Riportiamo integralmente le impressioni di Irleis, scritte appena tornata a casa ed aver visitato il misterioso telo con l’immagine, misteriosa per la scienza e sfida per l’intelligenza: così la definì Giovanni Paolo II
«Che bella occasione  ci ha offerto la diocesi di Torino, riaprendo a tutti la sindone.
La decisione di partire alla volta di Torino, per questa straordinaria apertura, è nata dal desiderio che ormai coltivavo da anni di pormi davanti a questa reliquia. Premetto che non sono una persona che facilmente si avvicina alle reliquie venerandole,  a causa di una fede razionale che da sempre mi frena, ma la sindone è un’altra cosa.
Ritengo oggi, dopo questa visita, che ciò che maggiormente rende questo telo, straordinario, è proprio quel qualcosa di inspiegabile che è insito nel mistero della risurrezione di Cristo.
La stanchezza del viaggio, il lungo percorso esterno per raggiungere la cappella che ospita la reliquia, il tempo uggioso, la riflessione interiore sul senso della sofferenza di Cristo, ha permesso che arrivassi davanti alla sindone con un buon atteggiamento e ho potuto davvero godere dello sguardo benevolo di Dio verso di me, sguardo che è stato reso benevolo proprio grazie alla morte di Gesù.
La sindone è come un’icona orientale dalla quale ti senti guardato, interrogato, e se lo desideri, anche tu con tutta la tua vita sei inserito in quell’evento, quello del passaggio dalla morte alla resurrezione. E’ proprio così, quel lenzuolo è impresso della resurrezione dell’uomo che ha avvolto. Mi sono anche commossa e non mi è dispiaciuto provare un po’ di dolore per il dolore che Cristo ha subito ingiustamente.
Di fronte alla sindone senti che i tuoi limiti di carattere, di malattia, di fallimenti, di ingiustizie subìte hanno senso nel grande fallimento umano di Gesù Cristo e solo la sua  resurrezione può donare a tutto una svolta di positività. La resurrezione di questo “uomo” dallo stato mortale è la garanzia che tutte le volte che passo per uno stato di sofferenza fisica o morale, grazie allo spirito santo, posso oltrepassarlo ed andare avanti. Se “qualcuno” è riuscito in questo, posso riuscirci anch’io.
Il tour, proposto dalla nostra parrocchia di San Filippo Neri, sapientemente curato, si è arricchito della visita del santuario mariano di Oropa, ai piedi delle alpi, e  della visita alla bellissima reggia Venaria Reale. Ai Savoia, quelli dei tempi andati,  dobbiamo riconoscere qualche merito: primo tra tutti quello di avere permesso l’unificazione della nostra bellissima Italia, l’ingresso dell’Italia tra le principali monarchie europee, l’abbellimento delle località dove hanno lasciato delle pregevoli residenze e in ultimo anche il valore che hanno dato alle opere della chiesa piemontese a vantaggio della chiesa universale.
Non dimentichiamoci che anche la sindone è arrivata a noi grazie alla amorevole custodia e poi donazione alla Chiesa proprio da parte dei Savoia. Un’esperta guida, innamorata della sua città,  ci ha accompagnato in un piacevole city tour tra le belle piazze del centro di Torino. Abbiamo apprezzato tutto, anche se la città era invasa da tantissimi pellegrini tutti presi da una visione di armonia ed eleganza.
Buonissima anche l’esperienza di comunione vissuta dal gruppo»
Irleis

Tutta la redazione di Riviera Oggi ringrazia Irleis per la testimonianza