SAN BENEDETTO DEL TRONTO – È un luglio nerissimo per il calcio anconetano: esclusa dalla serie B la società del presidente Flavio Mais (c’è ancora un ricorso in ballo, ma le possibilità che venga accolto, per bocca dello stesso avvocato Mattia Grassani, sono assai poche), è sfumata anche la possibilità di ripartire dalla Seconda Divisione, cioè dall’ultimo gradino del calcio professionistico: scadevano infatti martedì 20 luglio i termini per l’adesione al Lodo Petrucci.
Il sindaco della città dorica Fiorello Gramillano e la cordata di imprenditori capeggiata da Massimo Virgili si sono visti costretti a gettare la spugna dopo l’incontro presso lo studio di un notaio anconetano: non sono state abbastanza le adesioni al progetto triennale per far rinascere l’Ancona (o Anconitana, come si sarebbe dovuta chiamare la nuova squadra), che prevedeva un budget di almeno 3 milioni di euro all’anno. Grande il rammarico di Gramillano: «Abbiamo fatto tutto il possibile per salvare l’Ancona. Ma capisco che il momento economico è difficile e che numerose aziende devono fare i conti con la crisi».
Difficile immaginare, adesso, il futuro del calcio dorico. Resta, in Eccellenza, il Piano San Lazzaro del presidente Andrea Marinelli, che da alcuni anni prova a salire in serie D e anche per il prossimo campionato ha in cantiere obiettivi ambiziosi. Si ripartirà da qui?
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