SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lunedì 22 marzo si celebra in tutto il mondo la “Giornata Mondiale dell’Acqua”.
È un’iniziativa cresciuta, dal 1992, dalla Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (Unced), al fine di promuovere, attraverso attività, eventi, conferenze e seminari, attività di informazione ed educazione all’utilizzo e al trattamento dell’acqua potabile.
”Acqua pulita per un mondo più sano ” è lo slogan del 2010 e la campagna della Giornata Mondiale dell’Acqua, sotto il patrocinio delle Nazioni Unite, dell’Unicef, Fao, Unesco e di altre organizzazioni, si prefigge l’obiettivo di coinvolgere sotto l’aspetto morale, sociale, economico ed ambientale istituzioni e società.

L’acqua, elemento indispensabile e vitale, dovrebbe essere garantita a tutta la popolazione del globo, ma non è così. E rappresenta un problema rilevante, laddove il rifornimento è insufficiente o addirittura assente per soddisfare il minimo fabbisogno per la sopravvivenza. Per di più, se non si metteranno in atto reali interventi, potrebbe rappresentare motivo di futuri conflitti fra le nazioni.

Purtroppo è grande il divario sul consumo medio di acqua tra paesi occidentali e paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa. Ed è l’Africa sede, quest’anno, della ricorrenza: si terrà, infatti, a Nairobi in Kenya.

Oltre un miliardo di persone, nel mondo, vive senza acqua potabile ed il problema “acqua”, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, resta smisurato ed eticamente deplorevole, e molte sono le cause.
Mancanza o insufficienza di fondi governativi necessari ad assicurare infrastrutture idriche di approvvigionamento e sistemi fognari adeguati, trattamenti e tecnologie inadatti o assenti e, non da meno, la conflittualità fra nazioni per il controllo e la gestione delle risorse idriche.
In molti paesi per mancanza di risorse e regolamentazioni, le acque reflue vengono scaricate senza ulteriori trattamenti, per esempio per l’irrigazione dei campi, la produzione di energia, ecc. Ed incalcolabile è la perdita d’acqua causata da dispersioni e allacci illegali che, oltretutto, ne compromettono la qualità e la potabilità.

Le conseguenze e gli effetti dannosi sulla salute sono intuibili: acqua non potabile e impianti igienici inadeguati sono all’origine dell’80 per cento di tutte le malattie presenti nelle nazioni in via di sviluppo.

Ma non solo, l’uso continuo e profondo delle acque dalle falde, l’utilizzo massiccio in agricoltura (assorbe circa il 70% delle risorse mondiali di acqua dolce) o in attività industriali, scorie nocive e illecite riversate nei mari e nei fiumi, i rapidi cambiamenti climatici e, ancora, lo spreco per i fabbisogni domestici, fanno si che la crisi idrica non riguardi solo il Terzo Mondo.
Tutti i paesi sono a rischio. I dati contenuti nell’ultimo rapporto Onu sulle risorse idriche mondiali sono allarmanti.

L’urgenza “acqua”, uno dei tanti problemi di questo mondo è, senza dubbio, di vitale importanza e come tale deve essere affrontato.
Da tutti, con coscienza: cittadini, e ancor più le istituzioni, che con valide risorse e seri investimenti, promozione di attività concrete, rispetto di metodi e regole, pongano fine alla cattiva gestione di questa preziosa risorsa, e che si cammini verso un’unica direzione: la salvaguardia del pianeta e di tutta l’umanità, nella presente e nelle future generazioni.