Dal settimanale Riviera Oggi numero 823

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Oppositore sì, ma non traditore. Mario Narcisi non si tira indietro e conferma tutto il proprio dissenso nei confronti della politica di Giovanni Gaspari, ma precisa di non aver mai preso parte ad una cospirazione ai suoi danni per farlo “cadere”. «I miei motivi di contrasto non li ho mai nascosti, li ho sempre resi pubblici sia in consiglio comunale che fuori». Conflitto ripropostosi pure in quel famoso 23 dicembre 2009, quando l’esponente socialista non prese parte all’assise pre-natalizia: «Quel Bilancio non l’avrei votato. Non rispettava i patti stipulati nella campagna elettorale. Le richieste del Psi non erano contemplate in quella bozza e tutt’oggi non comprendo come il mio gruppo abbia potuto esprimersi favorevolmente».E ancora: «Voler focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su ipotetici complotti di palazzo, congiure, cospirazioni, è un sistema per sviare l’attenzione dei cittadini dalla mancata realizzazione del programma elettorale e dalla inefficienza dell’azione amministrativa del Sindaco, il quale, con questo alibi, trova un modo per fare quadrato e per cercare di recuperare un consenso che non c’è più da quando ha perso la maggioranza che lo ha eletto».

A questo punto possiamo quindi affermare che il Partito Socialista l’ha isolata.

«Sì, sono un separato in casa, ma mi sento orgoglioso di ciò. Non sono uno “yes man”, non alzo la mano a comando. Sto di fatto rispettando l’impegno preso con gli elettori quattro anni fa. Sinceramente non so per quale motivo il mio collega Laversa si comporti così. Forse per senso di asservimento».

La sua incompatibilità con il sindaco appare comunque agli osservatori caratteriale oltre che “istituzionale”. Quali sono i motivi di questo rapporto così tormentato?

«E’ vero, i brutti rapporti derivano anche da differenze caratteriali. Va detto però che io non ho dichiarato guerra a nessuno, bensì è stato lui a dichiararla a me. Non è un bravo amministratore, in quanto rifiuta ogni tipo di confronto e puntualmente è capitato che rigettasse tutte le mie osservazioni. Obiezioni che, tra le altre cose, mi hanno sempre dato ragione. Come nei casi della vicenda Ballarin, della Torre dell’Agraria, della Bretella, del Piano Alberghi, del Piano di Spiaggia e del Piano Regolatore».

Approfondiamo questi due temi in particolare.

«Fu fin da subito ridicolo insistere su un Piano di Spiaggia che a priori si presentava illegale. Il bravo Daniele Primavera lo sostenne per mesi, ma il primo cittadino non ascoltò ragioni. Fu un’assurdità credere che si potesse posizionare una passerella sulla costa, soprattutto con le mareggiate dell’ultimo periodo. Piuttosto avrebbero potuto rendere più fruibile Via San Giacomo. E’ quella la vera prosecuzione del lungomare di San Benedetto, che andrebbe curata e rinnovata. Riguardo al Piano Regolatore, Gaspari non ha voluto portarlo avanti. Nella campagna elettorale rappresentò un argomento cardine, ma successivamente lo mise da parte, non battendosi minimamente quando la Regione si espresse negativamente (non facendo la nuova legge urbanistica regionale, ndr)».

Considerato l’attuale stato delle cose, non possiamo allora che chiederci cosa farà Narcisi nel 2011. Quali saranno le sue mosse in vista delle prossime elezioni comunali? Sarà ancora nel Partito Socialista?

«Sicuramente. Qualcun altro dovrebbe andarsene, non io. Sono una persona orgogliosa; in quanto tale non mi arrendo e non amo essere trattato in maniera scorretta. Il mio impegno dunque continuerà».

Ma non al fianco di Gaspari…

«Certo che no. Pretenderò una discontinuità da questa amministrazione. Sto persino pensando alla nascita di un Comitato di Liberazione Cittadino da Gaspari. Dobbiamo sganciarci da questo sindaco e da questo gruppo dominante. Pure il Psi recentemente, all’unanimità, non ha avallato una sua riconferma. Durante il mandato è stato incapace di tenere una maggioranza coesa, tanto che adesso governa con una coalizione dissimile da quella del 2006. Non ha mantenuto alcun impegno preso, il paese è fermo e lui cosa fa? Si arrocca nel palazzo e alimenta immaginarie congiure e vendette. Solo per distogliere l’attenzione dai progetti non portati a termine. Senza dimenticare poi che Umberto Pasquali (segretario Psi, ndr) poco tempo fa ha partecipato all’incontro con Martinelli, Ruggieri e Calvaresi, non certo appartenenti alla sua stessa coalizione. Se per lui non è un voltafaccia quello, perché dovrebbe esserlo il mio…».

Di conseguenza, chi proponete?

«Ancora non lo sappiamo. Il Pd ha al suo interno tante persone valide con le quali dialoghiamo costruttivamente, ma non è detto che il candidato non possa essere esterno al partito. Ci sono tanti politici competenti a sinistra, anche nei partiti minori. Perché magari non pescare da lì?».

Rimanendo su Gaspari, sia lui che lo stesso Pasquali rivendicano il fatto che senza le dimissioni dell’assessore Vesperini e del suo successore Leo Sestri dal consiglio comunale, lei oggi non sarebbe in consiglio, in quanto fuori dalla cerchia degli eletti della sua lista – la Rosa nel Pugno – alle passate elezioni. Come risponde?

«Chi solleva certe questioni dovrebbe vergognarsi. Confermo, ero il primo dei non eletti, ma per la successiva evoluzione della situazione rientrai. E’ successo ad altri ed è successo a me. Non ho mai chiesto una poltrona. Mi si è presentata un’occasione, prevista dalla legge, e l’ho colta. Cosa dovrei fare? Decidere su ordine solo perché mi considerano un ‘ripescato’? Non devo essere loro riconoscente. La mia riconoscenza semmai dev’essere rivolta ai cittadini che m’hanno votato».

Nel corso dell’ultimo consiglio ha abbandonato la sala rifiutandosi di votare il provvedimento sulla pubblica illuminazione. Se la sente di approfondire le sue motivazioni?

«Il mio parere contrario l’avevo dato già in Commissione e non ho per niente gradito le parole dell’assessore Sestri che invece ha sostenuto che si era arrivati ad un accordo collettivo. Il bando così com’è non va bene: è “prefabbricato” per favorire la grande ditta rispetto a una piccola. Perché se il pagamento è spalmabile in quindici anni, un’azienda forte sa di poterlo estinguere in minor tempo a differenza della più debole che ci metterà di più. Chiedevo perciò di eliminare la data di scadenza, permettendo che tutti potessero concorrere alla pari. Inoltre, serve accuratezza e oculatezza nella gestione del denaro pubblico. Sostituire tutti gli impianti, anziché solo quelli indispensabili, è un errore. Tuttavia, in tempi di invocato federalismo, mi auguro che l’appalto se l’aggiudichi un’impresa locale».


Un’ultima domanda. Come giudica lo stato dell’ospedale civile in cui lavora? Quali sono le carenze più importanti? Spieghi infine perché c’è da avere fiducia nella sanità pubblica in generale e, in particolare, nell’ospedale rivierasco.

«Penso che i fondi destinati all’Ospedale di San Benedetto siano sbilanciati verso l’area internistica della medicina. Occorrerebbe un uguale potenziamento della parte chirurgica. Se i cittadini devono avere fiducia? Indubbiamente. Ma devono contemporaneamente vigilare. I medici sono i primi ad essere dalla parte della gente. Siamo noi i loro garanti».