ASCOLI PICENO – Confindustria è intervenuta nella questione di alcuni giorni fa riguardo alla vicenda dello smantellamento di aluni reparti che l’azienda Manuli stava organizzando nello stabilimento di Ascoli. Azione bloccata da diversi operai che hanno impedito l’accesso di alcuni tir.

A sostegno degli operai sono intervenuti i sindacati Ugl e Sdl, denunciando il mancato rispetto degli impegni presi dall’azienda e che non prevedevano la dismissione di alcuni reparti come il Banbury. Di fronte al tavolo convocato dal Prefetto, si sono poi riunite tutte le parti, compresi i delegati della Manuli, che hanno smentito la volontà di dismettere spiegando che i tir avrebbero portato via solo macchinari obsoleti e ormai inutili per il funzionamento di quel reparto. Smentita accolta da Cgil, Cisl e Uil, meno da Sdl e Ugl, che invece hanno ribadito la loro posizione contraria.

«La Manuli sta investendo solo all’estero, mentre ad Ascoli continua solo a smantellare lo stabilimento. E’ vero che il nostro blocco recente tentava di non far uscire macchinari non di nuova generazione dal sito di Campolungo, ma questo perché quelli appunto di nuova generazione erano già stati portati via dall’azienda nei mesi scorsi! E ciò nel più totale silenzio di istituzioni e sindacati confederali» aveva denunciato in una nota il rappresentante del Sdl Quaglietti, aggiungendo che «è inutile rispondere a chi dopo la riunione in prefettura esce a braccetto con chi vuole licenziare tutti gli addetti rimasti».

«Nella recente vicenda Manuli – interviene invece in una nota Confindustria – che ha riguardato lo smantellamento di un impianto obsoleto e meno efficiente rispetto a quello mantenuto in attività (in un reparto che continua a lavorare utilizzando una capacità produttiva di appena il 30% rispetto a quella totale, non incidendo in alcuna misura sull’efficienza produttiva attuale e futura), l’atteggiamento tenuto da alcune organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori contrasta apertamente con il concetto di moderne e corrette relazioni sindacali».

«Di fronte ad accordi faticosamente raggiunti e rigorosamente rispettati- si legge ancora nella nota- sottoposti ad ulteriore verifica anche da parte di terzi, si continuano a sostenere versioni non rispondenti alla realtà dei fatti».

Confindustria spiega poi che un’azienda, per investire in un territorio, prende in considerzione diverse variabili: «Tra i fattori di attrattività  del territorio rientrano sicuramente l’efficienza delle infrastrutture, la sensibilità e la reattività delle istituzioni, la semplificazione della burocrazia e la velocità dei provvedimenti, la diffusione della cultura del lavoro e la formazione, la considerazione del valore dell’impresa e la qualità dei rapporti sindacali»