ALBA ADRIATICA – Scarcerati due dei tre rom coinvolti nell’omicidio di Emanuele Fadani. Elvis e Danilo Levakovic da ieri, 9 luglio, sono liberi per scadenza del termine massimo di sei mesi della custodia cautelare, mentre Sante Spinelli rimane in carcere dopo l’episodio di violenza di Giulianova di qualche settimana fa. La svolta è arrivata dopo che il gip del tribunale di Teramo Marina Tommolini ha accolto l’istanza dell’avvocato Piergiuseppe Sgura, legale di Danilo Levakovic, delineando un quadro profondamente diverso da quello ipotizzato dalla procura nella chiusura dell’inchiesta. Se per la pubblica accusa il reato per tutti e tre i rom è di omicidio volontario   aggravato da motivi abietti, per il gip ci sono  gravi indizi di colpevolezza solo per il reato di omicidio preterintenzionale a carico di Elvis Levakovic, l’esecutore del pugno a Fadani, e non si può escludere l’apporto “morale” di Danilo Levakovic, mentre è insussistente l’apporto causale di Sante Spinelli. Secondo il gip non sono state prese in considerazione, nella valutazione della sussistenza dell’elemento psicologico di omicidio volontario, le condizioni fisiche della vittima, la struttura fisica dell’omicida ed il contesto della vicenda. In base a quanto emerso dalle indagini e dalle confessioni, infatti, i rom avrebbero chiesto della cocaina all’amico di Fadani, Graziano Guercioni, che non ha assecondato la richiesta e per questo è stato aggredito da Danilo Levakovic. Mentre Spinelli aiutava Guercioni a rialzarsi, Elvis Levakovic sferrava il colpo fatale a Fadani. Nel corpo del trentottenne albense, però, sarebbero state trovate tracce di cocaina assunta 4-6 ore prima dell’aggressione,  ed un tasso alcolemico pari a 2,0 mg/ml, condizioni queste che potrebbero aver inciso sull’aggravarsi del trauma subito.

Alla notizia della scarcerazione dei rom, dura la reazione dell’Associazione Per Non Dimenticare, che riunisce i familiari e gli amici di Fadani. In un comunicato stampa, l’associazione attacca il modo in cui il gip Marina Tommolini ha ribaltato il lavoro del pm D’Avolio, impartendo «lezioni di Giustizia differenti da quelle illustrate dai nostri Codici, dallo Stato di Diritto o dalla semplice morale». Gli esponenti dell’associazione,quindi, intendono rispondere a chi li aveva accusati di intolleranza verso i rom, asserendo che le uniche persone discriminanti sono quelle che in questa vicenda hanno pensato che colpire un ubriaco sia di minor gravità.