SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In due (Trenta e Natali), col sorriso tra i denti, in due, invece, coi denti avvelenati. Per la serie: Pdl, Popolo della Libertà… di farsi del male reciprocamente. Un partito che al consiglio regionale sarà rappresentato da due ascolani, Umberto Trenta e Giulio Natali. Dal 2005 al 2010 c’è stato il grottammarese Vittorio Santori. Quest’anno non ci è andato per soli 81 voti il sambenedettese Luca Vignoli.

Che non ha fatto mistero di essersi sentito “tradito”. Perchè lui ad Ascoli ha preso solo 118 voti, mentre Natali e Trenta a San Benedetto ne hanno presi rispettivamente 300 e 272.

Una candidatura, la sua, arrivata in extremis per via dell’equilibrio di quote fra ex An ed ex Forza Italia. Diciamocelo, e non è un mistero. Il Pdl qui non c’è, non c’è l’amalgama tra le sue componenti ante-predellino, non c’è una struttura, non c’è una sede unitaria ma ci sono le due vecchie sedi con il vessillo berlusconiano e la fiamma tricolore.

Sembriamo assistere a un tutti contro tutti. Candidature date per certe come quella di Bruno Gabrielli depennate a pochi giorni dalla consegna delle liste. Candidature, come ancora quella di Gabrielli, che secondo Santori (fino a qualche mese fa è stato pur sempre coordinatore provinciale del Pdl, per la serie: non uno qualunque) sono state decise in modo solipsistico e avallate dal coordinatore regionale Remigio Ceroni. Senza confronto interno, senza equilibri. Eppure Gabrielli e Santori sono entrambi ex Forza Italia. E ancora Santori, che dichiara che l’ordine di partito nel Piceno e in Riviera era quello di votare Umberto Trenta.

Accuse, rimpalli, veleni. Non un bello spettacolo. Sarà pure il partito che ha preso più voti in città, questo Pdl, ma nelle sue assemblee interne (a proposito, ma si fanno? Sembra proprio di no) occorrerebbe presenziare con una maschera antigas, per poter respirare nonostante le esalazioni venefiche.

Questo Pdl più che un partito sembra un team di solisti, per giunta poco inclini all’amore e alla stima reciproca.