SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Al via un percorso di orientamento nel panorama accademico finalizzato ad aiutare i giovani nelle scelte universitarie tenendo conto anche dell’offerta del Piceno. È infatti questo l’obiettivo delle, nelle proprie sedi e che saranno caratterizzate da un’informazione sull’intera offerta formativa dell’Ateneo, con particolare riguardo ai corsi presenti sul territorio di riferimento nonché sulle modalità di partecipazione alle “prove di conoscenza obbligatorie” previste per tutti i corsi di Laurea (D.M. 270/04).
Nello specifico, nelle giornate di orientamento sarà presentato il sistema universitario vigente in Italia e saranno illustrate le modalità di partecipazione alle “prove di conoscenza obbligatorie” previste per tutti i corsi di Laurea (D.M. 270/04), i servizi offerti dal diritto allo studio, l’utilità dell’informazione online e i percorsi di studio all’estero. Saranno inoltre presentati i corsi di laurea attivati dall’Università Politecnica delle Marche suddivisi per facoltà. Le giornate di orientamento si svolgeranno, ciascuna a partire dalle ore 9, il 13 luglio 2010 alla Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” di Ancona, il 15 luglio alla Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” di S. Benedetto del Tronto, il 19 luglio alla Facoltà di Ingegneria a Fermo e il 21 luglio alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Ancona. In particolare, la giornata del 21 luglio 2010 sarà riservata alla presentazione dei corsi di laurea a numero chiuso per i quali è obbligatorio partecipare al test di ingresso per le selezioni: Medicina, Odontoiatria, Professioni Sanitarie e Ingegneria Edile-Architettura.
Secondo la fonte Atenei i cui dati sono aggiornati a febbraio 2010 ammontano a circa cinquecento gli iscritti alle facoltà di Economia, mercati e gestione d’impresa (classe 17) ed Economia e commercio (classe L18 ed L33) dell’Università Politecnica delle Marche a San Benedetto del Tronto.
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500 Laureati che il territorio non è in grado di assorbire….
Forse anche se il corso di laurea di SBT non fosse esistito comunque li avremmo avuti 500 futuri laureati. Invece di farli andare fuori o invece di farli recare ad ancona o a pescara li abbiamo tenuti a studiare qui a san benedetto con effetti positivi sul bilancio familiare e su altri fattori che è inutile che io ti spieghi.
Non è assolutamente una connotazione positiva il fatto che non si sono mossi da casa…. Poi dopo non ci meravigliamo se qualche Ministro sprovveduto da dei bamboccioni ai giovani. Questo può far indignare parecchio chi decide di perseguire la qualità della didattica andando a studiare in centri di eccellenza e vedersi paragonati a chi ha la pappa pronta a casa grazie a sedi distaccate che non gravano sui bilanci della singola famiglia ma gravano sui bilanci della collettività (si perdono le economie di scala derivanti dal consolidamento delle infrastrutture e dei servizi, senza considerare i costi opportunità). Ovviamente, si assume… Leggi il resto »
Le osservazioni di alessandro84 sono corrette, ma solo in parte. Le esigenze che spingono a fare una scelta possono essere le più disparate. I miei mi spingevano ad andare in una grande città. Io ho studiato ad Ancona per poter essere vicino a dove nel frattempo stavo proseguendo i miei studi musicali (Pesaro). Tuttavia non va dimenticato che le sedi periferiche possono offrire la possibilità di studiare a persone che non hanno le risorse economiche per permettersi di farlo nei centri di eccellenza. Studiare a Milano, Torino, Firenze, Napoli, Venezia, solo per citare alcuni tra i poli universitari più prestigiosi… Leggi il resto »
A prescindere dal fatto che il reddito non è un limite alla formazione scolastica purchè ci sia il merito (non lo sostengo io bensì la Costituzione Italiana) e per questo ci sono le borse di studio che in USA funzionano benissimo, ammesso che in Italia non funzionino per colpa degli evasori ma le università che aspettano a fare controlli a chiunque presenti domanda per accertare posizioni economiche sospette (Come si fa ad avere un ISEE negativo con due figli che studiano all’università? Quella determinata famiglia o ruba o evade….. non ci sono altre possibilità per il sostentamento economico). I controlli… Leggi il resto »
Luigi quello che scrivi può essere condivisibile in un primo momento; diventare “dottori” a due passi da casa sembra una scelta solidale per tutte le fasce di studenti. Ma quando si parla di lavoro, di formazione, di competenza, creare università di serie B “per i poveri” non è la risposta giusta all’esigenza che tutti possano avere il diritto allo studio. I soldi impiegati per creare una nuova mediocre università (docenti, strutture, uffici, manutenzione) possono essere invece valorizzati erogandoli come borse di studio (ovviamente con parametri più pertinenti di quelli attuali) che permettano ai meritevoli di godere appieno dell’esperienza universitaria. “Andare… Leggi il resto »
Lasciamo perdere il discorso benefici rispetto al reddito: i miei genitori sono entrambi statali e raramente ho pagato tasse inferiori alla fascia massima, pur non navigando la mia famiglia nell’oro. Ma questo è un altro discorso. Se ci riferiamo al modello americano, modello che conosco molto bene perché in America ormai ci vivo da qualche tempo e ci ho studiato, dovremmo allora cominciare a sradicare il sistema attualmente vigente in Italia che è pessimo sotto molti punti di vista. E non lo dico solo io, altrimenti non si spiegherebbe come mai la prima Università Italiana nella classifica mondiale si posiziona… Leggi il resto »
Premesso che le opinioni sono sempre rispettabilissime e francamente è un piacere a volte cambiare idea leggendo degli articoli che all’inizio sono in contrasto con le proprie opinioni. Quello che è intollerabile sono le false informazioni che possono creare disinformazione e quindi problemi ad investimenti importanti che si stanno facendo sul territorio. (non voglio discutere se questi investimenti siano giusti o meno). Una stupidaggine su tutte: Alessandradn in modo come minimo SUPERFICIALE dice una falsità : ” docenti vengono ascoltati su dei video ” Dico alla poco informata signora che prima di scrivere cose non vere sappia che oramai in… Leggi il resto »
Salve LP73, benvengano le tue puntualizzazioni che correggono informazioni poco corrette. La sostanza della mia opinione ad ogni modo non cambia in base a queste.
Vorrei ripetere l’esempio concreto che proposi tempo fa in tema di offerta formativa universitaria. Non è un caso limite, ma una situazione che mi è capitata altrove in fase di selezione del personale. Arrivano sulla scrivania del responsabile del personale due curriculum. Entrambi segnalano una medesima situazione, stesso voto di laurea (Facoltà di Economia Aziendale), entrambi i candidati laureati in corso, stessa età, stessa provenienza geografica. Uno laureato presso la facoltà di economia politica di Venezia “Ca’ Foscari”, uno laureato nella sede staccata di San Benedetto. Chi ha più possibilità? Saranno contenti i genitori sanbenedettesi che con grande sacrificio economico… Leggi il resto »
Il tuo ragionamento è più che condivisibile. Molto spesso, però, non è questione di sacrifici, ma di reali impossibilità. Non mi è capitato di rado di sentire famiglie dire ai propri figli: “Mi dispiace ma se non vai a lavorare, noi non siamo in grado di mantenerti agli studi”. E purtroppo il sistema di calcolo dei benefici (reddito + merito) troppo spesso non aiuta affatto la situazione. Quindi per molte famiglie la scelta non è “Ca’ Foscari” o “San Benedetto”. Per molte famiglie la scelta potrebbe essere “San Benedetto” o “niente”. Poi, se si vuole concludere che è meglio interrompere… Leggi il resto »
@luigi: guarda che sradicare le cattive abitudini del sistema universitario italiano è un dovere morale che dovrebbe partire proprio dai professori, ma spesso purtroppo è il contrario (e pensare che proprio protestavano nel ’68…. come cambia il mondo… ) e preferisco cullarsi sulle loro baronie a scapito degli studenti e ricercatori. In Italia non esistono programmi ministeriali UGUALI IN TUTTI GLI ATENEI, nemmeno di esami basilari; come si può pretendere di avere un livello minimo qualitativo senza un programma confrontabile? Facile, presto il confronto la farà il mercato proprio sugli exit profile come suggerisce il mio omonimo ( :) ):… Leggi il resto »
Sono perfettamente d’accordo su molti dei punti da te esposti. Quanto al discorso del merito, è forse uno dei principali motivi che mi hanno spinto a trasferirmi oltreoceano. Oltre al fatto che il campo in cui lavoro, quello musicale cinematografico, dalle nostre parti è considerato poco più che un hobby. E non esiste una vera formazione universitaria. Mentre negli Stati Uniti è una professione come qualsiasi altra, sarà forse proprio perché da quasi cento anni fa parte integrante del sistema universitario. Qui negli States, se una persona non sa fare il proprio mestiere, può anche essere i figlio del Presidente:… Leggi il resto »
@LP73: il Best si tiene in ogni ateneo d’Italia dunque non è un evento a valore aggiunto bensì una commodity. Stesso discorso per le aule d’informatica; poi andiamoci piano nel dire “Laboratorio informatico ad Ascoli Piceno da far invidia ai centri di calcolo più importanti” quando nelle migliori facoltà d’Italia c’è il DATA CENTER di ORACLE-SUN ad impatto zero, interamente virtualizzato e trasportabile in container (l’ho visitato personalmente ed è stata una bellissima esperienza, il meglio che la tecnologia può offrire), considerando che costa 20 milioni di € non penso che il CUP possa permetterselo anche perchè preferirei che questi… Leggi il resto »
Non ho mai frequentato l’università, quindi, non aspettatevi un commento da esperto, ma dai commenti e dall’esperienza di alcuni miei amici e conoscenti deduco che non è poi così “assolutamente” vero che la grande università sia meglio della sede distaccata, sia in termini logistici, sia come qualità dell’insegnamento: possiamo, quindi, parlare di università di serie “b” soprattutto quando nelle sedi principali si frequentano corsi insieme ad altri 600 colleghi? Per quanto riguarda i costi, il risparmio della singola famiglia è un risparmio della collettività perché la famiglia è parte della collettività e magari si da anche un piccolo colpo ad… Leggi il resto »
Risparmi per la famiglia risparmi per la collettività? Ma che visione del mondo hai? Se un professore costa 100 e lo dividi su 100 studenti costa 1 a famiglia, se lo dividi su 5 studenti costa 20 e per farlo costare 1 alla famiglia 19 li paga la collettività cosa nel nel caso precedente non avveniva. E’ di fatto una sovvenzione per la mancata economia di scala. Non diciamo cavolate, il consolidamento dei corsi comporta significativi risparmi…. Inoltre se ci sono poco studenti c’è poca competitività e dunque meno impegno nello studio, in una classe di 600 persone c’è molto… Leggi il resto »
@alessadnro84: «La questione è che i soldi pubblici, pagati con le nostre tasse, VANNO SPESI NELL’INTERESSE DI TUTTI PER MIGLIORARE LA QUALITA’ DELLA CITTA’ e non a favorire chi l’università non l’avrebbe fatta». Perdonami, ma su questo punto devo pacatamente, ma fermamente dissentire, specie perché considero la tua visione cinica e poco avveduta. Elevare la cultura di ciascun individuo, per migliorarne le prospettive professionali e la qualità di vita è un costo che va a vantaggio dell’intera collettività e può tranquillamente essere considerato un “welfare cost” (mi allineo, per una volta, al tuo uso di inutili inglesismi anche quando esistono… Leggi il resto »
Aspetta, quanto tu dici non è propriamente allineato alla Costituzione Italiano in quanto parla esclusivamente di “studenti capaci e meritevoli”.
Inoltre in assenza di impieghi che richiedano le giuste competenze non ha senso avere una schiera di laureati disoccupati, vogliamo renderci conto che in Italia i laureati sono troppi?
Se non capisci da solo che la domanda che poni è inquietante, posso solo darti ragione.
Lo scenario economico Italiano è inquietante; non la mia domanda…. Mi attengo alla realtà dei fatti, se fossimo in altri distretti fortemente focalizzati sulla conoscenza e sulle competenze la mia domanda non avrebbe senso; ma purtroppo da noi è attualissima…
Rimane il fatto che la soluzione va trovata all’origine del problema, non nei suoi fattori contingenti.
Risolvere il problema della disoccupazione dei giovani laureati rendendo economicamente più disagevole l’accesso all’università e, di conseguenza, creando meno laureati sarebbe come risolvere il problema delle pensioni o della crescita demografica zero, mandando al camposanto tutti gli anziani sopra gli 80 anni.
Invece di riconoscere a qualcuno il diritto al lavoro, togli a qualcun altro il diritto allo studio.
Non mi pare una soluzione molto brillante.
In realtà è un problema di domanda/offerta. In Italia alle imprese non interessano le competenze o l’innovazione che un giovane può portare in un’organizzazione. Non è una questione di diritti privati bensì di come funziona l’Italia. Piccole imprese che vivono alla giornata senza una visione prospettica del loro business in questo contesto non c’è posto per i giovani laureati a meno che non si lascino sfruttare e accettino di essere sotto-impiegati (che è una statistica molto interessante e fa comprendere che in realtà in mercato non riesce ad assorbire gli studenti laureati e dunque li sotto impiega….). A me questo… Leggi il resto »
In un suo recente intervento (http://www.repubblica.it/economia/2010/07/23/news/napolitano_ventaglio-5770417/?ref=HREC1-2) il Capo dello Stato si dice preoccupato del livello di inattività giovanile, «sia in campo lavorativo, sia nei percorsi di studio e formazione», entrambi oltre la media europea.
Non mi pare che questa considerazione si concili molto bene con la tua osservazione sull’eccessivo numero di laureati.
Quindi il problema va risolto cercando di aumentare l’offerta di lavoro, non certo riducendone la domanda.
Senz’altro concordo con te; è necessario aumentare l’offerta tuttavia nel perseguire questo scopo ci si imbatterà con i ben nodi strutturali dell’Italia. Visto che a nessuno interessa scioglierli, dunque che fare?
Il calcolo dei costi richiede l’inclusione di diverse componenti, preferibilmente tutte, suprattutto quando si parla di spesa per la collettività (inclusi alcuni esempi emersi dai commenti precedenti e successivi difficilissimi da quantificare finanziariamente) e non due righe di commento che assomiglia al conto della serva. Io non mi permetto di dire cos’è che costa meno perché occorre una valutazione molto approfondita. Rispetto al costo degli appartamenti ti invito a rileggere il commento perché non si riferiva a SBT (un po’ di calma ti avrebbe evitato di rispondere malamente). Le altre considerazioni non so cosa hanno a che fare con il… Leggi il resto »
La contraddizione che tu trovi pone due scelte in alternativa in realtà, secondo la mia visione, una è causa dell’altro.
Nei grandi poli gli studenti sono più preparati per una serie di motivi (più concorrenza, più stimoli, spesso si respira l’aria di grandi città con ottiche e culture diverse…) per cui l’università guadagna più prestigio…. Poi gli studenti che Investono parecchio nell’università ci credono veramente e la prendono di più sul serio rispetto a chi la fa a tempo perso nelle sedi “delocalizzate”.
Per alessandro84:
Ovviamente quando ho citato il centro di calcolo che il CUP sta allestendo rispondevo solo ad Alessandra per dire che si sta cercando di rendere un servizio sempre migliore a chi frequenta le lezioni nel Piceno senza voler fare paragoni irriverenti.
Sarà tutto come dite… ma a me sembra che sia scritto “Univerità di Camerino” davanti al cancello, e non “Università di San Benedetto”… Siete mai stati a Padova? Padova non HA una università, E’ una città universitaria e i suoi distaccamenti arrivano fino a 60 km di distanza. L’esistenza delle sedi distaccate è necessaria anche per evitare il congestionamento delle strutture collaterali, come le mense, gli uffici relazioni con gli studenti, le segreterie… Non esistono strutture come le tanto declamate universià americane, bensì solo vecchi edifici che andavano bene per fare studiare le grandi (e poco numerose…) menti del passato.… Leggi il resto »
Quello che dici è vero (soprattutto sull’aspetto sociologico del “fare l’università”); tutti questi aspetti si combattono solamente con l’abolizione del valore legale della Laurea, magari anche l’abolizione degli ordini professionali in modo da far prevalere le competenze della persona su tutto il resto. E’ falso il mito che non si trova lavoro da diplomati piuttosto è vero che nessuno vuole fare certi lavori (anche ben retribuiti) perchè poco glamour…. Sui costi il professore costa 100 nella sede centrale ma almeno 130 nella sede distaccata perchè la sede distaccata non ha le economie di scala della sede centrale (altri bidelli, altri… Leggi il resto »
Io posso parlare solo per quello che so e quello che so è che l’università di Padova ha scelto DOVE e QUALE FACOLTA’ distaccare in base proprio alle affluenze. La facoltà di Economia e Commercio distaccata a Rovigo assorbe li numerosissimi universitari provenienti proprio da Rovigo e provincia, sgravando gli studenti da estenuanti pendolarismi e le famiglie dal pagare affitti. In più il comune di Rovigo ha potuto riallocare fondi destinati alle belle arti e chiedere contributi per il recupero di edifici vecchi e nuovi da destinare ad uso universitario. Per la mensa si è trovato un accordo con la… Leggi il resto »
Quello che sostiene Valko vale un po’ per tutti i poli universitari. Per assurdo, una sezione staccata va ad aumentare l’economia di scala dell’intero Ateneo, perché è vero che si creano alcuni nuovi costi fissi di gestione ma è altrettanto innegabile che si allarga considerevolmente la ricettività totale dell’Ateneo, ferme restando alcune realtà comuni (ad esempio, la segreteria studenti di Ancona gestisce anche le sedi staccate). Così come è evidente che le sezioni staccate nascono intorno alla naturale vocazione del territorio. Ecco allora che a Fabriano si sviluppa di più l’ingegneria industriale e gestionale, mentre a San Benedetto viene rispettata… Leggi il resto »
Aspetta le economie di scala non si allargano ma si hanno solamente più fondi dallo Stato che sono erogati in base al numero di iscritti e non in base alla qualità ed al merito dell’Ateneo.
Non parlare di Ingegneria Gestionale perchè ti assicuro che per esperienza personale in Italia ce n’è solo una e sta al Politecnico di Milano, le altre sono surrogati di meccanica/informatica semplificata appunto per fare iscritti….