SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il primo maggio e le decisioni dei Comuni di Ascoli e di San Benedetto sulle deroghe al divieto di apertura delle piccole attività commerciali. Il sindaco Gaspari ne parla con i neo assessori regionali Antonio Canzian e Sandro Donati in un incontro presso il municipio martedì pomeriggio.

Questo il pensiero di Canzian, che ha la delega al Commercio nella nuova giunta Spacca: «La legge regionale (che reputa inderogabili giorni come 25 dicembre e primo maggio, non ammettendo di fatto le deroghe appena fatte dai Comuni, ndr) è fatta molto bene, è stata concertata con sindacati, associazioni di categoria e consumatori. Comprendo che ci sono esigenze particolari da parte del piccolo commercio, che chiede di poter lavorare anche il primo di maggio. Venerdì prossimo metterò le varie parti sociali attorno a un tavolo, cercheremo con il buon senso e la ragionevolezza di arrivare a una decisione condivisa, eventualmente proponendo modifiche normative che vengano incontro a questa esigenza. Ma solo per il piccolo commercio, non certo per i centri commerciali verso cui il mio approccio personale è ben diverso».

La Regione, verso la cui normativa i Comuni hanno assunto decisioni contrarie, cosa farà? «Il problema non è sanzionare, quanto comprendere le esigenze».

Ad Ascoli i negozi del centro hanno chiesto la deroga a Castelli in concomitanza con la manifestazione Fritto Misto. In sostanza, questa pare in definitiva la posizione di Canzian, se ci sono manifestazioni che attraggono gente, è possibile concedere una deroga, anche se il primo maggio ha un significato di festa del lavoro e quindi di riposo.

Il sindaco di Grottammare Luigi Merli è sulla stessa linea dei colleghi Gaspari e Castelli: «Ai piccoli negozi del centro bisogna dare la possibilità di tirare avanti perchè svolgono anche una funzione sociale. Lavorando il primo maggio possono iniziare il recupero di introiti dopo l’inverno che non li vede certo protagonisti. Sui centri commerciali, è bene che restino chiusi, senza beneficiare di deroghe. Non possono essere gli unici luoghi di aggregazione e consumo».

Un altro punto sul tappeto riguarda le zone di confine come il pesarese e il Piceno. Zone vicine geograficamente ad altre regioni dove la normativa sulle deroghe è diversa. E allora questo è un altro fattore da armonizzare, è emerso dalla riunione.