ASCOLI PICENO – Il nostro viaggio per la manifestazione della Cgil organizzata ad Ascoli Piceno venerdì 25 giugno per protestare contro la manovra del governo e proporre nuove soluzioni parte da Grottammare.
Ore 16: si parte con un pullman della Start che lungo il tragitto per Ascoli sarà riempito da iscritti e simpatizzanti del sindacato.
Lungo il viaggio noto un’assenza importante, quella dei giovani, tranne un bambino sul bus il più giovane sono io (25 anni) per lo più i presenti sono lavoratori padri di famiglia e pensionati. Dietro di me in due si pongono il mio dubbio. Ma i giovani dove sono? L’altro risponde: «Ancora non è venuta la loro ora di protesta perché hanno il cuscinetto della famiglia che li protegge dalle difficoltà» (naturalmente quelli che se lo possono permettere).
Ascoli Piceno ore 17: Scendiamo dal pullman e ci ritroviamo alla fermata in piazza Giacomini, dove sono già presenti oltre alle forze dell’ordine diverse centinaia di manifestanti (secondo me dovremmo essere intorno alle 500 persone). Qui di giovani c’è n’è qualcuno in più, però la media dell’età rimane alta. Alle 17.15 all’incirca parte il corteo che lungo le vie porterà davanti alla sede della Prefettura di Ascoli Piceno.
All’arrivo noto diversi politici locali di spicco: Massimo Rossi (consigliere provinciale per Rifondazione Comunista), Emidio Mandozzi (consigliere provinciale del partito democratico), mi segnalano la presenza di Paolo Perazzoli (che non vedo, consigliere regionale del Partito Democratico), Antonio Canzian (Assessore Regionale con delega al Piceno).
Sul palco si susseguono i discorsi di Giancarlo Collina segretario generale di Ascoli Piceno della Cgil che dichiara: «Ringrazio tutti quelli che sono intervenuti qui oggi. Siamo qui per dire che questa manovra non va, è iniqua. I tagli mettono in difficoltà anche le amministrazioni locali, che non possono più garantire gli stessi servizi ai cittadini. Negli altri paesi Europei si è agito diversamente, perché si è cercato di dividerli più equamente tra tutti, ma soprattutto perché si è puntato sul rilancio dello sviluppo. Pensate, con questa manovra vengono messi in difficoltà anche il proseguimento dei progetti della zona; come ad esempio la riconversione della Carbon».
Prosegue Collina: «Noi proponiamo: di avviare la riforma fiscale, abbassando la tassazione sui redditi da lavoro dipendente e sulle pensioni, e sostenere la lotta all’evasione fiscale. Tassare le rendite dei grandi patrimoni. Definire una nuova politica industriale, del terziario e dei servizi. Varare un “piano per il lavoro” a favore, in particolare, dei giovani e delle donne incentivando le assunzioni a tempo indeterminato e cancellando le tante precarietà presenti nei settori pubblici e privati. Intervenire sugli sprechi e riformare il settore della conoscenza, in particolare è urgente avviare un piano formativo che investa nella scuola e nell’università. E poi rendere flessibile il patto di stabilità per i Comuni virtuosi».
Poi è la volta del segretario regionale della Cgil Giancarlo Venturi che commenta: «Con questa mobilitazione continuiamo a denunciare una manovra che pesa tutta sulle nostre spalle. Una manovra cioè pagata dai soliti noti e che nulla chiede a chi avrebbe la possibilità e il dovere di contribuire. In questa giornata di sciopero hanno aderito anche tutti i tecnici del Tg3 Marche. Questa crisi è anche dovuta alla mala gestione del denaro pubblico ed invece di tassare sempre gli stessi, perché non tassano anche i profitti delle banche? Perché non ripristiniamo l’Ici, per i redditi da 90-100 mila euro?; perchè non facciamo una tassazione unica sulle rendite finanziarie da portare quindi dal 12 al 20%? perchè non combattiamo seriamente l’evasione invece di colpire la povera gente?».
Dopo aver ascoltato un paio di canzoni tra cui “Bella Ciao” e “Pegaso” è la volta di ripartire per tornare a casa.
Sul pullman i presenti si dicono soddisfatti della manifestazione e nonostante la crisi, nonostante il fatto di aver dovuto rinunciare ad una giornata di lavoro per lo sciopero, la presenza in piazza e lungo il corteo è stata molto buona secondo loro.
Ad un tratto un signore che siede all’inizio del pullman sbotta. «Io oggi ho perso 80 euro di lavoro per manifestare per i diritti di tutti e i responsabili nazionali Cgil che fanno? Fanno produrre i cappellini con il logo Cgil in Cina? Dove sappiamo tutti quale è la situazione dei lavoratori? Come è possibile che si permetta ciò?».
Nei prossimi giorni cercheremo di ascoltare la sede nazionale del sindacato e farci dare una risposta. Non abbiamo avuto la possibilità di vedere di persona l’etichetta “incriminata” sui cappellini. Ci limitiamo a registrare queste frasi.
Ci sembrava doveroso offrire ai nostri lettori questa segnalazione, per dar conto del dibattito interno ai simpatizzanti di uno dei principali sindacati. Attendiamo risposte sui cappellini “presuntamente cinesi”. Sperando di avere torto.
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oramai il sindacato è una farsa ad uso e consumo dei soliti politicanti..i giovani lo hanno capito e non avendo da dare riconoscenza alla politica ( come dimostra il cappellino made in China ed i politici presenti alla comparsata)..gli danno la giusta e meritata indifferenza!
Oramai sono dinosauri…ALTRO è già in campo… W Beppe Grillo
Bravissimo Pippo concordo in pieno.
I giovani hanno preso coscienza del ruolo dei sindacati ma purtroppo, sono tra quelli che ne avrebbero più bisogno invece vengono abbandonati dai politici….
Tassare le cosiddette rendite finaziarie significa tassare il risparmio degli italiani, mentre i veri detentori di patrimoni se la ridono all'ombra di società offshore e di paradisi fiscali. I tafazzi della sinistra continuano a invocare miseria per il popolo italiano. Nella realtà i sindacalisti mirano solo ad avvantaggiare fiscalmente i loro fondi pensioni, aumentando le tasse sulle altre forme di risparmio. Ai dirigenti sindacali l'unica cosa che interessa è gonfiarsi le tasche, svuotando quelle altrui.
I giovani non credono piu’ alla CGIL , sindacato troppo ideologico sempre schierato per il no quando la trattativa invece potrebbe dare una mano.
Lavoro per un’azienda dove, se avessimo agito col “MURO CONTRO MURO” proposto da CGIL invece di trattare come abbiamo fatto autonomamente, forse non starei ancora a lavorare, invece la crisi l’abbiamo superata unendo le forze lavorative e dirigenziali.
Protestare contro la manovra è legittimo, ma se poi si finisce cantando bella ciao o bandiera rossa, non ci si può stupire se i giovani mancano.
Commenti di ottima fattura. Lavoro nel settore dei servizi da quasi 20 anni e confermo che la cgil è abituata a sparare su tutto quello che è privato ed è riconducibile alla libertà d’impresa ergendosi spesso a nume tutelare di chi non lavora. Mi è capitato anche di conoscere persone che prestavano servizio per questo sindacato senza essere in perfetta regola.