SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Solo il 16% della costa dell’istituenda Area marina protetta del Piceno, tra quella effettivamente praticabile dalle vongolare, sarà preclusa per questa pesca fortemente impattante. Qualcuno, a buon ragione, potrebbe sostenere che è forse troppo poco, considerato peraltro che sino ad oggi questa categoria non ha certo brillato in disciplina, arrivando quasi fin sopra la battigia».
Parole non certo concilianti, quelle dell’ex presidente della Provincia Massimo Rossi, all’indomani dell’incontro fra amministrazione comunale sambenedettese e rappresentanti dei vongolari.
E aggiunge Rossi, di certo meno conciliante rispetto all’atteggiamento manifestato da Gaspari e soci: «Di fronte a questi dati inconfutabili ed alle ben 18 riunioni in cui, solo in quest’ultimo lustro, i vongolari sono stati coinvolti per tener conto delle loro osservazioni e fare in modo che il Parco Marino possa aggiungere qualità e valore al loro pescato attraverso progetti mirati di filiera, appare francamente inaccettabile l’atteggiamento dei loro portavoce. A fronte di modeste regole finalizzate al bene collettivo si paventa l’inverosimile perdita di centinaia di posti di lavoro».
Continua l’esponente di Rifondazione Comunista: «Ci piaccia o no, ma in natura e quindi anche nel mare, le cose stanno cambiando in peggio. Tutte le risorse, stressate e saccheggiate oltre misura, mostrano di avere un limite che noi stiamo allegramente valicando. Non si sta parlando certamente di una qualche responsabilità esclusiva. Ma in rapporto a questa nuova situazione per tutti noi, ed anche per i vongolari, si impone la necessità di ripensare il modo di rapportarci ad esse e di sfruttarle per le nostre attività economiche e produttive». Conclude Rossi, grande sostenitore del Parco Marino ai tempi in cui presiedeva la Provincia di Ascoli, ente capofila del progetto: «Il Parco marino a fronte di contenute limitazioni ci offrirà l’opportunità di nuovi finanziamenti per progetti di salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente marino e costiero e ricadute benefiche sotto il profilo della promozione turistica. E’ paradossale peraltro è che ad alzare più la voce contro il Parco ed il sottoscritto siano operatori che risiedono in Comuni che non hanno ritenuto di esservi inclusi».
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