattutto l’azienda non chiarisca quali sono i suoi progetti reali per il sito locale».

Tuona così la protesta del leader dell’Unione Sindacale di Base Andrea Quaglietti, che chiede chiarezza sulle ultime vicende che hanno interessato la Pall Medical Italia di Ascoli.

Lo stabilimento ha minacciato il licenziamento per settanta addetti, e poi imposto di scegliere fra la cassa integrazione e la solidarietà ad almeno 110-130 dipendenti. Tutto ciò deriva dalla decisione di trasferire, entro un anno circa, 600 mila pezzi di produzione nel suo stabilimento messicano, per tagliare sui costi., fatto che vorrebbe dire almeno due mesi di lavoro in meno per lo stabilimento, e nessuna garanzia circa il futuro della produzione nel sito locale.

Secondo i membri della Rsu locale, l’accordo può essere firmato solo se prevede contratti di solidarietà per tutti i 180 addetti e non solo per una parte, come invece l’azienda vorrebbe, a scapito poi proprio di quella fetta con condizioni di reddito peggiori, che vedrebbe decurtato il salario del 30-40 per cento al mese.

C’è inoltre da dire che proprio a Quaglietti, nonostante sia il vice coordinatore provinciale e membro nazionale del sindacato che è divenuto negli anni maggioritario nella fabbrica di Campolungo, non è stato permesso di partecipare alle due assemblee dei lavoratori che si sono svolte nelle ultime settimane, al contrario di confederali e UGL, presenti nella rappresentanza interna ma in parte minoritaria.

«Sarebbe già molto – continua il dirigente USB – che nel piano si preveda un rientro della produzione ora in Messico, per migliorare il clima e i rapporti. In caso contrario, la nostra lista in fabbrica non potrebbe firmare alcun accordo, e mi domando con che coraggio lo farebbero le altre sigle sindacali.»

E il caso Pall non fa altro che allungare la lista delle grandi multinazionali presenti nel territorio, che ormai sono ridotte ai minimi termini.