SAN BENEDETTO DEL TRONTO- Commercialista accusata di appropriazione indebita di documenti appartenenti ad un’azienda ascolana che si occupava di lucidatura di pavimenti. Dal 2008 avrebbe negato al titolare dell’impresa i carteggi fiscali. Secondo il pubblico ministero esiste il presupposto di reato. Dopo la denuncia si è aperto il processo, secondo la difesa dell’imputata non esisterebbero i presupposti di reato.

L’undici maggio il titolare dell’impresa, ormai chiusa dal 2005, ha raccontato la sua versione dei fatti e le ragioni che lo hanno spinto alla denuncia querela nei confronti della sua ex commercialista di fiducia.

Secondo la sua ricostruzione, la donna avrebbe avuto il compito di curare la parte contabile della sua azienda, riservando a lui come titolare l’onere di effettuare i pagamenti. La relazione professionale è continuata fino alla chiusura dell’azienda nel 2005, quando l’uomo ha comunicato alla commercialista di effettuare i conteggi per la cessazione dell’attività.

Dal 2005 fino al 2008 l’uomo ha continuato a ricevere richieste di pagamento e multe da parte del fisco, come se la sua impresa non fosse mai stata chiusa e per vederci chiaro avrebbe richiesto i carteggi fiscali in possesso della commercialista per ulteriori verifiche, ma secondo le sue dichiarazioni ogni tentativo fu vano.

Per la parte lesa il danno è sostanzialmente stato il mancato adempimento degli obblighi contrattuali tra lui e il commercialista, ma secondo il Pm le azioni della donna sembrerebbero un vero e proprio tentativo di appropriazione indebita.

Il caso è stato rinviato a luglio, ma secondo i legali del’imputata, l’avvocato Andrea Ciannavei (sostituto dell’avvocato Roberto Stabile del foro di Ascoli), la vicenda non nasconde elementi criminosi. Per i legali non esistono i presupposti di reato perché come lo stesso teste avrebbe confermato, la donna non era autorizzata ai pagamenti e di conseguenza non avrebbe potuto intraprendere azioni finalizzate al lucro.