SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un dato su cui interrogarsi, sicuramente, per verificare la bontà elettorale dell’accordo fra il centrosinistra di Spacca e l’Udc e il grado con cui è stato digerito dall’elettorato di centrosinistra e di sinistra.

Nel 2005, i dati aggregati a livello marchigiano furono questi: Spacca vincente con il 57,8% (499.381 voti), davanti al candidato del centrodestra Francesco Massi (38,5%, 333.181 voti). Le altre due candidature (Angelo Maria Tiraboschi con la coalizione Dc, Pri, Pli, Psdi e il sambenedettese Vincenzo Rosini per Alternativa Sociale e No Euro) raccolsero rispettivamente il 2,3% e l’1,4%.

Premessa nota: nel 2010 c’è stato un forte astensionismo, percentuali quasi non italiane di gente rimasta a casa. Nello stivale, e le ultime europee sono state emblematiche nella comparazione con gli altri Stati, le urne hanno ancora il loro fascino. Fino ad oggi, ed è un segnale nazionale da analizzare seriamente.
Il 28 e il 29 marzo nelle Marche c’è stato un tasso di astensionismo del 37,2%. Solo il 62,80% degli aventi diritto è entrato nell’urna. Sei persone su dieci, tre su cinque. Nel 2005 invece la percentuale di votanti fu del 71,5%.

La coalizione attuale di Spacca rispetto a quelle consultazioni ha perso per strada 90mila voti (499.381 contro 409.823). Ma questo si potrebbe spiegare con l’astensionismo. Più indicativo è il calo di consensi a livello percentuale. Meno 4,7% (57,8% contro il 53,17% del 2010).

Ospitando in coalizione l’Udc, che nel 2005 stava con il centrodestra, e lasciando per strada la sinistra cosiddetta “radicale”. Che con Massimo Rossi, beffato dal mancato seggio in consiglio regionale, ha conquistato oggi un 7,11% (54.851 voti).

Mentre l’Udc, oggi, ha portato in dote al governatore un 5,81% dei consensi (41.998 voti). Tredicimila voti in meno di quelli che gli avrebbe portato la sinistra radicale.

Giochi di numeri, certo. Paragoni non scientifici e inficiati da altre variabili. Per esempio, il fisiologico logoramento del consenso di chi viene da cinque anni di governo. Anche se le esperienze ormai ultradecennali se non ventennali di Formigoni ed Errani in Lombardia ed Emilia Romagna in parte inficiano a loro volta questo presupposto del logoramento fisiologico.

L’astensionismo ha tolto voti a tutti, a Marinelli per esempio ha tolto 27 mila voti rispetto al candidato del centrodestra del 2005 (306.076 voti contro 333.181 di Massi). Forse si può persino dire che l’astensionismo ha colpito di più il centrodestra. E, inoltre, una vittoria è comunque sempre una vittoria.

Ma i freddi numeri, aldilà delle strategie politiche, comunicano un dato che a noi pare inequivocabile. Lasciando la sinistra a casa, Spacca ha perso un patrimonio di voti, quello della sinistra radicale, rimpiazzandolo con un patrimonio di voti minore, quello dell’Udc.